La storia di Ant-Man al cinema inizia nel lontano 2006, con un brillante sceneggiatore e regista britannico nerd al punto giusto. Si chiama Edgar Wright ed ha appena diretto quel gioiellino che si intitola L’Alba dei Morti Dementi (ma tutti noi lo chiamiamo Shaun of the Dead, vero?)
Con l’amico Joe Cornish, comico di professione, Edgar decide di proporre alla Marvel di lavorare alla trasposizione su grande schermo di Ant-Man, uno dei supereroi più controversi e meno blasonati – almeno nel recente passato – della Casa delle Idee.
Qui ti ho scritto il profilo completo del personaggio, leggilo:
Nel 2006 la Marvel non aveva assolutamente idea del successo che avrebbe avuto la produzione “in proprio” dei film
La marea montante dei cinecomics passava dallo Spider-Man della Sony agli X-Men della Fox, con qualche inciampo (Hulk di Ang Lee, The Punisher e Daredevil-Elektra).
Magari mettere in cantiere un film su un eroe diverso e fuori dagli schemi poteva essere un’idea. Invece della solita storia di origini e superpoteri, i due avrebbero lavorato su una commedia-action con elementi di fantascienza.
Wright e Cornish si mettono dunque di buona lena a scrivere, mentre però il mefistofelico Kevin Feige decide di prendere in mano il timone della divisone cinematografica Marvel e costruisce pezzo per pezzo quello che sarà il mega-hit Iron Man, a partire dal coinvolgimento di Robert Downey Jr.
Nel 2008, con il successo planetario della pellicola dell’uomo di latta, genio, miliardario, playboy e filantropo, si apre l’autostrada per lo sbarco in massa dei pezzi da novanta della squadra Marvel: inevitabilmente, i piani per Ant-Man si fanno più complicati e meno semplici.
Il pubblico vuole i cari vecchi Avengers, pomposi e tutti d’un pezzo. Gli incassi non mentono, le carrettate di milioni di dollari impongono una programmazione irregimentata e una pianificazione accorta, e quanto può “differire” dallo standard viene visto con sospetto.
Da lì al passo decisivo per lo stravolgimento del progetto Ant-Man il passo è breve: la nascita del temutissimo mostro della continuity che tutto comanda e fagocita (altro che Galactus!) decreta l’atto finale dell’amore Wright-Marvel.
Il vero villain è l’Universo Marvel strettamente interconnesso!
Sembrava andare tutto bene fino alla vigilia dell’agognato inizio delle riprese, poi il dramma: lo sceneggiatore e regista molla tutto, clamorosamente. Le troppe e pesanti modifiche al suo script, imposte dallo Studio, non gli fanno più riconoscere la sua creatura.
Gli attori la prendono maluccio, Joss Whedon (che poi vivrà sulla sua pelle qualcosa di simile con Age of Ultron) dichiara subito la sua solidarietà.
A salvare la situazione viene chiamato un regista di seconda fila di commedie di scarso successo, Peyton Reed, che è – tra l’altro – il sosia del Rettore Pelton di Community.
Com’è andata a finire?
Al momento Ant-Man, a meno di un mese dalla sua uscita in USA, ha superato il proprio costo: 148 milioni di dollari dopo una spesa di 130. Niente di cui strapparsi i capelli, anche se con gli incassi nel mondo il piccolo eroe ha raggranellato 326 milioni, quindi ben più del doppio del suo budget.
E deve ancora uscire in Italia, Cina e Giappone: mercati differenti in ordine di grandezza ma sicuramente tutti appetibili. Poi, ormai lo sappiamo, le dimensioni non contano… ma solo i numeri dei biglietti staccati!
Il film è dunque commercialmente un successo, a dispetto di quelli che non credevano nelle formiche. E anche a dispetto dei fan e dei nerd preoccupati per l’addio di Wright, che avrebbe potuto condannare Ant-Man alla mediocrità e ad un basso profilo artistico.
Ora, che Antie non sia un film d’autore, e probabilmente non avrebbe mai potuto esserlo, è chiaro a tutti, no?
La sfida sta piuttosto nel vedere come e quanto il tono della pellicola – che si annuncia leggero – riuscirà a fondersi con il resto della produzione cinematografica marvelliana.
Detto fra noi, penso che Ant-Man sia l’unico film che può essere davvero rilassato sotto questo profilo.
Mentre altri supereroi sono evidentemente scomodi nel mood sorridente che la Marvel impone per non scioccare troppo i bambini, il taglio svagato dato alla pellicola dedicata al piccoletto può essere un punto di forza.
Quante volte, noi che abbiamo superato la pubertà, abbiamo alzato gli occhi al cielo di fronte al potente Thor che fa le risatine e ha problemi sentimentali degni di Dawson’s Creek, Captain America cabarettista e Iron Man che fa le faccette?
Soprattutto quando il film stenta a raggiungere l’afflato epico che meriterebbe (Age of Utron, ci sei?).
