La recensione del sesto episodio di The Boys 2, che incanala il racconto verso il gran finale e finalmente alza l’asticella del ritmo, piazzandosi come la migliore puntata finora di questa stagione.
Possiamo fare a meno di un andamento tra alti e bassi? Di sicuro, ma in questa recensione del sesto episodio di The Boys 2 sembra proprio non sia questo il caso, visto che stiamo parlando in fin dei conti della migliore puntata finora della stagione, che segue quella rilevatasi invece la più debole.
Prima di partire, sotto trovate tutte le recensioni già scritte per i precedenti episodi, continueremo una volta a settimana fino al finale, per poi dedicare un po’ di copertura più approfondita.
Tornando a noi, come per ogni puntata, dove eravamo rimasti?
La scorsa settimana, che è stata una sorta di pesante impasse poco ritmata, ha visto Hughie, Marvin e Butcher riunirsi prima di affrontare (per modo di dire) Black Noir, mentre Annie dall’altra parte fa il passo più lungo della gamba e si espone a Stormfront, sbloccando la sua situazione – finalmente, perché era diventata davvero forzata – e portandola ad entrare più o meno ufficialmente nella squadra dei The Boys.
Questo accade all’inizio dell’episodio, per il resto eviterò anticipazioni dettagliate, anche perché non mi aspetto che chi legge questo pezzo sia già in paro.
Questa sesta puntata senza dubbio ritrova quella vivacità mancante dalla terza
Detto questo in questa recensione del sesto episodio di The Boys 2, questa sesta puntata senza dubbio ritrova quella vivacità mancante dalla terza, imponendosi di nuovo con un ritmo solido, recuperando un bel po’ di azione e muovendo le carte in tavola con una new entry di peso, ovvero il personaggio di Shawn Ashmore, su cui preferisco glissare fino alla prossima recensione, per evitare spoiler.
La gita di questa settimana per i The Boys prevede un allegro istituto psichiatrico che Vaught sembra ben interessata a tenere segreto, cosa che potrebbe o non potrebbe essere la chiave di volta per risolvere il mistero che fin dall’inizio della stagione circonda interessi e mire di alcuni personaggi.
Fatto sta che prevedibilmente la scampagnata si traduce nel delirio più assoluto, laddove il quarto e quinto episodio tendevano a stagnare in funzione di alcune svolte patetiche, come ho modo di dire la scorsa settimana. In tutto questo sangue a go go, corpi e cose che esplodono, un esilarante momento fallico (capirete cosa voglio dire dopo avere visto la puntata), una Stormfront che scopre tutte le carte e un Frenchie che decide di venire a patti con le colpe del proprio passato, in parallelo a diverse sequenze di flashback, a partire dal suo ingresso nella squadra di Mallory.
Forse proprio la parentesi di Frenchie è la più debole in un episodio per il resto sostanzialmente solidissimo e con un ritmo indiavolato (non a caso dico sia il migliore finora della stagione), complice la solita volontà di questa stagione di virare troppo sul melodrammatico, con mille sensi di colpa e prese di coscienza da una parte e dall’altra. Non che sia un problema in sé, ma lo script propone questo elemento in modo sempre troppo pedante e artificioso, come a dover fare da contraltare al tono esasperato e caricaturale del resto.
Dopotutto per quanto raccontato nei flashback bastava e avanzava anche solo qualche accenno organico al resto, con il risultato che quegli inserti risultano abbastanza ridondanti negli equilibri generali dell’episodio. A questo si aggiungono pure gli sviluppi di Kimiko, che è davvero scritta con una benda sopra gli entrambi gli occhi, vista la schizofrenia con cui viene stravolta di episodio in episodio, tipo carta Jolly da mettere dovunque e in qualsiasi situazione.
L’impostazione ritmata dell’episodio riesce egregiamente a mettere in secondo piano i vari problemi
In ogni caso, l’impostazione ritmata dell’episodio riesce egregiamente a mettere in secondo piano i vari problemi, siamo lontani anni luce dalla quarta e dal pesante zoppicare della quinta.
Parlando di Stormfront, dopo il memorabile amplesso con Homelander, aspettatevi ovviamente che la cosa non venga messa da parte, e, anzi, all’inizio della puntata avrete una vera perla di macabro a sfondo sessuale tale da superare persino il cunnilingus su Popclaw della scorsa stagione.
A parte questa parentesi, che difficilmente vi resterà poco impressa, l’evoluzione della coppia scorre alternata agli eventi dell’istituto psichiatrico, facendo leva sulla grottesca infantilità di Homelander (può Antony Starr in tandem con un semplice campo/controcampo fare thrilling con un mazzo di fiori? Spoiler: sì) e poi sulla rivelazione degli intenti di Stormfront. Proprio qui forse il personaggio interpretato da Aya Cash perde parecchio mordente, passando dal subdolo carisma ad una venerante subordinazione al ruolo di Homelander; la transizione non è particolarmente accompagnata, e si sente troppo lo stacco dall’inizio alla fine dell’episodio.
Stormfront inoltre viveva di ambiguità, astuzia e reticenza, e vederla spiegare il suo piano malefico
Stormfront inoltre viveva di ambiguità, astuzia e reticenza, e vederla spiegare il suo piano malefico – anche abbastanza banale e prevedibile – ridimensiona davvero molto la carica del personaggio, almeno per il momento, pure se un particolare colpo di scena, senza dubbio sorprendente e ben assestato, porta ad inquadrarla sotto tutt’altra ottica, quantomeno a livello narrativo, non tematico.
Tornando in ambito The Boys, interessante da segnalare pure il parallelo tra Annie e Butcher, costruito poggiando anche sul punto comune del legame con Hughie: dopotutto la ragazza ha perso quasi del tutto i valori e l’innocenza che la caratterizzavano nella prima stagione, e si sta pericolosamente avvicinando alle modalità efferate e prive di limiti del leader della squadra. Leader che nulla è se non il corrispettivo speculare – entro certi limiti – di un incubo come Homelander, e la serie non lesina a sottolinearlo a più e più riprese.
Per la recensione del sesto episodio di The Boys 2 direi che abbiamo terminato, e le aspettative per le due puntate finali a questo punto si fanno importanti, dando per scontato che un approccio troppo compassato sia ormai alle spalle come dimostrato questa settimana. D’altronde siamo a due episodi dal finale e il tempo stringe.
Avanti così.