La Cina posta un cruento fotomontaggio su Twitter e l’Australia si infuria, sottolineando come il rapporto tra le due nazioni sia deteriorato.

L’Australia, d’altro canto, non se la sta passando benissimo. Oltre a essere preoccupato per l’esplosione di una nuova stagione di incendi, il governo di Canberra si trova a dover gestire una situazione politicamente spinosa: la Australian Defence Force (ADF) ha infatti recentemente ammesso che le truppe australiane si siano macchiate di pesanti crimini di guerra.

Dopo quattro anni di indagini sono stati trovati “indizi credibili” che andrebbero ad attestare come almeno 25 membri d’élite dell’esercito si siano macchiati di omicidio nei confronti di civili e prigionieri afghani.

Cina e Russia hanno immediatamente approfittato della situazione per attaccare politicamente l’Australia, con la Cina che é arrivata addirittura a fabbricare un cruento fotomontaggio da caricare proprio su Twitter.

 

fotomontaggio afghan

 

Lo scatto, ora rimosso, raffigurava un soldato australiano intento a sgozzare un bambino afghano con un coltello incrostato di sangue.

Siamo scioccati dall’assassino di civili e prigionieri afghani da parte dei soldati australiani. Denunciamo con forza simili atti e chiediamo che siano ritenuti responsabili,

recitava il post pubblicato da un portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian.

L’Australia, indignata, ha chiesto le scuse della Cina e la distanza politica tra le due nazioni si é ulteriormente ingigantita.

La cosiddetta alleanza Quad – Australia, Giappone, USA e India – sta da tempo intensificando la propria presenza nella regione indo-pacifica, con la dichiarata intenzione di formare una forza militare che sia in grado di contrastare l’influenza militare e politica di Xi Jinping.

Maggiore é la forza di questa coalizione, maggiore é l’irritazione della Cina, la quale ha risposto facendo leva sulla propria influenza economica, ovvero ostacolando in ogni modo l’importazione nazionale di prodotti australiani.

L’Australia, nel tentativo di tutelarsi, ha tirato in ballo l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e, insomma, si sta generando un continuo botta e risposta i cui toni diventano progressivamente più accesi.

Il post di Twitter non é quindi che la punta dell’iceberg di una sfida che é destinata a crescere di toni e c’é da prevedere che in futuro questa propaganda alla “Wolf Warrior” sarà sempre più sotto ai riflettori.

 

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