Amazon chiede scusa per le recenti “imprecisioni” su Twitter

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Nelle scorse settimane Amazon si è mostrata molto nervosa e il suo account Twitter ha attaccato apertamente le posizioni di diversi personaggi politici che evidenziavano alcune criticità ben documentate del potente e-commerce. Amazon chiede ora scusa, ma solamente a un’unica persona e in maniera praticamente occulta.

Sebbene l’azienda stia continuando a sottolineare sui social quanto il mondo sia un luogo migliore grazie alla sua esistenza, sul blog ufficiale è comparso un post di scuse diretto al Delegato USA Mark Pocan, il quale aveva sottolineato come i dipendenti Amazon siano costretti a urinare in bottigliette d’acqua a causa dei turni pressanti di lavoro a cui sono sottoposti.

In quell’occasione gli addetti delle relazioni pubbliche della ditta avevano sbugiardato il diplomatico in maniera altezzosa, finendo però nell’incappare in un fuoco di sbarramento di ex-dipendenti e giornalisti d’inchiesta che hanno pubblicato prove attestanti come la grottesca abitudine sia effettivamente d’uso comune.

Nel post pubblicato, Amazon non ha chiesto scusa per aver mentito, non ha chiesto scusa per aver adottato un tono infantile che lede al confronto sulle sue criticità interne, non ha neppure chiesto scusa per il fatto che, evidentemente, il problema sia effettivo e causato da una sua malagestione. Piuttosto si è scusata di essere stata imprecisa.

Imprecisa perché non era stata chiara nello specificare che la sua dichiarazione facesse riferimento ai dipendenti dei magazzini, non ai lavoratori dei servizi di consegna, frequentemente subappaltati ad aziende terze.

Non solo, Amazon ha sottolineato che per i vetturini l’urinare nelle bottiglie sia tutto sommato normale – allegando pure link di riferimento -, quindi ha scaricato le responsabilità sulla pandemia. In pratica, gli autisti, non trovando locali aperti in cui fermarsi per orinare, sarebbero costretti ad arrangiarsi come possibile.

Peccato che le prime testimonianze siano antecedenti al 2019 e che i giornalisti abbiano testimoniato come il problema di non avere tempo da dedicare all’espletazione dei propri bisogni corporali si estenda tranquillamente ai centri di distribuzione.

La linea di difesa di Amazon sarebbe, insomma, “così fan tutti”. Un’osservazione innegabilmente radicata nei fatti, ma che non tiene conte di un elemento importante: così non va bene.

 

 

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