Ant-Man si propone invece come commedia ibridata con l’action e il superhero movie.
Un azzardo, forse, ma anche una boccata d’ossigeno dopo un decennio in cui la Marvel ha utilizzato lo stampino per infilare la formuletta “più risatone, meno violenza” dappertutto, manco fosse la Kinder.
Dunque, eccoci allo Scott Lang di Paul Rudd, simpatico briccone sulla via della redenzione, uscito di galera e desideroso di fare il bravo papà, ma ovviamente schifato dalla moglie che mo’ ha come compagno uno sbirro.
Sembra proprio la trama di una comedy anni ’80 con Bill Murray o un altro buon comico dell’epoca, no?
Attenzione! Scott si ritrova per un gioco del destino a fare amicizia con uno scienziato (Hank Pym aka Michael Douglas) che lo introdurrà in un mondo più vasto e pericoloso, grazie ad un’invenzione incredibile. Wooo! Siamo dalle parti di Michael J. Fox – Christopher Lloyd, allora?
Beh, la straordinaria invenzione servirà a contrastare i nefasti piani di un cattivaccio con manie di grandezza. Per riuscirci, deve essere elaborato un piano che prevede infiltrazione, sabottaggio e fuga.
Insomma, non so voi ma a percorrere a grandi linee la trama mi sento un po’ risucchiato nel vortice dei ricordi, e lo considero un bene.
Per quanto la Marvel possa aver riscritto e stravolto il copione di Wright e Cornish, di certo non può aver cancellato l’impianto generale da heist movie e soprattutto la formazione culturale anni ’80 dei due autori, che sembra trasparire da ogni singola riga del plot.
Quanto e come, poi, la casa madre abbia bacchettato i bambini terribili e messo il suo zampONE nella realizzazione, forse non lo sapremo mai. Non resta che sperare che quanto di buono fatto dai due, soprattutto sotto il profilo dell’umorismo e della dinamicità dell’azione, non sia stato cancellato.
Le reazioni alla pellicola, oltreoceano, non sono affatto male, con gli spettatori che addirittura si dimostrano molto più entusiasti rispetto ai critici (e questo non può che essere un bene).
Al momento in cui scrivo (due giorni prima dell’uscita italiana) sull’implacabile RottenTomatoes Ant-Man ha un lusinghiero score di 79% per quanto riguarda la critica e un 91% di gradimento da parte del pubblico. Per restare in casa Marvel, è lo stesso risultato di Iron Man 3 quanto a riscontro “ufficiale”, che però ha molto meno favore del pubblico (79%). Age of Ultron si attesta su un meno soddisfacente, ma comunque discreto, 74% e 89%.
Più controverso il risultato su MetaCritic, dove la media ponderata dei voti affibbiati dai critici è un 64/100 (“Generally favorable reviews”), a fronte dell’ottimo 8.1/10 degli spettatori.
Il sito del super-guru Roger Ebert è quello con la recensione più favorevole, dove si loda l’equilibrismo di un’operazione dove “il film di rapina, la commedia, la fantascienza e la coerenza all’universo Marvel vanno di pari passo”. In generale, la commistione tra i vari generi e registri ha ricevuto un ottimo giudizio, assieme alle performance di Rudd e Douglas.
Ma divertiamoci anche a dare uno sguardo alle recensioni impietose, tipo quella del NY Observer che lo definisce “una noia colossale” o quella del Guardian che sentenzia “Ant-Man è come fare zapping tra Hot Fuzz, un dramma con Michael Douglas anni ’90 e i peggiori momenti di Interstallar” (LOL, buona questa!). Vabbè, a me sembrano un po’ prevenute queste critiche…
Anche chi è meno entusiasta dalle pellicola non può che scrivere giudizi che riguardano più l’operazione produttiva della Marvel che il film in sé, come “Grande divertimento ma piccoli rischi rispetto al canone-cinecomic”, “Un film che, paradossalmente, avrebbe fatto meglio a prendersi più sul serio”, “Impossibile non avere un deja-vu e pensare a Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi”.
Insomma, quale che sia la storia travagliata di Ant-Man, finalmente è qui e in tutta sincerità non vedo l’ora di andarmelo a vedere su grande schermo. Senza aspettative esagerate ma con tanta curiosità. Penso che per una volta sia lo spirito giusto con cui approcciare un film da fumetto!
C’è di più: considerato che Hank Pym nei fumetti è stato il primo a vestire tuta e poteri di Ant-Man, non è che, dopo Cap, vedremo anche – magari brevemente – un altro supereroe agire nel passato? In fondo, facendo due conti, il personaggi di Douglas ha vissuto i suoi anni migliori durante l’epoca della guerra fredda. Quindi un degno “erede” dell’eroe con lo scudo.
PS. Ci sono due scene nei credits di Ant-Man. Tutte e due, mi dicono dalla regia, molto importanti e generatrici di molto hype per il futuro. Meglio di così…
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