In questa recensione di Lupin vediamo se  Netflix sia riuscita a portare degnamente sullo schermo una storia che si ispira alle opere letterarie di Maurice Leblanc e il suo celeberrimo ladro gentiluomo.

Oggi vi presentiamo la nostra recensione di Lupin, l’attesa e controversa nuova serie TV Netflix arrivata questo venerdì 8 Gennaio sulla piattaforna on demand.

Precisamente sono arrivati i primi cinque episodi – quindi la prima parte – di dieci. La seconda parte arriverà prossimamente su Netflix (ancora non è stata comunicata una data ufficiale).

Diciamo subito per fugare le demenziali polemiche della vigilia: Omar Sy, carismatico e capace attore francese, con Lupin non c’entra proprio niente.

Non dirò troppo per non rovinare uno dei pochi elementi interessanti della serie, ma c’è un motivo se il suo personaggio, Assane Diop, è ossessionato dai romanzi di Arsenio Lupin e a quelli si ispira per le sue attività criminali.

Sì, perché Assane è un ladro, ma il classico ladro dal cuore d’oro che deruba solo i ricchi e gli antipatici, ha un codice morale e un sorriso a 64 denti che non possiamo non trovare irresistibile.

O almeno questo è quello che cercano di dire i creatori della serie.

Peccato che, come saprebbe spiegargli bene anche l’originale Lupin, non è che una moneta di rame spennellata d’oro diventi una moneta d’oro.

Qualunque giudizio si possa esprimere sulla serie francese original della piattaforma di streaming, creata da George Kay (Criminal) e François Uzan (Altro che Caffè), non può prescindere da qualche premessa fondamentale.

 

 

Con questa recensione di Lupin potremmo idealmente inaugurare una rubrica molto utile: le recensioni salvatempo.

Necessario più che mai in questo caso è chiarire chi potrebbe trovarla interessante e chi invece dovrebbe starne alla larga. Il consiglio è quello di leggervi tutto l’articolo, ovviamente, ma cercherò di farvi capire quanto prima se il vostro prezioso tempo deve essere “rubato” da questo Lupin oppure no.

 

 

Siete spettatori che cercano emozioni forti

Ad esempio: siete spettatori che cercano emozioni forti, siete attaccati alla verosimiglianza e vi piacciono personaggi realisti e complessi?Allora è il caso che stiate alla larga da questa serie.

Siete spettatori che si divertono a vedere gesta largamente inverosimili e vi piacciono storie senza troppi fronzoli né troppo complesse? Bene, allora Lupin potrebbe fare al caso vostro.

Il problema di fondo di questo Lupin di Netflix è che ha una scrittura talmente sciatta e superficiale da sembrare il classico prodotto action-comedy anni ’90 francese.

Anzi, in alcuni frangenti sembra proprio di assistere ad un cartone animato vecchia scuola, di quelli destinati ai bambini sotto i 12 anni.

Certo, c’è una certa dose di violenza, ma penso che abbiate capito quello che intendo: poca profondità, risoluzioni semplicissime per situazioni potenzialmente complesse, personaggi che a stento vanno oltre lo stereotipo quando non la macchietta.

 

recensione di Lupin

 

Lupin è un prodotto che nasce vecchio, e parliamoci chiaro: anche se fosse uscito decenni fa, sarebbe risultato un mediocre divertissement per un pubblico di bocca buona.

Il problema, inoltre, è che di action c’è solo qualche raro sprazzo, mentre di comedy forse c’è qualche pallida ombra.

Difficilissimo emozionarsi per un personaggio al quale tutto sembra facile da ottenere – non sempre per merito suo – e che ha per avversari una manica di poliziotti rincoglioniti che, pure questi, sembrano usciti dalle peggiori farse di 30 anni fa.

Anche Wikipedia, nella sua voce internazionale dedicata a questa serie, la definisce “fantasy adventure comedy”.

Fantasy, capito? Perché non può esserci neppure la minima possibilità di prendere anche solo vagamente sul serio quello che vediamo sullo schermo.

Per intenderci, in certi momenti fa proprio pensare che l’intera storia si svolga in un universo parallelo, dove le persone hanno delle invisibili fette di prosciutto sugli occhi.

Me lo avessero detto prima, forse me la sarei goduta di più.

 

recensione di Lupin

 

Non voglio rivelare di più per non fare spoiler, ma credetemi che anche lo spettatore con l’animo meglio disposto non potrà che girare gli occhi al cielo o pensare “Ma come cacchio è possibile?” di fronte ad alcune scelte narrative che hanno fatto gli autori.

Purtroppo anche sul fronte tecnico non c’è nulla di particolare da sottolineare, tra una regia competente e basica e dei valori produttivi che complessivamente, dalle location alla fotografia, veleggiano tra l’accettabile e lo standard.

Sembra infatti che, a parte due o tre sequenze ben girate, gran parte della serie sia stata prodotta “al risparmio”, mostrando meno esterni possibili e stingendo sui personaggi.

Insomma, non proprio il massimo per una serie dal titolo Lupin, che uno si aspetta sorprendente, vivace, sagace, divertente, movimentata.

Invece per uno spettatore che mastica da anni serie di crimine e avventura, tutta la trama finora squadernata appare come una lunga sequenza di luoghi comuni, senza originalità e senza guizzi.

Senza contare alcuni personaggi scritti veramente al minimo sindacale come Claire, la moglie di Assane, una sprecatissima Ludivine Sagnier.

Ce la presentano come indipendente, sveglia e intelligente ma – concedetemi questo non-spoiler, tanto è innocuo – dopo venticinque anni che si conoscono ancora non ha capito che è un ladro.

 

recensione di Lupin

 

Per concludere la nostra recensione di Lupin

Per concludere la nostra recensione di Lupin, possiamo dire che la nuova serie originale di Netflix al massimo è una di quelle piacevoli e superficiali opere da vedere mentre si fa altro, senza il bisogno di prestare particolarmente attenzione.

Un po’ poco per un prodotto sul quale il gigante dello streaming sembrava comunque aver puntato molto.

Confidiamo in una svolta nella seconda metà della serie, anche se il tono e il carattere di questo Lupin sembra già essere scolpito nella pietra… anzi, meglio: modellato nel play-doh.

 

La prima parte di Lupin è disponibile su Netflix