Il Principe cerca Figlio, la recensione: Eddie Murphy come Black Panther

Il principe-cerca-figlio recensione

Eddie Murphy negli ultimi anni è ritornato a lanciarsi ed a mettersi in gioco con progetti nuovi e audaci, e con Il Principe cerca Figlio (disponibile dal 5 marzo su Prime Video) ha voluto fare qualcosa di altamente rischioso, ovvero ridare vita ad uno dei suoi cult. E, dobbiamo dire, che alla fine ne è uscito sano e salvo.

Trovare la forza e l’ispirazione per chiamare in causa un film come Il Principe cerca Moglie doveva avere della valide ragioni. Scomodare un cult del genere poteva far uscire con le ossa rotte lo stesso Eddie Murphy, che, invece, è riuscito a dare un senso a questo film, ed in questa recensione de Il Principe cerca Figlio proviamo a spiegarne il perché.

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ll Regno di Zamunda come quello di Wakanda

il principe cerca figlio

 

La storia racconta di come il principe Akeem sia obbligato per questioni di successione ad andare a ricercare un presunto figlio perduto negli Stati Uniti, lì dove tutto è iniziato. A New York troverà il giovane Lavelle, un ragazzo abituato a vivere nel Queens, e che Akeem intende portare con sé nel regno di Zamunda.

Eddie Murphy ne Il Principe cerca Figlio ci mostra in maniera più approfondita il luogo in cui il suo Principe Akeem vive e regna, un territorio che, come tanti purtroppo in Africa, vive di continue tensioni e lotte intestine per il potere.

Ed è proprio questo a spingere Akeem a tornare negli Stati Uniti per trovare il suo erede maschio: il fatto che le milizie del generale Izzi (interpretato da un buon Wesley Snipes) rischino d’impossessarsi del Regno di Zamunda. Akeem vuole proteggere la propria famiglia, e ovviamente il suo trono, ma Eddie Murphy riesce a dare un senso a questo percorso, sia a livello interiore che all’esterno.

 

principe cerca moglie

 

Il suo principe Akeem è un uomo che ha dimenticato i sani principi che lo avevano portato da giovane a volare negli Stati Uniti per cercare una donna capace di amarlo per ciò che è. Le sue tre figlie sarebbero delle ottime eredi, ma le leggi antiche e patriarcali di Zamunda impongono un maschio, e Akeem non vuole contraddirle.

Il percorso che porterà il personaggio di Eddie Murphy di nuovo negli Stati Uniti sa di dolce amarcord, e ripropone character e gag del film cult Il Principe cerca Moglie, come i fortissimi clienti del negozio di parrucchiere nel Queens.

Ma la storia, dopo questo amarcord, decide di prendere un’altra piega e seguire un andamento decisamente diverso. E questo non fa che essere positivo.

 

il principe cerca figlio

 

Il regno di Zamunda come quello del Wakanda potremmo dire. L’influsso di un film come Black Panther si fa sentire anche sul lungometraggio Il Principe cerca Figlio, e quella difficoltà da parte dei lungometraggi americani di raccontare storie in Africa, soprattutto quando parliamo di blockbuster, qui viene completamente sdoganata.

Ovviamente si tratta di una terra d’Africa alla lontana, considerando che per quanto riguarda la rappresentazione di ambienti esterni ed animali esotici viene fatto ampio uso della CGI, ma il succo della storia ed il suo messaggio per quanto riguarda il contesto africano sono ciò che conta.

Il Principe cerca Figlio prova a mostrare un regno d’Africa rappresentato in tutte le sue sfaccettature, sia negative che positive.

Chiaramente si tratta di una rappresentazione fatta in superficie, ma che ne rispetta la sua essenza: i dogmi patriarcali possono essere superati da una nuova generazione coraggiosa e vogliosa di cambiare, e promuovere un risveglio.

Così il regno di Zamunda diventa la rappresentazione di ciò che stiamo vivendo oggi: un mondo che abbraccia le minoranze, voglioso di scardinare un certo tipo di patriarcato, e che si prepara ad affrontare nuove sfide sociali.

 

 

Eddie Murphy: il Black Panther della comicità

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In questo il principe Akeem di Eddie Murphy rappresenta una sorta di Black Panther: o meglio, il giovane Lavelle (interpretato da Jermaine Fowler) è una sorta di anima eroica, che compie tutto il percorso d’iniziazione del successore al trono, per trovare dentro di sé il vero significato del possedere un’anima regale.

Ed in tutto questo il principe Akeem compie un suo percorso interiore al contrario, che lo porta a riscoprire ciò che in passato lo ha reso un anticonformista, e degno erede al trono.

E la comicità? Bè c’è anche quella, come in ogni film di Eddie Murphy che si rispetti. Questa volta però l’attore americano lascia molto spazio anche a diversi personaggi di supporto.

Jermaine Fowler spicca su tutti e riesce a meritarsi il ruolo di primo piano che gli viene offerto, ma per quanto riguarda la parte prettamente più comica è Leslie Jones a prendersi lo spazio che merita.

L’attrice, che ricordiamo anche nel film al femminile dedicato ai Ghostbusters, ne Il Principe cerca Figlio riesce a incarnare al meglio il personaggio della donna del Queens che si ritrova, improvvisamente, catapultata in un ambiente regale, nel quale non è abituata a vivere.

Il suo personaggio, Mary, porta con sé tutta la forza e la spontaneità dell’afroamericana cresciuta per strada, che riesce a infondere un nuovo spirito nel palazzo reale del principe Akeem.

In questa recensione de Il Principe cerca Figlio è d’obbligo passare anche per la regia di  Craig Brewer, che, invece, non riesce chiaramente a ricalcare la genialità di John Landis, ma fa la cosa giusta lasciando spazio e ritmo alla recitazione dei personaggi, la maggior parte dei quali sono abbastanza in palla.

A parte alcuni momenti non brillantissimi, soprattutto nelle scene con passaggi musicali, Brewer riesce a portare a termine un compito non semplice, quello di uscire vivi dal sequel de Il Principe cerca Moglie.

Toccare certi cult è davvero pericoloso, ma l’aspetto più positivo de Il Principe cerca Figlio (che abbiamo voluto sottolineare in questa recensione) è il fatto che alla base del progetto ci sia un messaggio sociale ben preciso: non siamo più negli anni Ottanta, ed il mondo che cambia ha bisogno di essere raccontato il più possibile, anche chiamando in causa dei cult intoccabili.

E, per questa volta, ne siamo usciti fuori tirando un mezzo sospiro di sollievo.

 

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