Gli Anelli del Potere: l’analisi dell’ottava e ultima puntata

Gli Anelli del Potere, la serie tv più costosa della storia ispirata alle opere di Tolkien, è finalmente disponibile su Amazon Prime Video. Analizziamo l’ultima puntata cercando come sempre di scovare anche qualche dettaglio che ci viene fornito dai testi di Tolkien.

Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l’unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l’Anello, voglia distruggerlo. Questa dev’esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli.

J.R.R. Tolkien

Un viaggio durato otto settimane, nel quale si è assistito ad una delle guerre più clamorose per un prodotto di entertainment come Gli Anelli del Potere. Un viaggio paragonabile a delle grandi montagne russe, con dei sali e scendi degni degli ottovolanti più vertiginosi, anche con dei passi “falsi” per quanto riguarda la scrittura di alcuni personaggi e vicende, ma con un grande pregio: aver portato un high-fantasy ai livelli che si merita perché con questa ultima puntata possiamo solo che aspettarci un continuo della storia più che straordinario.

ALLERTA SPOILER
In questo approfondimento parleremo ampiamente dell’episodio citando scene e personaggi, quindi per coloro che non hanno visto ancora la puntata rimandiamo la lettura a post visione.

All’alba della Seconda Era, Morgoth fu sconfitto e Sauron, il suo luogotenente, si era salvato e per non doversi sottomettere al giudizio dei Valar, si era rifugiato nella Terra di Mezzo: il Male lentamente stava affondando ancora una volta i suoi artigli nella Terra di Arda. Sauron difatti in quel periodo riacquistò ben presto il suo aspetto potente e splendido e covando ira malvagia, si presentò ad Elfi e Uomini come un grande dispensatore di doni: molti nomi aveva in quel periodo e Annatar era uno di quelli. Chi conosce i testi, soprattutto quelli antecedenti Il Signore degli Anelli, sa che “Il Signore dei Doni” è colui che ingannerà gli Elfi nella creazione degli Anelli del Potere e a quanto pare, con questa ultima puntata, quell’Annatar si è palesato a tutti gli effetti.

Lo stregone e i suoi amici Pelopiedi

Ma prima di addentrarci nello specifico di Sauron/Annatar andiamo con ordine facendo un passo indietro raccontando la storyline dello Stregone, i Pelopiedi e le demoniache sacerdotesse devote a Morgoth. Il mistero che avvolge lo stregone viene presto svelato direttamente dalle sacerdotesse che dopo averlo scambiato per Lord Sauron, comprendono che il suo potere è differente ed è uno degli Istar. La parte debole di questa vicenda è forse rappresentata dalle tre sacerdotesse, in alcuni casi potentissime e temibili e in altri casi “meno credibili”, ma tutto era collegato per arrivare alla chiusura del cerchio Hobbit-Gandalf…ehm Harfoots-The Stranger.

La parte dedicata allo stregone e i suoi amici Pelopiedi era la più rischiosa, ma a conti fatti la reputo quella più interessante.

Tutto ciò che accade all’interno della comunità dei Pelopiedi è un qualcosa che anticiperà gli usi e costumi degli hobbit della Contea, i loro caratteri, i loro limiti e anche i loro pregi e questo è senza dubbio un punto a favore per la scrittura di questa storyline. Ci sono state delle strizzate d’occhio alla trilogia di Jackson? Assolutamente sì, e probabilmente sono figlie dei nostri tempi, dove il citazionismo (soprattutto nel linguaggio cinematografico) è alla base di una scrittura di un prodotto di consumo, detto ciò possono solo che evidenziare i punti di contatto con gli hobbit più famosi di sempre, quindi direi che sono approvate anche le citazioni.

Gli Anelli del Potere- episodio 8, la recensione:

Ma torniamo al nostro stregone ed Istar. Appurato che la cronologia è stata rimescolata a favore dello show, la storia degli Istari inizia mille anni dalla fine della Seconda Era, nella quale una lenta decadenza si stava diffondendo nella Terra di Mezzo. Le vite dei Numenoriani si iniziavano ad accorciare, i Nani vagabondavano privati dai loro tesori e spodestati dalle loro montagne e gli Elfi, vivevano ormai più nelle memorie del passato che per un futuro roseo di condivisione con gli altri popoli. E’ proprio in quel momento che i Valar decidono di inviare un “aiuto”: dall’Ovest giunsero gli Istari e grande fu da subito il mistero che avvolse la loro venuta. Nei Racconti Incompiuti, il capitolo dedicato agli Istari recita in questo modo:

Fu deciso di mandare tre emissari nella Terra di Mezzo. Chi sarebbe andato? Essi dovevano infatti essere potenti, pari a Sauron, ma dovevano dimenticare la potenza e vestirsi di carne in modo da trattare alla pari con Elfi e Uomini e guadagnarsene la fiducia […] Ma si fecero avanti due altri: Curumo che fu scelto da Aule e Alatar, che venne inviato da Orome. A questo punto Manwe chiese dove fosse Olorin. E Olorin che era vestito di grigio e testè tornato da un viaggio era andato a sedersi un po’ in disparte nell’adunanza, chiese che cosa Manwe volesse da lui […].

