Questa recensione della 1×05 di Star Wars: The Bad Batch segue una quarta puntata decisamente fiacca, che non mi aveva convinto e mi aveva fatto pensare che la serie – nel suo prendersela comoda in una struttura molto diluita e strutturata verticalmente sui singoli episodi – fosse arrivata ad un tanto precoce quanto pericoloso momento di stanca, dopo una 1×02 non eccelsa, ma sicuramente non vuota, e una 1×03 a tratti davvero di impatto. Questa quinta puntata non mi tranquillizza e non ha particolari ambizioni in più rispetto alla precedente, ma quantomeno il ritmo è sicuramente un po’ più sostenuto e i riferimenti al canone che tira fuori sono decisamente simpatici e relativamente ben gestiti.
L’impressione generale è che la serie stia tenendo il freno prima di confluire di nuovo a pieno nella linea narrativa principale, quella relativa alla transizione imperiale e ai cloni, ricongiungendosi pure con il destino ultimo di Omega e con l’arco dettato squadra di Crosshair. Nonostante ci sia stato il primo contatto con Fennec Shand (personaggio che ha esordito in The Mandalorian, ricordo), con questo episodio che prosegue l’indagine a riguardo, possiamo dire che The Bad Batch si trova in una sorta di precoce parentesi intermedia, che se da una parte a volte permette una migliore caratterizzazione di alcune dinamiche (come nel caso della seconda puntata), dall’altra porta ad una maggiore difficoltà nel tenere l’attenzione di uno spettatore, specie senza l’ambizione produttiva e artistica di The Mandalorian, per ovvi motivi.
In ogni caso come accennato sopra il giudizio complessivo in questa recensione della 1×05 di Star Wars: The Bad Batch è migliore rispetto all’insufficienza della scorsa settimana, ma prima di continuare vi ricordo che trovate l’episodio già disponibile su Disney+, rispettando la consueta uscita del venerdì.
Come nel caso della scorsa settimana, e, per metà di quell’episodio, come due settimane fa, ci troviamo di fronte all’ennesima deviazione più o meno secondaria della Bad Batch (con relativa quest à la Mandalorian), che stavolta cerca di capire di più su chi sia Fennec Shand, per questo contattando un (ex) informatore Jedi di cui Echo è conoscenza.
Chiaramente però l’informatore vuole avere qualcosa in cambio, e da qui nasce la missione secondaria relativa all’episodio, che prevede il salvataggio di una certa Muchi, presa dai Zygerriani, una specie/un popolo di schiavisti che se ricordate già aveva fatto la sua comparsa in The Clone Wars, a riprova del fatto che The Bad Batch prenda a piene mani da quegli archi narrativi o che comunque ne riprenda diversi punti di riferimento (vedasi pure Cut Lawquane).
A parte qualche intoppo e un provvidenziale intervento di Omega – sempre più integrata e sempre più adorabile – , l’intervento della squadra si svolge senza particolari sussulti, ma quantomeno il ritmo dei pochi eventi è appena più incalzante e capace di intrattenere rispetto a quanto accaduto su Pantora nella quarta puntata. In tutto questo risulta davvero simpatico il modo in cui viene gestita la piccola sorpresa della puntata, anticipata con una certa intelligenza prima di essere svelata del tutto facendo un bell’occhiolino ai fan con un piacevole riferimento al canone principale.
Premessa prima di continuare, da qui in poi andrò nel dettaglio della puntata, quindi siete avvertiti: non continuate nel caso non aveste visto l’episodio.
Se si è fan di Star Wars, vedere un twi’lek di spalle che parla huttese vuol dire una sola cosa, ed è azzeccato il modo in cui la puntata gioca sulla cosa prima di effettivamente rivelare il twist che forse meglio la caratterizza: Muchi non è una bambina, come cerca di farci intendere la puntata nella sua prima metà, ma è una rancor, o meglio è una rancor adolescente di Jabba.
Se ricordate, il fatto che Jabba avesse almeno un rancor è cosa nota, visto pure che il momento in cui Luke si ritrova a fronteggiare la bestia è uno dei momenti più iconici di Episodio VI, con tutto lo scontro su Tatooine che poi si conclude con la morte di Jabba e Boba inghiottito dal Sarlacc. Quel rancor nello specifico si chiamava Pateesa e aveva tutto un background che poi viene approfondito in alcuni intermezzi dell’interessantissima trilogia di Aftermath, ma qui non sembra si parli dello stesso rancor, sia perché il sesso è diverso, sia perché il nome è appunto diverso. Ho visto qualche polemica online su una presunta retcon a riguardo, a causa pure di uno scambio di tweet specifico, ma allo stato dei fatti non ci sono proprio i presupposti per credere che siano la stessa bestia, ed è tranquillamente plausibile che Jabba abbia avuto negli anni più e più rancor; quindi polemica, quantomeno questa nello specifico, abbastanza sterile e francamente ridicola.
Detto questo, vedere una giovane rancor fa effettivamente abbastanza specie e il suo modo di interagire con la Bad Batch, ovvero facendo una scazzottata con Wrecker – invitato a nozze – sul finale dell’episodio (per decidere chi dei due è l’alpha del gruppo), senza dubbio strappa più di qualche sorriso e ci permette anche di affezionarci a Muchi. Questo chiaramente mette sotto un’altra luce la morte abbastanza cattiva di Pateesa ne Il Ritorno dello Jedi, come in parte già aveva fatto appunto Chuck Wendig con Aftermath: povero rancor.
È piacevole da fan rivedere Bib Fortuna come è piacevole rivedere i gamorreani del palazzo di Jabba, e anche in funzione di alcune linee di dialogo è probabile che nei prossimi episodi la Bad Batch arriverà su Tatooine e interagirà direttamente con Jabba, pure perché la squadra, volente o nolente, ha bisogno di tante risorse per fronteggiare il pericolo di Fennec Shand ed è costretta a reinventarsi come una sorta di gruppo di mercenari. Tornando alle criticità della struttura narrativa della serie accennate in apertura del pezzo, questo apre pericolosamente ad una serie di episodi relativamente di stallo, con sicuro molti piacevoli riferimenti, ma poca progressione narrativa che mostri un minimo di audacia e sostenga l’attenzione di uno spettatore; spero di sbagliarmi, ma credo che questa sia la direzione.
La situazione relativa a Wrecker e al suo chip di controllo potrebbe essere la bomba necessaria a fare impennare di nuovo gli eventi per dare un po’ di sostanza, ma vedremo. Appuntamento alla prossima settimana con la recensione della prossima puntata.
Star Wars: The Bad Batch vi aspetta ogni venerdì su Disney+.
Il quinto episodio di The Bad Batch non dimostra particolare ambizione o sostanza, ma porta avanti qualche sorpresa ben gestita che apre a qualche simpatico riferimento ad Episodio VI. Il ritmo è un po’ più incalzante rispetto alla scorsa settimana e l’episodio intrattiene comunque meglio, e tanto basta per la sufficienza. La serie però sta venendo chiaramente frenata con sviluppi non sostanziosi e pressoché innocui e verticali, ma questo senza l’ambizione produttiva di The Mandalorian è una pillola complessa da far digerire allo spettatore.
- Una sorpresa simpatica, ben gestita e simpatica che è pure un riferimento ad Episodio VI
- Un ritmo un minimo più incalzante rispetto alla puntata precedente
- Omega è sempre adorabile
- La serie prosegue volutamente con il freno a mano tirato rispetto al suo racconto principale, e ne risente nell'ambizione generale e nella capacita di tenere l'attenzione e di costruire un po' di sostanza