Locke & Key

Locke & Key

Abbiamo visto in anteprima la nuova serie Netflix fantasy Locke & Key, tratta dall’omonima graphic novel scritta da Joe Hill e illustrata da Gabriel Rodriguez. La serie sarà disponibile sulla piattaforma dal 7 Febbraio, ed ecco la nostra recensione.

Locke & Key va ad unirsi alla scuderia di serie tv tratte da graphic novel su cui Netflix sta puntando da qualche tempo. In questa recensione andremo a vedere quali sono gli aspetti positivi di questo tipo di operazione e quali, invece, gli aspetti negativi che, inevitabilmente, vanno a minare un po’ l’anima, l’essenza, del prodotto originale.

Se lo scorso anno con Umbrella Academy avevamo trovato un prodotto che sicuramente aveva adoperato diverse scelte e cambi, ma che nell’anima sapeva essere fedele al fumetto originale scritto da Gerard Way e disegnato da Gabriel Bá; nel caso di Locke & Key le scelte fatte vanno, inevitabilmente, a cambiare le stesse atmosfere e mood creato da Joe Hill.

 

 

Dal figlio di Stephen King non possiamo che aspettarci un’opera degna di questo cognome

Dal figlio di Stephen King non possiamo che aspettarci un’opera degna di questo cognome. Tetra, profonda, dalle sfumature horror e che riflette molto sul concetto di morte, sul superamento del lutto, sull’ossessione e i legami di sangue. Locke & Key è un’opera complessa, intrigante, che se in un primo momento potrebbe sembrarvi una storia debole, più si va avanti con i capitoli, più ci si rende conto che il lavoro di Hill, unito anche al tratto deciso e marcato di Rodriguez, è qualcosa di estremamente complesso e, a tratti, anche disturbante.

Le atmosfere sono tipicamente quelle di un horror, con tavole anche abbastanza dure e scene di violenza molto forti. Il tutto ruota attorno ai tre giovani orfani Locke, gli adolescenti Tyler e Kinsey e il piccolo Bode. I tre, dopo la violenta morte del padre, assieme alla madre Nina si trasferiscono nella fittizia città di Lovecraft per andare a vivere nella casa di famiglia dei Locke, la Key House.

 

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Locke & Key

 

 

Key House
E fin qui la serie tv Netflix, creata dallo stesso Hill, è particolarmente fedele alla storia originale, a parte per il nome della città che viene cambiato in Matheson.

Se Kinsey e Tyler sono troppo impegnati a combattere con i loro fantasmi interiori e, in particolar modo, con il lutto del padre; il piccolo Bode inizia ad esplorare la nuova, gigantesca e misteriosa casa, attratto soprattutto da un pozzo poco fuori la villa dove una strana donna sembrerebbe essere intrappolata. E sarà proprio a causa di questa voce che il bambino farà per la prima volta conoscenza con il più grande mistero della Key House: le sue chiavi.

 

Chiavi Locke And Key

 

Si, perché per ogni mistero all’interno della villa c’è una chiave e per ogni chiave c’è un potere molto particolare che, gli orfani Locke, scopriranno sulla stessa pelle.

 

 

Dalla fumetto alla serie: tanto teen, poco horror

Locke & Key si presenta, quindi, come una serie d’avventura di genere fantastico. Uno di quei titoli che, sicuramente, da bambini avremmo amato follemente, un po’ come uno di quei film passati la domenica pomeriggio su Italia 1.

 

Locke & Key

 

Locke & Key si presenta come una serie d’avventura di genere fantastico

Netflix decide di sfruttare le potenzialità di questa storia, allargando le sue atmosfere ad un range che sembra voler strizzare l’occhio più alle famiglie che all’appassionato del fumetto originale. Si, perché se dal punto di vista della storia i cambiamenti sono minimi, se scivoliamo nel cuore di questi dieci episodi da circa un’ora ciascuno, possiamo renderci conto fin dal pilot che le suggestioni più horror e dark che caratterizzano la graphic novel vengono sacrificate per delle atmosfere più fantasy, dai lati smussati e dal tocco soft.

Netflix confeziona con Locke & Key una favola dark. Un’avventura un po’ vintage che da un lato incuriosisce chi la vive, ma dall’altro conduce piccoli brividi lungo la schiena.

La paura dell’ignoto ma, al tempo stesso, l’eccitazione del mistero, di quello che potrebbe esserci dietro l’ennesima chiave ritrovata.

 

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Locke & Key

 

Sembra quasi di vedere la serie dagli occhi del più piccolo tra i protagonisti, appunto Bode, come se fossimo in un suo sogno, in bilico tra l’onirico e l’incubo. Se questo può rappresentare un vantaggio, allargando appunto il target potenziale di questo prodotto e arrivando a più persone possibili, al tempo stesso lascia un po’ dispiaciuti per il non aver potuto, o saputo, sfruttare le reali potenziali di un fumetto come quello di Joe Hill.

