Gli Anelli del Potere: l’analisi della quarta puntata

Gli Anelli del Potere la serie tv più costosa della storia, ispirata alle opere di Tolkien, è finalmente disponibile su Amazon Prime Video. Analizziamo la quarta puntata cercando come sempre di scovare anche qualche dettaglio che ci viene fornito dai testi di Tolkien.

A volte i nani sono più generosi a parole che a fatti.

J.R.R. Tolkien

Siamo arrivati alla quarta puntata e alla metà di questa prima stagione de Gli Anelli del Potere e in questo episodio mai come gli altri il tema Padre/Figlio è centrale. Le storyline dei vari popoli, e dell’incombente ombra di Sauron, iniziano ad intrecciarsi l’una con l’altra con dei depistaggi per coloro che stanno guardando la serie degne dello stesso Oscuro Signore. Ma andiamo ad analizzare come sempre la puntata cercando di cogliere gli indizi più letterari.

ALLERTA SPOILER
In questo approfondimento parleremo ampiamente dell’episodio citando scene e personaggi, quindi per coloro che non hanno visto ancora la puntate rimandiamo la lettura a post visione.

La puntata inizia con un sogno/incubo di Miriel che riguarda Numenor ed è forse la scena che tutti speravamo di vedere (soprattutto chi conosce i libri) e che probabilmente non pensavamo già di goderne. L’affondamento di Numenor da parte dei Valar, con la conseguente scomparsa dei numenoriani, è una delle storie più tragiche e nello stesso modo affascinanti dell’intera letteratura tolkieniana. Lo stesso scrittore di Oxford ha sempre affiancato le gesta di Atlantide alla sua Numenor e come la leggendaria isola, di cui ancora archeologi e studiosi ne cercano prove tangibili, anche l’isola creata dai Valar vedrà la sua fine proprio nel mare di Arda. Qui si tratta di un solo sogno della stessa Miriel, ma l’impatto dell’onda con l’architettura numenoriana è quanto di più spettacolare si possa vedere in una serie Tv, purtroppo questo sogno si rivelerà premonitore con il futuro re Ar-Pharazon protagonista, a suo discapito, dello stesso affondamento. Lo stesso Pharazon, ancora non diventato re, nel parlare al suo popolo farà vedere la sua alta capacità dialettica, ma anche il suo orgoglio che poi lo porterà alla rovina di tutta l’isola di Numenor.

Ma dopo questo si torna subito nelle terre dell’est, che diventeranno la futura Mordor, con l’elfo Arondir ancora sotto prigionia degli orchi, portato al cospetto dell’elfo caduto Adar.

L’ingresso di Adar è affascinante e inquietante allo stesso qual modo.

Ricordiamo che questo personaggio non è canonico, ma siamo certi che potrà essere un collante molto importante per le varie storie che si dovranno incrociare nelle terre dell’est. Un elfo caduto abbiamo detto, o comunque rinnegato, e l’indugiare sul suo linguaggio e aspetto fisico (primo piano sulle ormai classiche “orecchie a punta”) ci vuole far capire quanto sia importante il suo passato appunto da elfo. Il dialogo con Arondir è molto intenso ed enigmatico, e forse alcuni suoi modi di fare sono un segnale per far sviare gli spettatori e far credere che sotto questo elfo ci sia proprio l’Oscuro Signore. Durante questo dialogo scopriamo qualcosa di più di Arondir, la sua terra di nascita che è il Beleriand, la regione costiera nord-occidentale della Terra di Mezzo a meridione del Fiordo di Drengist, terra che fu distrutta durante gli sconvolgimenti che segnarono la fine della Prima Era e sommersa dal mare, con l’eccezione dell’Ossiriand e del Lindon. Adar tuttavia vuole far arrivare un messaggio agli uomini delle terre dell’est, azione non così tipica di un possibile Sauron, rilasciando il giovane elfo dalla prigionia.

Finalmente dopo la parentesi della terza puntata, senza il loro supporto, tornano i nani con Khazad-dum e probabilmente siamo sicuri di non dire castronerie nell’affermare che il motore portante de Gli Anelli del Potere è forse proprio il regno nanico. A parte un piccolo frame nel quale Elrond e Celebrimbor controllano il cantiere della futura fucina nell’Eregion, che realizzerà straordinari gioielli (e non solo), il focus è nel tesoro trovato dagli stessi nani: tesoro che anche in questo caso sarà l’inizio della loro disfatta.

Poteva lavorarsi come rame, e lucidarsi come vetro: ed i Nani sapevano trasformarlo in un metallo leggero ma più duro dell’acciaio temperato. Aveva la bellezza del comune argento, ma non si offuscava, ne si oscurava mai.

