Pixels: la rivincita degli arcade al cinema

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Nel 2010 un certo Patrick Jean ha portato sul piccolo schermo del mondo dell’internet l’invasione di New York per mano dei… Pixels! Un sogno arcano, perdonate il gioco di parole, di tutti gli incalliti arcaders anni ottanta.

Cinque anni più tardi, quel piccolo corto di 2:35 minuti diventa un lungometraggio di 100 minuti, per mano di uno degli sceneggiatori che ha più segnato l’action-comedy anni ’80, Chris Columbus (Mamma ho perso l’aereo, L’uomo bicentenario, i primi due film della saga di Harry Potter).

Intrigato più che mai dalla sceneggiatura di Tim Herlihy e Timothy Dowling, Columbus si butta nel mondo 8 bit dei videogiochi che hanno conquistato i trentenni/quarantenni di adesso, regalando una divertente e nostalgica immersione in quel ‘vecchio’ mondo, dando comunque la possibilità di divertimento ed intrattenimento anche chi di quel mondo ne ha solo sentito parlare.

 

pixels-locandinaPixels, USA 2015, 100 min.

Regia: Chris Columbus
Sceneggiatura: Tim Herlihy and Timothy Dowling
Con: Adam Sandler, Kevin James, Michelle Monaghan, Peter Dinklage e Josh Gad
Prodotto: Happy Madison / 1492 Pictures
Distribuito: Warner Bros. Entertainment Italia
Nelle sale dal 29 Luglio.

 

1982. Sam Brenner (Adam Sandler) è un ragazzino appassionato di videogiochi. Accompagnato dall’inseparabile e goffo Will Cooper (Kevin James) e dall’occhialuto cocco di nonna perdutamente innamorato di Lady Lisa (eroina di un fittizio videogioco di nome Dojo Quest) Ludlow Lamonsoff (Josh Gad), gioca la partita della vita a Donkey Kong contro l’insopportabile ed irritante  Eddie “The Fire Blaster” Plant (Peter Dinklage che lascia le vesti più adorabili di Tyron Lannister). Il filmato di questo storico torneo verrà, niente meno che, sparato nello spazio.

Trentatre anni dopo (no, non c’è alcun riferimento religioso), il caso vuole che una razza aliena sconosciuta interpreti il video come una dichiarazione di guerra da parte della razza umana, ed attacchi una base americana con… Galaga.

Come in ogni videogioco che si rispetti le possibilità di vita sono solo tre e la terra ne ha già persa una. L’attuale, ed impopolare, presidente degli Stati Uniti, Will Cooper (si, il ragazzetto goffo) sarà ‘costretto’ ad affidare la missione al suo storico duo di nerd: Sam, tecnico di una bislacca compagnia di apparecchi elettronici di nome ‘Nerd’, e Ludlow, ancora occhialuto, cocco di nonna e perennemente innamorato di Lady Lisa. Alla battaglia si aggiungeranno il colonnello Violet Van Paten (Michelle Monaghan) e l’ormai galeotto, ma dall’animo e look anni ’80, Eddie.

 

Violet Van Patten (Michelle Monaghan), Sam Brenner (Adam Sandler), Ludlow Lamonsoff (Josh Gad) and Eddie Plant (Peter Dinklage)

Violet Van Patten (Michelle Monaghan), Sam Brenner (Adam Sandler), Ludlow Lamonsoff (Josh Gad) and Eddie Plant (Peter Dinklage)

 

Diciamolo pure, tutti appena abbiamo sentito il nome Adam Sandler associato alla parola pixels abbiamo un po’ (tanto) storto il naso. Dopo il successo di Ralph Spaccattutto, inoltre, tentare un lungometraggio sul mondo dei pixel, rappresentava sicuramente un suicidio bello e buono. Eppure Pixels ha sorpreso davvero i più, risultato un film estivo godibile e divertente, colpendo maggiormente il pubblico di nostalgici degli arcade anni ottanta, ma coinvolgendo anche i giocatori più giovani. Pixels è capace di far incontrare due generazioni differenti, facendole interagire proprio come all’interno di un videogioco.

Il film parte con una buona grinta, introducendoci subito in un modo che, per forza di cose, rapisce. Nonostante diversi buchi di trama, quasi tutti ricollegabili alla cassetta lanciata nello spazio e la razza aliena per nulla mostrata o spiegata; un finale un po’ stucchevole e buonista con una battaglia che poteva dare molto di più; Adam Sandler che, in fondo, non da il peggio di sé e riesce addirittura a non forzare e spingere il suo personaggio fino all’eccesso ma stare quasi sempre sul pezzo con una simpatia naturale; i cliché sul “nerd”, al quale però eravamo tutti preparati, e un 3D abbastanza inutile; Pixels si fa volere bene proprio per i suoi veri protagonisti: i videogiochi. Columbus ha affermato:

“Senza questi personaggi leggendari il film non si sarebbe potuto fare!” 

E infatti, il vero segreto di Pixels sta nel suo coinvolgimento a 360° non solo dei personaggi principali e secondari umani, i quali interagiscono perfettamente in questo mondo totalmente surreale, ma anche e soprattutto dei videogiochi, indiscussi protagonisti del film.

