Di recente è stata provata l’esistenza di un ambiente ricco dal punto di vista sensoriale, motorio e sociale. Tale ambiente può avere benefici sul sistema nervoso umano, favorendone la plasticità cerebrale e la funzione cognitiva. Nessuno però era ancora arrivato a scoprire il compito di microrganismi intestinali a
fare da mediatori a tali effetti benefici.
Ecco che il nuovo studio coordinato dal Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Erspamer della
Sapienza ha fatto tale scoperta. Si è rilevato che le modifiche portate da un ambiente arricchito rispetto a condizioni normali può influenzare il microbiota intestinale e i suoi metaboliti.
La ricerca ha individuato ceppi batterici e il prodotto del loro metabolismo come mediatori ai benefici di tale ambiente arricchito sulla plasticità del sistema nervoso. Per avere i risultati della ricerca sono servite conoscenze di neurofisiologia e metabolomica. Quest’ultima è la scienza che studia il metaboloma, ossia l’insieme dei metaboliti partecipanti ai processi biochimici di un organismo. Utili anche la metagenomica che studia le comunità microbiche nel loro ambiente naturale e infine la bioinformatica.
Il nostro lavoro aggiunge alle attuali conoscenze due elementi fondamentali. Il primo è che le cellule microgliali, cioè le cellule del sistema nervoso centrale con funzione immunitaria, rappresentano l’interfaccia tra ambiente e segnali provenienti dal microbiota intestinale. La seconda è che i cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo e gli stimoli che da esso riceviamo contribuiscono in modo cruciale a determinare la composizione del nostro microbiota. Questa ricerca evidenzia il ruolo del microbiota, del metaboloma, delle cellule dell’immunità innata e degli acidi grassi a catena corta nei meccanismi di comunicazione tra cervello e ambiente e apre la strada a nuove interpretazioni di questo cross-talk bidirezionale.
Cristina Limatola, coordinatrice dello studio
- Comunicazione cervello-ambiente: il ruolo dei microrganismi intestinali (scientificult.it)