Secondo la teoria della “palla di neve”, la Terra del periodo marinoano era completamente coperta di ghiaccio, con mari e continenti sommersi nella neve. Questa ipotesi è stata confermata dalle tracce geologiche lasciate dagli antichi ghiacciai, che suggeriscono che la temperatura della Terra si era abbassata drasticamente, provocando una vasta copertura glaciale.
Tuttavia, la recente ricerca pubblicata su Nature Communications suggerisce che ci fossero aree dove il mare non si era ghiacciato, e dove la vita avrebbe potuto svilupparsi. Secondo gli studiosi, queste aree sarebbero esistite molto più a nord di quanto ritenuto in precedenza, con delle “pozze” a paleolatitudini centro-settentrionali.
La ricerca si basa sull’analisi di un sottile strato di shale, una roccia sedimentaria costituita da fango e frammenti di vari minerali. Questa roccia fa parte della formazione di Nantuo, in Cina meridionale, ed è stata sommersa dal mare durante il periodo marinoano. Analizzando i livelli di elementi come il ferro e la presenza di azoto, gli scienziati hanno potuto dedurre se l’ossigeno fosse stato in grado di insinuarsi nell’oceano e se l’azoto fosse stato prodotto da forme di vita.
La ricerca suggerisce che la vita poteva attecchire in queste aree libere dal ghiaccio, e che queste pozze avrebbero potuto dare un contributo alla ripresa della biosfera al termine dell’era glaciale. Gli scienziati ritengono che la loro ricerca apra nuovi scenari per quanto riguarda l’approfondimento dell’antico clima della Terra e l’evoluzione della vita nei millenni.
Inoltre, la ricerca fornisce informazioni importanti su come la vita è stata in grado di resistere a eventi climatici estremi. Questo è un argomento che diventerà sempre più rilevante con l’intensificarsi dell’attuale cambiamento climatico. La ricerca ci ricorda che la vita sulla Terra è stata in grado di adattarsi a condizioni estreme in passato e potrebbe farlo anche in futuro.