Sappiamo che i Nani, nel seguire un filone troppo in profondità, libereranno il Flagello di Durin, il Barlog di Morgoth e qui alcuni terremoti all’interno degli scavi ci fanno presagire che quel filone sia quasi giunto a termine. La compressione temporale è un argomento molto dibattuto all’interno della comunità tolkieniana, e anche se questo evento dovrebbe accadere molto più avanti non possiamo che accettare questa idea proprio per creare quel famoso ponte tra gli scritti di Tolkien e i film di Jackson.

Magari in questa serie ci sarà solo il risveglio del Balrog e solo più avanti la battaglia che porterà la distruzione di Moria.

Da evidenziare il rapporto tra Durin III e Durin IV con uno dei dialoghi più belli sentiti fin ora, ma anche quello di Elrond in memoria di suo padre Earendil, che rendono questa puntata veramente profonda, unito anche alle altre storyline di Miriel e suo padre, di Bronwyn e Theo e infine di Elendil con Isildur: come abbiamo detto all’inizio il tema padre/madre e figlio è portante.

Un’altra conoscenza molto familiare, per tutti coloro che hanno goduto della trilogia cinematografica è il Palantir. Anche qui la coerenza letteraria è totale, i Palantir sono degli oggetti risalenti alle prime ere. Le Pietre Veggenti furono un dono degli Elfi di Eressea agli Uomini dell’Ovest, che li usavano per controllare i loro possedimenti oltre l’Isola, o, come in questo caso, vedere cosa accadeva nel mondo. Dopo i Silmarils, l’opera più importante e magnifica di Feanor, furono senz’altro i Sette Palantiri ad essere l’oggetto più ambito dai popoli di Arda. Il loro nome in Quenya significa “Coloro che guardano lontano” e la loro particolarità era quella di dare visioni lontane nel tempo e nello spazio, e di poter comunicare tra loro, trasmettendosi l’un l’altra le immagini di quanto le circondava, inoltre il diritto di scrutarle era riservato ai Sovrani di Numenor prima, ed agli eredi di Anarion e di Isildur in seguito. Successivamente difatti Elendil le portò con se nella Terra di Mezzo, salvandole dallo sprofondamento di Numenor. Miriel decide di far “vedere” a Galadriel all’interno del Palantir e la visione è la medesima del sogno della stessa Miriel: lo sprofondamento di Numenor.

Ed è lì che forse Miriel inizia a comprendere il messaggio e lo scopo della futura dama elfica, quello di unire di nuovo le forze con gli elfi per controbattere l’ascesa di Sauron.

In questa puntata come dicevamo le storyline iniziano a prendere consistenza, Sauron è una minaccia reale, sta trasformando le terre dell’est nella futura Mordor e Galadriel sta cercando in tutti i modi di impedire questo nuovo colpo di potere e oscuramento della Terra di Mezzo. Nani ed Elfi sono uniti nel realizzare un’opera che segnerà la storia della stessa Arda con Celebrimbor futuro protagonista di tutto quello che accadrà in futuro e in tutto ciò gli uomini dell’est sono alle prese con il dilemma di emigrare oppure no, salvarsi o no. Per di più i grandi interrogativi di questa serie rimangono ancora incompiuti anche se il naufrago Halbrand continua a perseverare con delle capacità fuori dal normale.

Dopo aver ammaliato Miriel nella terza puntata di fronte ai numenoriani, in questo episodio è la volta di Galadriel: nella Terra di Mezzo solo uno riesce ad avere questo potere ed è proprio Sauron

Per tornare all’ultimo degli interrogativi, quel Theo e la sua spada, ho trovato la soluzione di “attivarla stile MangiaMorte di Harry Potter” non così efficace, ma magari in avanti ci faranno capire che dietro quell’elsa Morgul c’è una sorta di patto di sangue fatto dal povero figlio di Bronwyn a suo discapito: Theo diventerà il primo dei Nazgul? E l’anziano che ricorda che la futura disfatta dell’umanità coincide con la meteora come se all’interno di quel presagio ci fosse proprio Sauron? Insomma a metà stagione gli showrunners hanno iniziato a “dare gas” alla storia, forse la migliore di tutte le puntate nella quale i dialoghi e l’azione iniziano ad essere equiparati, il mistero dietro ai tanti personaggi si infittisce ancor di più, giocando moltissimo sui doppi giochi che si possono creare e il parallelismo sia con i libri di Tolkien che con la trilogia di Jackson è sempre più totale: insomma Gli Anelli del Potere stanno iniziando a raccontare la Terra di Mezzo più oscura di sempre e noi non vediamo l’ora di andare avanti.

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