Chiaramente questo viaggio potrebbe essere la sua permanenza nella Terra di Mezzo insieme alla comunità degli Pelopiedi nella Seconda Era, viaggio che lo porterà a Rhun, luogo che realmente verrà visitato da Gandalf all’inizio della sua insediazione. Dopotutto il nostro straniero venuto dal cielo è riuscito ad instaurare un rapporto privilegiato con gli amici Pelopiedi oltre che avere dei poteri inglobati col mondo della natura, gli alberi sembrano ascoltarlo e seguirlo nelle sue azioni e riesce a comunicare con le altre creature tra le quali le lucciole: insomma un Olorin/Gandalf a tutti gli effetti. In più per creare un universo condiviso (come Marvel insegna) c’è bisogno di citare e portare lo spettatore sempre più al di dentro del progetto ed ecco sbucare la battuta dello stregone a Nori che riprenderà millenni più avanti con Merry nelle miniere di Moria:

C’è un odore dolce nell’aria da questa parte, in caso di dubbio, Elanor Brandyfoot, segui sempre il tuo naso

L’aria non ha un odore così disgustoso quaggiù… In caso di dubbio, Meriadoc segui sempre il tuo naso

Gli Anelli del Potere- episodio 8, la recensione:

L’Oscuro Signore e la creazione di nuovi gioielli

La serie tv si chiama “Gli Anelli del Potere” e da come si erano messe le cose non pensavamo di poter vedere la creazione di uno dei gioielli che tanto faranno scalpore nella Terra di Mezzo, tuttavia quando un sottotenente di Morgoth è in giro per le terre di Arda, sotto altre mentite spoglie, tutto può accadere. Il cliffanger che tutti aspettavano, la rivelazione dell’Oscuro Signore non si fa attendere più di tanto. Già dai primi sguardi che lo stesso Halbrand dona al fabbro degli Elfi Celebrimbor, si poteva presagire alla conclusione finale, il tutto confermato con quella frase sussurrata:

Prendilo come mio dono

Sheldon Cooper avrebbe utilizzato la citazione “te l’avevo detto” perchè sia io che la mia collega Valentina Ariete (più volte ricordato anche nelle live di #BingeWatchers) avevamo il sentore che quel naufrago, miracolosamente sfuggito alla morte dell’attacco del verme marino nel Belegear, con quel suo sguardo sempre molto enigmatico e affabile con chiunque gli si presenti vicino e soprattutto sempre nel luogo giusto al momento giusto, non era solo un re delle terre del sud: sarebbe diventato il padrone incontrastato di quelle terre ormai con il nome di Mordor. I giochi sono fatti, Sauron l’ingannatore, Sauron il mutaforma, Sauron discepolo di Aule per quanto riguarda le arti della forgiatura, si trova nell’Eregion accanto a Galadriel ed Elrond. Chiaramente questa è un’interpretazione in quanto nei testi Tolkien descrive molto bene l’arrivo di Sauron vicino a Celebrimbor, arrivo che verrà celato sotto le spoglie di Annatar Il Signore dei Doni, ma la serie ha voluto raccontare un nuovo punto di vista, una visione di una stessa situazione, ma sotto un’interpretazione differente: una rivoluzione? Forse sì, ma è così che funziona: la tradizione diventa tale anche grazie al tradimento e in qualche modo va valutato questo “tradimento” se è stato fatto con alla base lo spirito del suo autore oppure solo fanatismo.

La storia della Seconda Era, e di questa serie-tv, è quella di un progetto ambizioso con un cuore totalmente tolkieniano, più di quello che si possa pensare.

Tornando all’Oscuro Signore, che è riuscito ad ingannare colei che lo stava cercando e che ha rifiutato addirittura Valinor per poter difendere la Terra di Mezzo, è un personaggio ancora non propriamente “malvagio”. Nel limbo onirico, alla Inception, nel quale Sauron trascina la stessa Galadriel (tentandola per tre volte…non un numero a caso) gli suggerisce come la sconfitta di Morgoth lo abbia liberato, donandogli finalmente respiro, e come il suo obiettivo sia la salvezza della Terra di Mezzo, che però Galadriel intuisce che non si tratta di salvezza, ma di dominio.

Ovviamente in origine Sauron non era malvagio. Egli era uno ‘spirito’ corrotto dal primo Oscuro Signore, Morgoth. Quando Morgoth fu sconfitto, a lui fu data la possibilità di pentirsi, ma non riuscì ad accettare l’umiliazione dell’abiura e di implorare il perdono; e così il suo mutamento temporaneo verso il bene e la benevolenza finì in una ricaduta anche peggiore, finchè egli divenne il principale rappresentante del Male nelle ere successive. Ma all’inizio della Seconda Era aveva ancora un aspetto bello, o poteva assumere una bella forma visibile, e non era in effetti completamente malvagio.