Nonostante quindi una tendenza, fin troppo usata da Netflix, nel voler andare sul sicuro senza osare il passo più grande e coraggioso

Nonostante quindi una tendenza, fin troppo usata da Netflix, nel voler andare sul sicuro senza osare il passo più grande e coraggioso, Locke & Key risulta essere un prodotto comunque godibile, convincente e appassionante (soprattutto se siete completamente a digiuno del suo fumetto); una serie da guardare rilassati sul divano, abbracciati e avvolti da un plaid, ma che oltre la visione di quel momento non va. Sicuramente un pubblico più giovane potrà farsi trasportare un po’ di più dalle atmosfere magiche rappresentate dallo show, ma parliamo comunque di un prodotto che rasenta l’essere il teen drama.

 

Locke & Key

 

Ed è in questo che Locke & Key si allontana di molto, per non dire del tutto, dal suo fumetto, sicuramente precludendosi il vero favore dell’appassionato.

 

 

Un parco giochi che non osa mai

Andando a curiosare, invece, nel cuore dell’aspetto tecnico, non c’è poi molto di cui lamentarsi. Pur essendo nei toni una serie un po’ nostalgica, che forse avrebbe rapito il cuore degli adolescenti degli anni ’90, ma che sulle generazioni moderne potrebbe non avere tutta questa attrattiva, la serie è realizzata in modo soddisfacente. Gli effetti speciali non sono mai posticci, anzi mantengono una certa armonia con il mood fantastico del titolo, senza però mai estasiare o stupire. Anche qui si vuole andare sul sicuro, preferendo un lavoro discreto rispetto al rischio di un lavoro più controverso ma con meno possibilità di riuscita.

 

Locke & Key

 

Tutti i parco giochi del mondo sono meravigliosi di giorno, ma cosa accade di notte?

Quello che viene creato è proprio un mondo dei sogni; anzi, forse più corretto dire un parco giochi. Tutti i parco giochi del mondo sono meravigliosi di giorno, ma cosa accade di notte? Sembra quasi che un sortilegio cada su di loro. Al calar della notte diventano posti tetri, da brividi. Ed è esattamente questo il tipo di atmosfera che possiamo respirare all’interno di Locke & Key, aggirandoci con i protagonisti entro i confini della Key House. Questo grazie anche al tipo di fotografia e palette di colori usati per la serie stessa, che giocano a favore di questo tipo di mood che prepotentemente prende sempre più vita.

Sembra quasi di trovarsi in una versione molto più leggera (ma molto molto) di Poltergeist. Solo che qui le vere presenze sono racchiuse all’interno delle chiavi disseminate per tutta la casa; e, tra queste, ce n’è una, la più potente di tutti che diventa, lasciatemelo dire, la vera chiave di volta per tutto il racconto.

 

Locke & Key
Al di là della atmosfere, ciò che più viene perso dal fumetto alla serie è il lato metaforico sul quale Hill voleva far soffermare il suo lettore, un po’ come papà Stephen.

La serie, in questo caso, è più sempliciotta e superficiale. Si, indubbiamente bisogna leggere tra le righe del racconto, ma il messaggio è tanto palese e quanto lampante. Non particolarmente nascosto o complesso, questo rende il racconto meno intrigante.

Nota di merito per il cast di interpreti, in particolar modo per i giovani protagonisti

Nota di merito per il cast di interpreti, in particolar modo per i giovani protagonisti: Jackson Robert Scott (Bode), Connor Jessup (Tyler) e Emilia Jones (Kinsey); in particolar modo l’interpretazione che più convince è quella del piccolo Scott, che aveva già visto in IT – Capitolo 1 nel ruolo di Georgie ma che abbiamo realmente apprezzato in The Prodigy.

Al coro si unisco anche gli altri co-protagonisti compagni di avventure del trio che, un po’ come gli stessi perdenti di IT di King, si ritrovano ad affrontare una minaccia più grande di loro, insediata nelle stesse fondamenta della casa dei Locke e dall’aspetto conturbante, ovvero Dodge, interpretata dalla bravissima Laysla De Oliveira.

 

Locke & Key

 

Tra i pochi volti più conosciuti, invece, nel mondo degli adulti troviamo quello di Darby Stanchfield nelle vesti di Nina Locke e quello di Sherri M. Saum nei panni di Ellie Whedon, a sua volta coinvolta fino al collo nei misteri sempre più fitti della Key House.

Ben assortito ed armonioso, il cast di Locke & Key ha lavorato bene tanto sui propri personaggi quanto sul racconto in sé per sé

Ben assortito ed armonioso, il cast di Locke & Key ha lavorato bene tanto sui propri personaggi quanto sul racconto in sé per sé; e si, di tanto in tanto qualche forzatura nei dialoghi o nella storia stessa sarà facile da trovare, ma gli attori sono riusciti a trovare una loro dimensione per rendere comunque il tutto il più scorrevole possibile.

 

 

In conclusione quello che possiamo evincere da quanto detto su Locke & Key è che ci troviamo di fronte ad uno degli ennesimi prodotti ad alto potenziale su cui, purtroppo, Netflix decide di partire con il freno a mano. Una serie che va oltre il guilty pleasure, proponendosi come un prodotto godibile e che sicuramente fa riflettere molto sul concetto di famiglia e di unione, ma che proprio per questo motivo decide di puntare al pubblico mainstream con una storia fantasy che va sul sicuro e non vuol osare, non vuole essere coraggioso, tradendo completamente i toni audaci, feroci e violenti del fumetto da cui viene tratto.

 

Locke & Key è disponibile dal 7 Febbraio su Netflix.

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