Remake-mania: perché non ci va giù

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Prequel, sequel, remake, reboot. La tendenza della cinematografia hollywoodiana degli ultimi anni ruota attorno alla reiterazione di temi e trame che arrivano direttamente dal nostro passato. Un’epidemia che ha portato con sé enormi discussioni online ed un pubblico sempre più insofferente circa i grandi titoli intoccabili che hanno segnato la nostra infanzia.

Il gioco però sembra molto più sottile e interessante di quello che appare in superficie. Lampante tuttavia resta il fatto che molti di noi provano un fastidioso senso di frustrazione per la piega che ha preso il nuovo cinema. Tuttavia spesso ci dimentichiamo che se il cinema imbocca una certa via, è proprio perché sa che lì troverà soldi e pubblico.

Come funziona dunque il rapporto tra allergia da remake e l’effettiva tendenza del cinema contemporaneo a riproporci in continuazione nuove versioni di vecchi film?

 

 

 

L’apripista horror

Partiamo dalle origini.

Se analizziamo il mondo dei remake, ci rendiamo conto che è una realtà che è sempre esistita nel mondo del cinema. Il filone horror e i suoi fan hanno da tempo ingoiato il boccone poichè questo specifico genere ha sempre portato con sè un gran respiro di nuove versioni. Che siano apprezzate o meno, l’horror-maniaco e tutti i celebri film anni ’80 e ’90 hanno assimilato l’idea che niente è intoccabile e il cinema dell’orrore, da sempre declassato a serie-b nell’universo di generi cinematografici, poteva essere usato come terreno fertile per questo tipo di reiterazione, potenzialmente infinita.

 

 

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Quest’avanguardia del cinema horror è sempre stata presente, ed è grazie a lui che molti effetti speciali che oggi, come ieri, troviamo all’interno delle grande pellicole, sono venuti alla luce, rodati precedentemente proprio nelle case dell’orrore.

I fan del genere non sono tuttavia salvi da sofferenze date da remake di bassa lega che, affidandosi alla popolarità dei celebri titoli, ne fanno carne da macello. Abbiamo imparato presto a ignorare, voltarci dall’altra parte e far finta che tutto questo non sia mai accaduto.

 

 

 

Target e adolescenza intoccabile

Il mondo dei blockbuster però è tutta un’altra cosa. Hollywood da tempo va a far la spesa nei pressi dei grandi classici anni ’80 e ’90, cominciando quasi in sordina, quasi per non farsi sgamare, per poi esplodere in una sfacciataggine assoluta di produttori che come schegge impazzite sfornano sceneggiature già viste in una folle corsa a chi fa più riadattamenti.

Perché lo fanno? Se c’è una cosa di cui possiamo stare certi, è che Hollywood non si muove mai dove non ci sono soldi. E se ci sono soldi significa che il bacino di pubblico e il target di riferimento esiste, ed è enorme. Ma qual è il target ideale della nuova remake-mania? 

La procedura è semplice, e ne siamo tutti coinvolti. I 30-40-50enni di oggi hanno vissuto il cinema della loro infanzia come elemento glorioso; in quegli anni sono stati sfornati grandi titoli, grazie anche alla gloria che Hollywood aveva accumulato anni prima e dai grandi fondi che si affidavano al cinema per ragazzi.

Non che le stesse pellicole fossero state particolarmente costose, il costo dei lungometraggi di oggi farebbe impallidire qualsiasi regista del passato. I film erano semplici, lineari, innocenti a prescindere dalla trama, e portavano con sè il valore dell’effetto speciale dal vivo. Erano anche trash, di quel trash genuino ed epico che non possiamo fare a meno, ingenui, per l’appunto, nella struttura e nei dialoghi.

 

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E son tutti elementi che, nella nostra giovane testa, hanno lasciato un segno indelebile. Chi siamo noi, dopotutto? Siamo la generazione dei nostalgici, persone nate a stretto contatto con il periodo aureo del cinema, una generazione mai cresciuta davvero e pronta a combattere per quel ricordo d’infanzia.

Questi film sono intoccabili perché significano molto per noi, perché ci siamo cresciuti dentro e li abbiamo assimilati, adorati, scimmiottati. Le battute dei film classici anni ’70, ’80 e ’90 sono entrate nel nostro vocabolario, come facessimo parte di una setta con migliaia di parole d’ordine, un gioco solo nostro, un gioco bellissimo.

Siamo la generazione che ha avuto il tempo di vedere queste stesse pellicole al cinema e, trent’anni dopo, venire a conoscenza del remake.