 

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Il lavoro artistico, tecnico e storico che risiede dietro la pellicola fa sì che PAC-MAN, Space Invaders, Donkey Kong, Centipede, Galaga, Frogger, e anche il piccolo Q*bert non siano solo un mero mezzo di compiacimento per lo spettatore, ma dei veri e propri personaggi a tutti gli effetti.

Su questo la produzione ha avuto indubbiamente man forte dalle principali compagnie di creazione dei videogiochi, come: Atari; Konami; Bandai Namco; Nintendo; Sony; etc. In questo modo non si è cercato di dare un’interpretazione nuova e diversa ai questi videogiochi ma di dotargli di una vita propria, non solo attraverso la tridimensionalità, ma anche dalla stessa luce emessa da ogni pixel. I videogiochi interagiscono attivamente con gli esseri umani e possono essere anche piuttosto cattivi, vanificando l’intento dei loro creatori.

A questo proposito davvero significativa è la scena con Toru Iwatani (il quale però non si è prestato per questo brevissimo cameo) ed il suo adorato “bambino” PAC-MAN, creato non ai fini di avere un gioco colmo di violenza ma l’esatto opposto.

 

 

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Ciò che rende Pixels un lavoro gradevole, è l’essere riusciti a rappresentare gli anni ottanta, e i videogiochi in questione, non come una mera sequela patinata di cliché su cliché adornati da trashume e umorismo spicciolo americano, per ciò che sono stati veramente: icone di una cultura pop ancora viva nell’animo delle generazioni passate.

In questo si distingue moltissimo lo stile di Columbus, celebre in particolor modo per essere stato la penna di capisaldi del cinema anni ottanta come: I Goonies (di cui si vocifera un probabile remake) e Gremlins. L’intera atmosfera di Pixels è densa di un gusto retrò, in bilico tra l’action-comedy dell’epoca e l’ironia americana di adesso, di cui portavoce è l’odiato/amato Adam Sandler.

 

 

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Se non si è stati, o non si è, amanti di tutta la cultura ad 8 bit, è inevitabile perdere qualcosa all’interno del film. Pixels, partendo già dal corto da cui nasce, è un film ricco di citazioni ed umorismo nerd.

Al tempo stesso cerca, in ogni caso, di distaccarsi dal sua fonte di ispirazione, allargandosi ad un target più vasto. Vuole essere un film per tutti, ed a modo suo ci riesce. Aspettatevi delle vere chicche dello scorso secolo come portavoce di questa sconosciuta razza aliena.

“Non è solo logica.
Devi essere lui e non voler morire.”

Non è solo logica. Devi essere lui e non voler morire.

In questa frase, pronunciata per ben due volte dal figlio di Violet, unico vero rappresentate della società moderna videoludica, possiamo ritracciare un po’ il tema secondario del film. Andiamo un po’ oltre la sola celebrazione del videogioco, che indubbiamente ne fa da padrona, e cerchiamo di scavare un po’ a fondo, per quanto possibile sia.

È come se Pixels volesse, se vogliamo in modo pretenzioso e grossolano, riassumersi nella metafora della vita stessa;

ovvero, quando smetti di essere bambino e segui tutto secondo uno schema. Sam, invece, non è mai riuscito a distaccarsi da quegli schemi ed è forse proprio questo che gli ha costato quella clamorosa sconfitta nel 1982 in Donkey Kong. Eppure non a tutto c’è uno schema. Bisogna anche sapere prendere la vita a piede libero, soprattutto quando il gioca vale la candela.

E ciò che cerca di far comprende a Sam è la capacità dei videogiochi di moderni di far immedesimare il giocatore nel suo stesso personaggio, muovendolo solo per un unico motivo: sopravvivere.

E così come il corpo militare della Casa Bianca dovrà affidarsi all’esperienza di due quarantenni nerd incalliti, Sam e Ludlow, così Sam dovrà affidarsi per la prima volta al suo istinto e riuscire lì dove ha fallito in passato: superare il livello ed andare avanti, prendendosi il suo personale riscatto nei confronti della vita (o semplicemente in quelli di Donkey Kong).

 

 

Donkey Kong in Columbia Pictures' PIXELS.

 

 

La chiamata alle armi dei “nerd”, anche se questa parola piace e non piace all’interno del film per il suo troppo abuso, è ciò che potrebbe sembrare Pixels; ma, per come si sviluppa l’intero film, sarebbe più corretto definirlo ‘rivincita degli arcade’.

Poteva essere meglio?
Su questo non ci piove.
eppure, poteva essere peggio…

(poteva piovere!? NdC2)

La catastrofe era davvero dietro l’angolo, e questo Pixels sarebbe potuto essere un enorme cascata di trashume detestabile ed insopportabile, nonché l’ennesimo buco nell’acqua attuale di Columbus.

Fortunatamente, nonostante i diversi problemi di sceneggiatura, il poter osare sicuramente di più sul finale, un’accennata – ma molto scarna – critica alla politica americana, e una cura non sempre convincente nella colonna sonora (nonostante sia per mano di Henry Jackman), è un film soddisfacente per ciò che rappresenta: una celebrazione della cultura pop anni ottanta che renderà malinconici i giocatori di un tempo e più incuriositi, e forse anche divertiti, quelli più piccoli di adesso.

 

 

Pixels sarà e in tutte le sale italiane dal 29 Luglio 2015.

 

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