Doctor Who: The Star Beast, il grande ritorno di Tennant, Tate e Davies

Doctor Who: The Star Beast

È opinione diffusa che l’era più recente di Doctor Who, quella con Chris Chibnall come showrunner e formalizzata praticamente con la run del Tredicesimo “Dottore”, sia la meno apprezzata (e apprezzabile) del corso moderno del serial iniziato nel 2005. E questo a dispetto di una interprete maiuscola come Jodie Whittaker, amata dal pubblico ma penalizzata da storie non all’altezza di quelle ideate da scrittori come Steven Moffat o Russell T Davies. E proprio a Davies si è affidata la produzione dello storico show, che ora accanto alla britannicissima BBC vede una produzione più internazionale ma per nulla invadente, se non per il sensibile contributo alla spettacolarizzazione del tutto. Davies è tornato per dare ai fan storie e personaggi dal gusto ormai quasi retrò, riportando indietro le lancette della serie di qualche lustro con un Dottore tutto nuovo (Ncuti Gatwa) che però arriverà solo dopo un piccolo amarcord in tre puntate speciali, in cui torna uno dei più idolatrati e in character tra gli interpreti del personaggio: David Tennant, che ha fatto suo il Decimo Doctor e ora torna, come Quattordicesimo Doctor, in tre film per la tv in onda su BBC nel Regno Unito e su Disney+ nel resto del mondo. Il primo di questi si intitola Doctor Who: The Star Beast e questa che state leggendo è una recensione che si prende la briga di evitarvi spoiler importanti, ma analizzerà comunque alcuni elementi centrali e fondamentali.

Vecchi amici, nuovi misteri

Doctor Who: The Star Beast

Dopo la Rigenerazione vista nello Speciale The Power of the Doctor che ha segnato il congedo di Whittaker dal ruolo, uno spaesato Dottore si ritrova, inaspettatamente, con un volto noto invece che con uno inedito: il suo aspetto torna indietro di due incarnazioni ed è, sostanzialmente, quello di un Decimo Doctor, giusto un po’ più maturo, anche caratterialmente, ma sempre contraddistinto da un modo di fare sopra le righe e dinamico. Perché questa singolarità? E come mai si ritrova ben presto faccia a faccia con la sua storica compagna del tempo in cui aveva quel volto, Donna Noble? Sebbene felice di sapere che Donna sta bene, è preoccupato per la sua incolumità: per una serie di motivi, se Donna dovesse riprendersi dall’amnesia coatta da lui procuratagli quindici anni prima per proteggerla, morirebbe. Il problema è che dietro casa è atterrato un UFO e si sta letteralmente per scatenare una guerra galattica fra due fazioni che vogliono contendersi l’ultimo esemplare rimasto di un adorabile alieno, denominato Meep

The Star Beast: A New Start

Doctor Who: The Star Beast

The Star Beast è uno speciale di poco meno di un’ora di action comedy ricca di sentimento ma di cui davvero rivelare altro sarebbe fare un torto a chi vuole scoprire tutti i misteri, le novità e anche i riferimenti al passato. Senza scendere nello specifico cercheremo di giudicarne gli aspetti più significativi.

Questa ripartenza ha il sapore di una rimpatriata di quelle belle: le atmosfere e i toni ci riportano a tre lustri fa, con i due interpreti principali che di certo non hanno perso lo smalto di un tempo e si barcamenano in un delicato equilibrio fatto di botta e risposta che delizia i fan con elementi riecheggianti ma che non risultano mai confusionali o respingenti per chi non avesse seguito le loro avventure precedenti.

La creatura denominata Meep è semplicemente adorabile in ogni sua sfaccettatura, cartoonistica all’ennesima potenza… anche per il fatto che, effettivamente, è ripresa da un fumetto del Dottore (disegnato nientemeno che da Dave Gibbons) del 1980 che riuscì a precedere alcuni aspetti divenuti poi celebri con E.T. L’Extraterrestre, ovvero un tenero e spaurito alieno ricercato da militari che fa amicizia con un giovanissimo terrestre. E proprio l’elemento teen dello Special, Rose, cattura l’attenzione degli spettatori perché portatrice di tematiche inclusive e di conforto interessanti, integrate inoltre in modo intelligente nella trama. Nota di merito poi per l’inclusione di un altro personaggio inclusivo, l’inedita Shirley Anne Bingham, che in pochi secondi buca lo schermo col suo essere letteralmente una Nick Fury decisamente atipica.
La vicenda è davvero semplice e si risolve in maniera piuttosto affrettata, non senza qualche forzatura o faciloneria, ma chi apprezza Doctor Who sa da sempre stare al gioco e sa che elementi del genere fanno parte del pacchetto, perché quel che conta è l’emozionante giro in giostra e, davvero, questa giostra risulta spettacolare il giusto, divertente quanto basta e ricca di buoni sentimenti. Dove ci porterà il futuro? Che fine faranno i nuovi personaggi e come si incastrerà il Quindicesimo Dottore in tutto questo? Lo scopriremo presto.
Piccola nota di encomio a margine per l’edizione italiana, direttamente curata (come tutte quelle internazionali) da Disney, che si è premurata di andare a recuperare anche i doppiatori italiani originali della saga del Decimo Dottore, ovvero Christian Iansante, Alessandra Korompay e Angiola Baggi.

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Davies, pur portando Doctor Who in una nuova era a gamba tesa, si rifà sapientemente al passato, riportando lo show a ricreative atmosfere family adatte a tutte le età e apprezza – o quanto meno non si fa problemi, per un motivo o per un altro – gli elementi camp o sopra le righe che da sempre caratterizzano Doctor Who ma che nel mondo della serialità moderna sembrano quasi scomparsi sotto l'aura di seriosità di tanti prodotti che vanno per la maggiore. The Star Beast non ha paura di avere la linearità e le assurdità di un cartone del sabato mattina e soldati alieni di gommapiuma, perché è qualcosa di assolutamente voluto, di iconico, e quando vuole mostrare i muscoli (forte anche del rinnovato budget) lo fa, buttando nel contesto nuovi elementi progressisti che da sempre sono carburante nella buona fantascienza. Tennant e Tate, oltretutto, sono impagabili sempre e comunque, che già li conosciate come accoppiata o meno. La (ri)partenza, dunque, è più che buona, anche se c'è ancora margine di miglioramento.

ME GUSTA
  • Atmosfere retrò e camp sapientemente dosate
  • Tennant e Tate eccellenti
  • Tecnicamente validissimo per il tipo di prodotto
FAIL
  • Vicenda molto semplice e tirata via
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