Quasi un terzo degli statunitensi crede alle bufale sul coronavirus

Il 30 per cento dei cittadini USA crede alle bufale ed è convinto che il coronavirus sia stato creato in laboratorio.

Stando a uno studio pubblicato recentemente da Pew Research Center, tre statunitensi su dieci sono convinti che le teorie complottiste su Covid-19 corrispondano al vero. Un significativo tasso di disinformazione causato dalle incoerenti comunicazioni dell’amministrazione Trump e da un basso livello di istruzione, ma anche da un atteggiamento giornalistico tutt’altro che deontologico.

 

videocamera per telegiornali

 

Con 8.914 intervistati provenienti da vari background culturali, la ricerca ha registrato che solo il 43 per cento di loro sia convinto della genesi naturale del virus. Il 23 per cento ha dichiarato che la pandemia sia stata scatenata volontariamente, il 6 per cento ha suggerito si sia trattato di un incidente di laboratorio, l’1 per cento ha sostenuto che il virus sia semplicemente una fake news.

La teoria del “virus cinese” sembra ammaliare molto anche la destra razzista, ovvero il pubblico prediletto dai vari programmi di infotainment che rilanciano acriticamente la narrativa sinofobica prodotta da Donald Trump.

Guardando ai dati, si nota che il profilo di chi crede alle bufale sul coronavirus tende a combaciare con quello dei soggetti a rischio: bassa scolarizzazione, reddito contenuto e appartenenza a minoranze etniche. La teoria del “virus cinese” sembra ammaliare molto anche la destra xenofoba, ovvero il pubblico prediletto dai vari programmi di infotainment che rilanciano acriticamente la narrativa prodotta da Donald Trump.

Nonostante la disinformazione rampante e il sensazionalismo dei notiziari statunitensi, il 70 per cento dei cittadini americani è soddisfatto del modo in cui i dati su Covid-19 vengono riportati dalle televisioni, il che evidenzia criticità sistemiche nel modo stesso in cui viene vissuto il giornalismo d’oltreoceano.

 

 

In Italia abbiamo statistiche diametralmente opposte: il 70 per cento dei cittadini denuncia l’inefficienza dei tradizionali canali di informazione, con quasi il 60 per cento che valuta i giornalisti come più intenti a mendicare click che a fornire notizie. Risultati che sicuramente fanno riflettere sul modello adottato dal sistema editoriale che, vistosi tagliare molti dei contributi pubblici, è da almeno un decennio in crisi finanziaria.

Provato che i programmi di news non sono considerati attendibili, gli italiani cercano di tenersi aggiornati affidandosi alla Rete, cadendo così dalla padella alla brace. Stando a dati Censis, di tutti coloro che navigano su internet, più della metà ha dato credito a notizie false. Particolarmente vulnerabili sono gli utenti under 30: quasi il 50 per cento di loro ha infatti eletto Facebook a principale fonte di informazioni.

 

 

 

 

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