In tutto il Marvel Cinematographic Universe non c’è film che abbia compito così difficile come quelli dedicati agli Avengers. Ci sono gli archi narrativi della fase attuale da chiudere, nuove storie da introdurre e un abnorme quantitativo di personaggi da gestire.
La fase 2 del MCU, soprattutto grazie a Captain America: The Winter Soldier, ma anche in parte a Iron Man 3, ha messo in moto trame molto complesse, che hanno coinvolto anche le due serie televisive targate Marvel (se vogliamo essere sinceri, anche Daredevil ricorda di appartenere allo stesso universo, con i suoi eleganti riferimenti alla battaglia che ha distrutto New York), ma soprattutto ha dato origine a film di straordinaria qualità, che hanno visto il Marvel Universe intrecciato con generi come il noir (Iron Man 3), la spy story (The Winter Soldier) e la space opera (Guardiani della Galassia).
No, non mi sono dimenticato di Thor: The Dark World, è che semplicemente la seconda avventura dell’eroe asgardiano si è dimostrata abbastanza dimenticabile sia come prodotto in sé, sia nell’economia di tutto il MCU.
Avengers: Age of Ultron è un film schiavo della propria natura, che lo rende piuttosto analogo al suo predecessore sia nell’ambito dei pregi che in quello dei difetti.
Ma andiamo con ordine: questa volta, il nostro team di supereroi preferito dovrà vedersela con Ultron, intelligenza artificiale creata con nobili intenti durante un esperimento scientifico da Tony Stark e Bruce Banner.
Come i numerosi trailer usciti finora hanno mostrato, Ultron si ribella ai suoi creatori ed essendo un software senziente può facilmente introdursi in qualsiasi macchinario robotico connesso in rete. Con i suoi alleati Pietro e Wanda Maximoff, due gemelli resi “speciali” dagli esperimenti condotti su di loro dal barone Strucker con lo scettro di Loki, Ultron metterà a serio rischio la sopravvivenza dell’intero pianeta.
I 142 minuti del film, maggiore durata in assoluto per un prodotto dei Marvel Studios, sono una corsa senza sosta sulle montagne russe, con pochissimi momenti di calma e un’immane quantità di accadimenti.
L’atmosfera, poi, è molto più cupa rispetto al primo Avengers: il tocco leggero di Joss Whedon si vede sempre, anche se il mood generale non è così scanzonato come tre anni fa. Le visioni provocate agli Avengers dal controllo mentale di Scarlet Witch sono decisamente apocalittiche e, in un paio di casi, piantano i semi per quelli che saranno alcuni dei film della Fase 3 (in particolare Thor: Ragnarok e Captain America: Civil War).
Certo, l’ironia di Tony Stark continua a farla da padrona, ma è Hawkeye a sorprendere, aggiudicandosi alcune delle battute più divertenti. Un’altra delle cose che colpisce di più in Age of Ultron è la quantità spaventosa di personaggi presenti, la maggior parte dei quali sono protagonisti, non comprimari, motivo per cui devono rimanere in scena il più possibile. Ed è qui che il background televisivo (dove gestire un gran numero di personaggi è la norma) di Whedon fa il miracolo, visto che nessuno di loro risulta sacrificato. Ci sono poi anche un sacco di cameo, ma preferisco che li scopriate uno a uno guardando il film, non voglio svelarveli.
Vien facile intuire che, con tutto questo bailamme, alcune cose siano state sacrificate per l’impossibilità di avere tre ore di film. E non sono certo le sequenze d’azione a risentirne, ancora più spettacolari che nell’episodio precedente (quella conclusiva, in parte girata in Val d’Aosta, a me è sembrata molto più ricca e intensa della distruzione di New York che ha chiuso The Avengers), ma alcune parti della storia, che risultano didascaliche e affrettate: una su tutte la creazione di Ultron, ma anche, per fare un altro esempio, il passaggio dei due gemelli potenziati (perché mutanti non si può dire causa Fox) dalla parte dei cattivi a quella dei buoni. Troppo veloci, senza un minimo di approfondimento, cosa che gli avrebbe sicuramente giovato.
Una sottotrama che ho gradito molto è quella amorosa tra Bruce Banner e Black Widow, trattata davvero coi guanti di velluto dal regista e che forse è una delle migliori rappresentazioni di storia d’amore tra “freak” viste negli ultimi tempi.
Ma se non c’è molto da dire sugli Avengers classici, che rivestono i soliti ruoli con cui abbiamo imparato a conoscerli (come già detto prima, Hawkeye è l’unico ad aver subito un’evoluzione), è giusto spendere più di due parole sul villain.
Ultron è la dimostrazione che il performance capture, se a dar corpo al personaggio è un attore che sa fare il suo lavoro, è una tecnica molto efficace.
Anche se lo vediamo alto più di due metri e in forma metallica, James Spader sembra essere in scena con tutti gli altri attori in carne e ossa (va detto che pure Hulk è più realistico dell’ultima volta).
E poi c’è il capitolo Visione, personaggio elegante ma allo stesso tempo di una potenza esagerata, gemello buono di Ultron e tra i preferiti di tutti gli appassionati di fumetti (come un paio delle persone con cui ho visto il film, che sono letteralmente impazzite in seguito alla sua entrata in scena).
Quicksilver e Scarlet Witch li ho trovati molto efficaci nell’economia del film, ma decisamente anonimi come personaggi (anche se Liz Olsen si è presa un posticino nel mio cuore a fianco di quello gigantesco occupato da sua maestà Scarlett Johansson). Anche in questo caso, forse per questioni di lunghezza, non si è dato molto spazio alle interazioni né col cattivo né con gli altri Avengers, con il risultato che non ci si riesce ad affezionare a nessuno di loro due.
Qualche sorpresa che non sia stata spoilerata nei mesi scorsi c’è, ma nulla di così trascendentale, mentre la brevissima sequenza nel mezzo dei titoli di coda è purtroppo piuttosto debole. Vi ho detto più volte che tra i due Avengers ci sono molte cose simili, quindi ci arrivate da soli a capire chi ne è il protagonista. E no, niente “stinger” in fondo ai titoli (quello che gira in rete con Spiderman, per quanto incredibilmente ben fatto, è un fake).
Avengers: Age of Ultron è un film che fa il suo lavoro: intrattiene, diverte e non annoia, ma si sbilancia troppo sul piano della spettacolarità, dove riesce a essere più potente e incisivo del primo episodio, deludendo però su quello della storia.
La gestione dei personaggi, come detto qualche paragrafo fa, è da applausi a scena aperta, ma non si può dire altrettanto del modo in cui sono stati messe insieme le tantissime cose che accadono. Ed è questo il maggiore difetto di Avengers 2.
Ma se vi piacciono l’azione e i fumetti, volete divertirvi o in generale non vi perdete un film Marvel, ne uscirete comunque molto soddisfatti (e probabilmente con la voglia di rivederlo, magari in lingua originale, il 29 aprile in gran parte degli UCI Cinemas d’Italia).
Avengers: Age of Ultron è nei cinema italiani da oggi 22 aprile.
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