Cullati e viziati dalla malinconia di quel ricordo, non accettiamo nemmeno per sbaglio le nuove proposte di rinnovamento del nostro primo amore.

 

 

 

 

 

Il perché dei remake

Degli anni ’70, ’80 e ’90 non si butta via niente. Hollywood lo sa, e questi sono i motivi principali:

  • Genitori e figli: quegli stessi ragazzini nostalgici hanno sfornato prole, e per quella prole gli stessi film hanno segnato l’infanzia dei genitori non vanno bene. Con pochi stimoli visivi, pochi effetti speciali, ritmo diverso e scenari giurassici il mondo delle pellicole anni ’80 e ’90 raramente attira un pubblico giovane. Come collegare le due realtà? Come portare madri, padri e figli al cinema, tutti assieme? Producendo un bel remake.
  • Prodotto già popolare: pigrizia di sceneggiatura e presentazione dei personaggi. Se esiste già un enorme bacino di ruoli famosi da spolverare un po’, perchè non usarli? E vai di remake.
  • Tentativi di omaggio: lo stai facendo male, ci verrebbe da dire, tutto in caps lock, urlato alla luna come i pazzi. Ma spesso è così, le parole che usano registi e produttori sono queste. Omaggiare un grande film del passato, riproponendolo in chiave moderna.
  • Soldi, soldi e ancora soldi: se la tendenza funziona, bisogna insistere fino alla nausea, continuare ad avanzare come caterpillar, cercando di riportare alla ribalta tutto quello che capita sotto tiro. Nell’era della remake-mania, nulla è salvo, nulla è intoccabile. Se esiste un budget di partenza e la volontà di vecchi e nuovi attori di riproporre personaggi già visti, bisogna insistere e tirarne fuori più guadagno possibile. E malgrado ci piaccia immaginare queste persone come i villain della situazione, vi assicuro che non lo sono. Non è un peccato mortale cercare di guadagnare proponendo film già visti, il mercato va dove c’è pubblico.
  • Nuovi canali di sviluppo: riportare in auge le vecchie pellicole è diventato più semplice grazie anche a nuove piattaforme che offrono strutture di produzione diversa e spesso molto più fruttuosa. Con l’avanzare del grande successo delle serie TV, il mondo del cinema vi si è buttato a capofitto, trovando terreno fertile per rielaborare vecchie trame e creare spin-off delle stesse, a prezzi più bassi e con possibilità di centellinare gli episodi e creare hype.

 

 

 

Dove va il cinema

Macroscopicamente parlando, le fasi delle tendenze cinematografiche sono un tema decisamente affascinante e che richiama in modo lampante l’avanzamento e i sentimenti della società globale, in base alle esigenze che essa richiede. Negli anni 2000 avevamo bisogno di uomini che andassero oltre le normali capacità, che riuscissero a proteggerci da un mondo fragile, che si era sentito vulnerabile e perduto, fomentato anche da campagne di terrorismo psicologico e atti di reale follia.

 

 

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La fase dei super-eroi ha lasciato una mastodontica impronta, che continua tutt’oggi. Quasi ogni fumetto è diventato film o serie TV, e per dieci anni questo filone ha segnato la gloria di Hollywood e l’amore per i fan dei cartacei. Iron Man è stato il migliore degli apripista, e da lì una gigante cascata di Marvel e DC Comics è esplosa, lasciando in mondo nella più totale soddisfazione. La prossima fase, in fusione con la precedente, potrebbe dunque essere quella dei remake, preceduta, ancora prima della fase super-uomini, da quella dei film apocalittici e degli zombie.

Il cinema va sempre dove tira la corrente delle emozioni umane, si adatta ai nostri sentimenti e ne fa tesoro.

 

 

 

 

Cosa farsene dei remake?

Qual è quindi lo spirito con cui dovremo realmente prendere la nuova fase del cinema? C’è chi non ne vuole proprio sapere, chi lo vede come un affronto ai propri ricordi. Chi proprio non ci sta.

 

 

E c’è chi, semplicemente, li accetta. Sapendo che dopotutto ciò che è stato importante nel nostro passato continua ad esserlo anche nel presente, proprio perché è un ricordo che non viene cancellato dalla novità, e nemmeno sostituito. Esiste solo del materiale che viene aggiunto, che possiamo assimilare o meno, ma che in nessun caso intaccherà la nostra infanzia.

E voi, come reagite alle notizie del remake?

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