In questo articolo parliamo di horror e di quella che potremmo definire una New Era nel quale in genere è entrato. Lungi dall’essere esaurito, l’orrore in questi ultimi anni ha continuato a sfornare talenti e opere che hanno saputo raccontare con gli strumenti dell’incubo tensioni e ansie del contemporaneo. Vediamo chi sono i registi più promettenti del cinema horror.

L’horror è un genere intramontabile che si trasforma con il passare del tempo: ogni decennio viene segnato da nuove tensioni sociali, culturali e politiche e gli autori sono pronti a raccogliere entro questo contenitore tematiche da raccontare con trame e personaggi fortemente metaforici.

Quando si parlare dei registi più promettenti del cinema horror, fa eccezione uno dei più recenti prodotti presentati nei cinema mondiali dalla factory di Jason Blum, assurto negli ultimi anni a nume tutelare del genere horror, e in particolare di quello che potremmo definire New Horror.

Il titolo dell’opera è The Vigil, accompagnato in Italia dall’eloquente sottotitolo di Non ti Lascerà Andare.

Da noi arriva grazie a Bim Distribuzione dal 10 settembre, e per entrare nell’atmosfera adesso ci vediamo il trailer:

 

 

Come si intuisce facilmente, questo film horror va a rinnovare la grande tradizione delle circostanze poco piacevoli che si trasformano in un incubo.

Come altro potremmo definire la situazione di uno Shomer, ovvero colui che veglia il cadavere di un morto dentro la casa del trapassato?

La parola shomer (שומר) deriva dalla parola ebraica shamar (שמר) e significa letteralmente custodire, guardare o preservare. Si parla di osservanza delle leggi religiose, ma si applica anche in altri ambiti.

Una tradizione nella cultura ortodossa che sarà il presupposto per un viaggio nella notte più buia e spaventosa di un poveretto che si ritrova a fare da custode a un uomo morto di recente con ben più di un segreto…

La trama di The Vigil parla di Yakov, un giovane che si è allontanato dall’ebraismo ma che si ritrova a corto di denaro e accetta senza troppo entusiasmo di vegliare sul corpo del defunto.

 

registi più promettenti del cinema horror

 

Sarà il primo passo verso una lunga e tenebrosa veglia tra i confini claustrofobici di una vecchia casa, dove non si sarà solo la stramba vedova del defunto, ma anche qualcosa in più… e non certo ospitale.

The Vigil è il battesimo del fuoco per un altro esordiente tra i registi più promettenti del cinema horror di nome Keith Thomas.

Uno che si presenta con un biglietto da visita già niente male: il suo film ha colpito il celebre produttore Jason Blum, ormai padrino di talenti horror e non solo con la sua Blumhouse Productions.

Dopo aver distribuito questo film, Blum gli ha già anche affidato la regia di Firestarter, nuovo adattamento del celebre romanzo “L’incendiaria” di Stephen King.

In attesa di vedere The Vigil, che ne dite di dare un occhio ai registi più prometti del cinema horror che questi ultimi anni hanno sfornato, e che ci raccontano l’orrore in modi e toni diversi fra loro ma sempre capaci di tenerci svegli la notte?

 

registi più promettenti del cinema horror

 

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Robert Eggers

Sicuramente il primo nome se si pensa al decennio appena trascorso, Robert Eggers ha fatto un debutto esplosivo con il lungometraggio The Witch, con il quale ha rastrellato premi in tutto il mondo tra cui Migliori Drama al Sundance e il Film Independent Spirit Awards per la migliore opera prima e la migliore sceneggiatura.

Se non avete ancora visto questo incredibile indie-horror che parla di una  famiglia del New England degli anni ’30 del 1600… beh, fatelo premia di subito!

 

registi più promettenti del cinema horror

 

Anche se l’ambientazione può sembrare strana, attraverso una implacabile analisi psicologica il film di Eggers ti fa rimanere inchiodato alla poltrona e a star male per tutto quello che vedi passare sullo schermo.

Un film dopo il quale nulla è stato più come prima, anche e soprattutto nel panorama “streghesco” e sovrannaturale.

Eggers ha inoltre dimostrato una padronanza della messa in scena, della gestione degli spazi e del terrore davvero notevoli, per una pellicola che ha fatto scuola tra le nuove generazioni.

C’era davvero molta attesa per la sua opera seconda, e The Lighthouse non ha per nulla deluso le attese.

Ancora una volta fuori dal nostro tempo ma capace di dialogare con molti temi caldi del contemporaneo, Eggers ci porta agli anni settanta del XIX secolo, con due interpretazioni che definire pazzesche di Willem Dafoe e Robert Pattinson sarebbe riduttivo.

Due guardiani del faro lottano per mantenere la loro sanità mentale su una remota isola del New England, mentre lo scontro fra loro e fra qualcosa di soprannaturale aprirà abissi di follia.

 

registi più promettenti del cinema horror

 

Anche in questo caso, il recupero è d’obbligo per tutti gli appassionati di horror, cinema d’autore e film fuori di testa.

Applaudito alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e accompagnato da recensioni entusiastiche, compresa la nostra, dimostra come un approccio filologico alla materia, come un bianco e nero scintillante girato con macchina da presa d’epoca, non sia un limite al terrore che si può suscitare nel pubblico di oggi.

