Attivisti di tutto il globo uniscono le forze per fronteggiare Amazon

Attivisti e sindacati lanciano la raccolta firme “Make Amazon Pay” per chiedere all’impresa una corposa serie di riforme aziendali.

Una maggiore attenzione ai diritti dei lavoratori, un progetto concreto nel consolidare una produttività a zero emissioni e un impegno formale a pagare le giuste tasse nelle nazioni al centro delle attività commerciali: queste le richieste del gruppo supportato da organizzazioni internazionali quali Greenpeace e la International Federation of
Journalists.

L’impero aziendale di Amazon si estende e nel frattempo si estende anche la sua impronta di carbonio, la quale é più ampia di due terzi di tutte i paesi del mondo.

Ma invece che restituire qualcosa alle società che l’hanno aiutata a crescere, l’azienda toglie loro il ritorno economico delle tasse. Nel 2019, Amazon ha pagato solo l’1.2% di tasse agli Stati Uniti, Paese che ospita le sedi principali dell’impresa,

recita il manifesto.

Difficile che le domande degli attivisti siano accolte dal colosso, soprattutto considerando che Amazon ha sempre mostrato una smaccata e sprezzante ostilità verso i sindacati e verso la lotta per i diritti dei lavoratori.

All’estero, ma anche in alcune sedi italiane, i dipendenti vengono accolti ogni mattina con meeting energizzanti ritmati dal brano musicale Eye of the tiger, quindi vengono lanciati in un sistema tanto soffocante da rendere complesso anche il solo fatto di poter andare in bagno.

Chi contesta i ritmi di lavoro riceve un “rate” negativo, quindi rischia di non vedersi rinnovato il contratto.

La situazione pandemica ha esacerbato la situazione sia perché l’azienda di Jeff Bezos ha tratto immensi profitti dalle conseguenze della crisi sanitaria, sia perché la crescente propensione a fare acquisti online ha caricato di ulteriore lavoro i principali magazzini Amazon.

Non sorprende quindi che “Make Amazon Pay” nasca proprio in coincidenza con il Black Friday, ovvero il picco lavorativo di ogni esercente operante su internet.

A sottolineare la gravità della situazione giunge, parallelamente, anche Amnesty International, la quale denuncia il trattamento dei lavoratori degli Stati Uniti, della Polonia, della Francia e del Regno Unito, definendolo “allarmante”.

Con Amazon che si avvicina al suo periodo più impegnativo, quello del Black Friday e di Natale, esortiamo l’azienda a rispettare i diritti umani dei suoi lavoratori e di ottemperare agli standard lavorativi internazionali, i quali riportano chiaramente che i lavoratori debbano avere il diritto di sindacalizzarsi.

Amazon deve astenersi dal continuare a infrangere il diritto alla privacy dei suoi lavoratori, così come deve smettere di trattare le attività sindacali come fossero una minaccia,

scrive l’ONG presentando nel presentare un report sullo stato dei lavoratori di Amazon.

 

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