J.R.R Tolkien, lettera a Peter Hastings

Il personaggio di Sauron è complesso e lo stesso attore Charlie Vickers ha confermato che lo studio delle lettere di Tolkien (insieme l Silmarillion, Racconti Incompiuti, The History of Middle Earth e poi Lo Hobbit e la trilogia) gli hanno donato linfa per interpretare al meglio le sfaccettature dell’Oscuro Signore. La citazione che farà alla Galadriel del futuro quando “potresti diventare una regina bella come il mare e il sole. Più solida delle fondamenta della terra” è la seconda grande strizzata d’occhio alla trilogia di Jackson.

Fan-service? Sì e no, un’altra carezza a quei fan così affezionati alla trilogia più importante della storia del fantasy.

Sauron è uno dei tanti nomi, lo ricordiamo anche come Mairon, Annatar, Aulendil , Gorthaur il Crudele, Thauron e in questa serie tv è Halbrand ed era di per sé un sognatore, un vulcano di idee, di visioni, di prospettive chiaramente tutte devote alla parte oscura del mondo e della vita. Una persona che empatizzava con le sofferenze altrui, ma che si batteva fino allo stremo per un singolo anello. Secondo gli scritti di Tolkien è stato detto che se mai nel suo cuore buio Morgoth nutrì fiducia verso qualcuno, questi fu senza dubbio Sauron e probabilmente la fiducia era reciproca. Ma a differenza del suo padrone che aveva lo scopo di distruggere e portare oscurità in tutta Arda, Sauron aveva una strategia più fine in quanto il suo maggiore interesse era assoggettare l’intero mondo che lo attirava. Sognava il potere di Eru Iluvatar e cercò perennemente un modo per ottenerlo.

Nella sua vita ingannò chiunque, promise qualsiasi cosa, cambiò forma e aspetto, fino a tradire Celebrimbor, al quale fece forgiare degli Anelli che scrissero le pagine più cupe della Terra di Mezzo.

Gli Anelli del Potere- episodio 8, la recensione:

Dopo il vorticoso incontro tra Galadriel e Halbrand/Sauron rimane in sospeso la questione forgiatura degli oggetti e degli anelli. La stessa dama elfica propone di forgiare tre anelli destinati unicamente agli a loro

Uno corromperà sempre, due divideranno. Con tre c’è bilanciamento

La creazione degli anelli è stata ribaltata, Tolkien scrive che Annatar insegnò ai fabbri elfici dell’Eregion, sotto la guida di Celebrimbor, come forgiare gli anelli. Nei testi Annatar suggerì agli Elfi che attraverso tali strumenti avrebbero potuto incanalare il loro potere per cercare di preservare la bellezza della Terra di Mezzo, così da salvarla dalla corruzione del Male e renderla in tal modo simile alla stessa Valinor. Nei Racconti incompiuti inoltre Tolkien racconta che i Sette anelli dati ai Nani furono creati prima dei Nove e che lo stesso Annatar aiutò Celebrimbor, sia nella creazione dei Sette che dei Nove, pertanto è probabile che i loro poteri e i loro effetti sui portatori siano simili anche se la razza che fu corrotta in modo totale fu quella degli Uomini. I Tre anelli degli Elfi tuttavia erano diversi dagli altri, poiché creati dal solo Celebrimbor con scopi diversi dalla linea di pensiero di Annatar e Sauron stesso presumibilmente non si accorse della loro creazione fino al fatto compiuto.

L’anello dominante dove Sauron (come Feanor fece con i Silmaril) infonde tutto se stesso è una delle storie più belle scritte da Tolkien: l’Unico Anello (come i Silmaril) non è un oggetto, ma una creatura a tutti gli effetti con tutta la potenza che gli viene donata dallo stesso creatore.

Gli Anelli del Potere- episodio 8, la recensione:

Negli scritti si specifica che gli anelli degli Elfi furono fatti alla fine, nella serie sono i primi creati, il risultato finale ancora non lo conosciamo in quanto abbiamo solo adesso capito che l’Oscuro Signore si sta muovendo e probabilmente tornerà più avanti nell’Eregion per realizzare gli altri anelli.

In conclusione questo ottavo episodio è tra i migliori della serie, per ritmo, coinvolgimento musicale, messa in scena e soprattutto voglia di chiudere alcune vie per poter spalancare la Terra di Mezzo a delle future stagioni di intrighi, morte e grandi viaggi. Una conclusione meno epica, ma molto più emozionale chiusa perfettamente con la poesia dell’anello che ricalca in modo concreto la creazione degli anelli:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra

Gli Anelli del Potere- episodio 8, la recensione:
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