La produzione di nuovi antibiotici servirebbe urgentemente in Europa, la carenza di scorte ne è la conseguenza. Ovvero, la conseguenza delle interruzioni dell’approvvigionamento, dei costi energetici maggiori e di un aumento repentino della domanda. Un motivo che ha portato alla carenza di scorte è anche il fatto che produrre antibiotici non è conveniente per Big Pharma.
Una notizia negativa e allarmante, visto che la resistenza antimicrobica potrebbe causare 10 milioni di morti all’anno entro il 2050. Sarebbe essenziale quindi investire in ricerca e sviluppo di innovativi farmaci. Le malattie resistenti agli antimicrobici uccidono nel mondo circa 700mila persone ogni anno.
Le politiche europee mirate alla riduzione degli abusi di questi medicinali non rappresentano sicuramente uno stimolo agli investimenti privati. Grandi marchi farmaceutici come Novartis, AstraZeneca e Sanofi hanno bloccato la ricerca per le scarse aspettative commerciali.
Un recente studio ha rivelato che i 18 antibiotici emersi nell’ultimo decennio hanno guadagnato in media appena 15,3 milioni di euro all’anno.
El País
Una possibile soluzione potrebbe essere il Transferable exclusivity extension (Tee). Una specie di “premio” concesso alle aziende che immettono sul mercato un nuovo antibiotico. In pratica, in cambio di tale contributo, le imprese avrebbero il diritto di estendere di 12 mesi il monopolio nell’Ue su un altro loro farmaco. Oppure di rivendere tale diritto a un’altra azienda. Ciò permetterebbe alle aziende farmaceutiche di diminuire i rischi legati agli investimenti in nuovi antibiotici. Un modo per ridurre anche i costi per la sanità pubblica rispetto a quanto costerebbe ai governi Ue il finanziamento della ricerca.
Si tratta di una forma di finanziamento indiretto, non trasparente, che non sempre va a vantaggio di quelle aziende che contribuiscono realmente a portare sul mercato nuovi farmaci.
documento siglato da Amsterdam e altri 13 Paesi membri