Un Paese che tra il 2008 e il 2012 è cresciuto a ritmi paragonabili a quelli della Cina. Una città che rivaleggia con Roma per storia e con Londra per dimensione (18 milioni di persone). Multiculturale, vibrante, bellissima.
La mia storia è sicuramente più facile di quella di molti altri, ma un pò per fortuna e un pò per merito ho avuto l’occasione di conoscere una città splendida e di fare un’esperienza che, al di là del dove e del come, mi sento di consigliare a tutti.
Lavoro nel settore delle Concessioni e del Project Finance più o meno da quando mi sono laureato (era il lontano 2004), e fino al 2010 ho vagato in giro per l’Italia, lavorando sempre per la stessa società seguendo diversi progetti, quasi tutti al Nord Italia. Faccio insomma parte di quel pezzetto di Italia fortunato (ahimè sempre più piccolo), a cui il lavoro non è mai mancato, con un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio che mi da da vivere più che dignitosamente.
Ma nonostante questo, quando lavori minimo 12 ore al giorno, lontano da casa e dagli affetti dal lunedì al venerdì, dopo qualche anno cominci a chiedere conto dei sacrifici che fai, ti aspetti una crescita professionale, una gratificazione professionale ed economica. Ma questo non è un paese per giovani. Sei sempre abbastanza grande per assumerti responsabilità ma sempre molto giovane per aspettarti delle gratifiche.
Una nuova vita?
Quando si è presentata l’occasione di seguire i progetti della mia società in questo paese, non ci ho pensato un attimo: era l’unica occasione per far fruttare i miei primi 6 anni di lavoro, sia da un punto di vista umano che professionale.
Istanbul è una città meravigliosa, che non ho faticato dopo poco tempo a chiamare casa. Ci sono certamente delle innegabili difficoltà, dei necessari adattamenti che si devono fare specialmente quando si decide di vivere non solo fuori dal tuo paese, ma anche fuori dall’Europa.
Il turco è una lingua incomprensibile, e lo dico non solo perchè sia effettivamente difficile, ma perchè completamente priva di assonanza per noi italiani. Anche dopo 3 anni, la mia conoscenza si limita ad una 20ina di parole e la mia capacità di intendere anche solo il senso di una conversazione è prossima allo zero. Allo stesso modo la cultura, i comportamenti e le attitudini della popolazione sono tendenzialmente diversi da quelli cui siamo abituati: per fare un esempio che rimanga all’interno dei pilastri fondativi di questo sito, scordatevi di uscire la sera e rimorchiarvi una turca in un locale; i modi e i tempi qui sono completamente diversi, la maggior parte delle ragazze turche vive a casa con i genitori fino al matrimonio.
Per fortuna c’è una nutrita comunità internazionale ed italiana che con un pò di pazienza emergerà dal caos della città, facendoci sentire un pò più a casa e facendoci trovare un pò di persone che condividono con noi questa esperienza di vita.
Ed è questo il punto più importante di tutti: al di là del lavoro che volete fare, al di là del posto dove volete andare, espatriare, sia per un anno che per una vita, ci mette alla prova come persone, fa uscire fuori il meglio che c’è in ognuno di noi, ci rende persone migliori.
Logistica e lavoro
Ad Istanbul ci sono case per tutti i prezzo e per tutte le necessità: rimanendo nella zona centrale lato europeo (fuori dalla parte turistica), si trovano appartamenti a partire dalle 1300-1500 Lire Turche, che equivalgono a 550 – 600€.
La vita è un pò meno cara rispetto all’Italia, ma non aspettatevi differenze abissali, a occhio direi un 10-15% in meno, qualcosa di più se si rinuncia a tutte le abitudini nostrane (dalla pasta al dentifricio mentadent) e ci si infila completamente nei panni locali, con i saponi dell’hammam e le verdure e la carne di kebab. Ah, il kepab è un’altra cosa rispetto a quello cui siamo abituati in Italia (tecnicamente Durum Kepab), qui è un piatto di solito accompagnato da riso e verdure cucinato in tantissimi modi diversi ed assolutamente squisito, come del resto tutta la cucina turca in generale.
Nota dolente per quanto riguarda alcolici e tecnologia: qui tutto ciò che viene considerato “bene di lusso” è ipertassato. Un bel 20% minimo su qualsiasi articolo tecnologico, fino alla follia di 40€ per una bottiglia di Vodka di basso livello (una Smirnoff), o 60-70€ per un no name Chianti al ristorante.
D’altra parte, potete sedervi in un ristorante che a Roma – Milano non guardereste neanche col binocolo (100-120€ a pasto), e mangiare divinamente per 30-35€ (a patto di bere birra o acqua).
Passiamo al lavoro: io non ho avuto necessità di cercare lavoro quindi vi posso dare un aiuto limitato, ma: c’è una alta flessibilità e tanta domanda. Qui la gente PRIMA si licenzia e POI si mette a cercare lavoro, cosa in Italia inconcepibile. Gil stipendi sono mediamente più alti che da noi (almeno ad Istanbul) a patto di avere qualche professionalità da spendere.
Turchia si o no?
Certamente non è come andare a cercare lavoro in Inghilterra o Olanda. Probabilmente non verrei qui senza un lavoro, un pò per le difficoltà nella lingua un pò perchè non è città facile al primo impatto (ma da innamorarsi al secondo).
Ma se lavorate nel settore turistico, edilizio, residenziale, legale, della consulenza in generale, qui c’è un mare di possibilità. Ho conosciuto italiani di tantissimi settori diversi che lavorano qui, alcuni in pianta stabile e alcuni a periodi, e la litania è sempre la stessa: non si trova gente disposta a lasciare l’Italia e a venire a lavorare qui. Un bel disponibile all’espatrio sul CV fa ricevere molte più telefonate di tante esperienze, e questo lo sa per esperienza diretta.
Io e la mia compagna, per motivi diversi, ritorneremo in Italia a fine Marzo, e dopo 3 anni in questa città lasciamo un pezzetto di cuore e già tanta nostalgia.
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