Il Giappone è in un momento difficile: ha ordinato milioni di dosi di vaccini contro Covid-19, ma non ha le siringhe con cui iniettarle.
Vista la situazione emergenziale, il Primo Ministro Yoshihide Suga ha chiesto a tutte le aziende specializzate una mano a risolvere la faccenda, ma una riorganizzazione delle fabbriche potrebbe richiedere mesi e il Paese si troverebbe nel frattempo a rallentare il piano vaccinale.
Considerando nuove varianti, le emergenze nostrane e le altre mille preoccupazioni, perché curarsi proprio del Giappone? Perché il Giappone ha ancora in ballo le Olimpiadi che erano originariamente previste per il 2020, un evento sportivo epocale che il Paese asiatico non vuole assolutamente mancare.
Non solo, l’Amministrazione nipponica è sempre stata chiara nello specificare che vuole che le gare possano essere seguite anche in presenza, cosa che rende quanto mai indispensabile l’implementazione di un piano sanitario ineccepibile.
Il Ministro Suga è riuscito a contrattare 144 milioni di dosi dei vaccini Pfizer, quanto basta per coprire 72 milioni delle 126 milioni di persone che che abitano il Giappone, tuttavia nei magazzini non ci sono le siringhe di precisione, utili a ricavare una dose “extra” da ogni fiala del medicamento.
Ora come ora, la nazione rischierebbe di perdere un quinto delle dosi comprate o, in alternativa, di fermare temporaneamente le iniezioni. Il numero di infezioni locali è tutto sommato contenuto, ma l’assenza di vaccinazioni imporrebbe comunque un rallentamento dell’intero ecosistema professionale, quindi anche di quello organizzativo delle Olimpiadi.
Una brutta gatta da pelare per Suga che, complice la sua scarsa popolarità nella nazione, è costretto a valutare come risolvere efficacemente la situazione, ma senza avere mezzi per poterlo fare.
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