Incredibile, ma vero: il Tribunale civile è riuscito a forzare le policy di Apple, obbligando l’azienda a condividere i dati del cloud.
La Big Tech statunitense è estremamente restia all’idea di sbloccare i propri prodotti, tuttavia la sentenza appena emessa parla chiaro: le sue norme contrattuali, basate sul codice legislativo statunitense, non possono ostacolare la legge italiana.
Nel caso specifico, Apple si stava opponendo alla richiesta di due genitori che, avendo perso il figlio in un incidente stradale, avrebbero voluto colmare il vuoto rimasto accedendo al suo iCloud, così da poter recuperare almeno le sue foto.
Il giovane era inoltre uno chef e aveva salvato online tutta una serie di ricette, ricette che ora la famiglia vorrebbe raccogliere per farne una pubblicazione, “un progetto dedicato alla sua memoria”.
Basandosi sull’Electronic Communications Privacy Act, la Big Tech aveva chiesto prova che i genitori potessero definirsi “agenti” del defunto, ovvero ha chiesto l’eventuale documentazione che il figlio avesse firmato un “consenso legittimo” in cui garantiva loro la delega a trattare i suoi dati.
Il tribunale, però, non ha supportato questa posizione e la giudice della I sezione Martina Flamini ha concluso che sia “del tutto illegittima la pretesa avanzata da Apple di subordinare l’esercizio di un diritto, riconosciuto dall’ordinamento giuridico italiano, alla previsione di requisiti del tutto estranei alle norme di legge”.
In altre parole, Apple non può imporre le sue fanta-regole ignorando con disinvoltura le leggi locali.
L’azienda deve quindi cedere foto, video e documenti alla famiglia, il tutto in nome del Codice della privacy sulla tutela post-mortem introdotto nel 2018, il quale permette agli eredi di accedere a simili dati, a meno che non ci sia un divieto scritto da parte del defunto.
La reticenza di Apple è spiegata dal desiderio dell’azienda di voler preservare la narrazione per cui i suoi clienti siano totalmente protetti dall’invasione della loro privacy, cosa che in passato l’ha portata anche a ostacolare regolarmente le indagini dell’FBI.
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