 

 

 

Ari Aster

Dirompente, ipnotico, polarizzante: il cinema di Ari Aster è uno dei più incredibili oggetti artistici nati negli ultimi anni.

Per sua stessa ammissione, da bambino ha sviluppato una passione per i film dell’orrore e “fuori di testa”, oltre a scrivere come un matto e diventare critico cinematografico di riviste locali. Da lì alla laurea in regia il passo è breve.

Ma anche brevissimo è il primo momento di gloria con l’esordio che scandalizza, sulla base delle sue visioni giovanili: nel 2011 per la sua laurea realizza The Strange Thing About the Johnsons che tra famiglia disfunzionale, violenza e incesti fa il botto su internet e punta i fari sul suo autore.

Facendo un salto nel 2018, ecco che la sua sceneggiatura puramente horror Hereditary – Le radici del male diventa realtà e colpisce durissimo tutto il mondo dell’orrore.

 

Il film diventa la discussione del mondo indie-horror e segna un punto di non ritorno nello stile e nell’approccio con la materia sovrannaturale: grazie all’interpretazione superba di Toni Collette e un cast affiatato guidato da Alex Wolff, il primo lungometraggio di Aster lo lancia come “next big thing” del mondo del cinema.

Con un budget modesto di 10 milioni di dollari, il film ripete il miracolo di tanti film del terrore entrati nell’immaginario collettivo spaccando il boxoffice e portando a casa 80 milioni.

Arriva quindi la seconda prova, notoriamente la più difficile, che Ari Aster affronta con il piglio del cinefilo, andando a recuperare un tema classico del grande horror lisergico: il culto pagano in un posto sperduto

Il risultato è l’affascinante, complesso e divisivo Midsommar – Il villaggio dei dannati, che gode della presenza come protagonista di una sfolgorante Florence Pugh.

 

I migliori film del 2019

 

La Svezia non è mai stata così terrificante, per una discesa negli inferi della follia che trasforma una vacanza in un incubo colorato che non farà guardare il paganesimo con gli stessi occhi.

Anche qui, Aster supera in modo brillante la prova più difficile: riconfermarsi autore e capace di dire qualcosa di diverso portando a casa il risultato economico. Incassa circa 48 milioni di dollari in tutto il mondo con un budget di 9.

Adesso gli occhi di tutto il mondo del cinema sono puntati su di lui: non sappiamo ancora niente di preciso sul suo prossimo progetto, ma di sicuro sarà diverso dal genere horror, al quale però giura di tornare.

Nel frattempo, ha segnato la sua storia in modo irreversibile con uno stile unico, capace di mischiare registri e tematiche in una miscela esplosiva.

 

 

 

David Robert Mitchell

Un altro nome di punta del New Horror da cui ci si aspetta molto risponde al nome di David Robert Mitchell.

Uno che ha esordito con una indie-comedy sullo stile “coming of age” come The Myth of the American Sleepover (2010) e che poi, inaspettatamente, ci ha regalato un film dell’orrore memorabile come It Follows.

It Follows, dichiaratamente memore dei migliori horror degli anni Ottanta e carpenteriano nel midollo, ha riportato a galla il tema del sesso = morte con una patina di paranoia e analisi sociologica da spaventare quasi più per il sottotesto per per i mostri su schermo.

 

It Follows

 

Grazie alla presenza perfetta di Maika Monroe e di un cast di giovanissimi perfettamente in parte, la metafora del sesso come veicolo di contagio e di morte, non prima di un bel po’ di paura e sofferenza, è forte come non mail.

Tra quartieri e musiche (di Disasterpiece) che richiamano da vicino Halloween di John Carpenter (1978) e una struttura che pesca a piene mani con ottima rielaborazione originale dal J-Horror di cui fu capostipite Hideo Nakata, It Follows è un piccolo gioiello del New Horror.

Mitchell ha continuato con un film completamente diverso, Under the Silver Lake, un complesso e strambo neo-noir in salsa giovanile che ha dentro più misteri di quelli che si possono vedere in una singola visione.

 

 

Accolto a Cannes con un coro di “Che film meravigliosamente strano”, recensioni divise tra elogi e critiche pesanti come solo le opere provocatorie sanno essere, anche questo merita d’esser visto per poter metabolizzare lo stile di un regista destinato a fare grandi cose.

Come lo sappiamo? Beh, è stato chiamato dalla MGM per creare qualcosa di unico nel panorama dei blockbuster, con “Heroes & Villains”.

Mitchell dice che sarà qualcosa di mai visto nel mondo dei supereroi, e dato che sarò lui a scrivere, dirigere e produrre, possiamo contarci.

 

 

 

Karyn Kusama

Una regista molto interessante e poliedrica è Karyn Kusama, dotata di sensibilità ed estro che le ha fatto attraversare i Duemila con opere particolari, discusse e almeno un ottimo horror.

La regista di Aeon Flux e Jennifer’s Body, a modo loro due pellicole cult nel loro genere e nel dibattito female-driven, ha firmato un horror psicologico sottile come The Invitation.

In questo tesissimo thriller dalle tinte terrificanti abbiamo una coppia reduce da una tragedia familiare, Will ( il buon Logan Marshall-Green) e Eden (una brava Tammy Blanchard) che  si ritrova durante una cena organizzata proprio da Eden con il suo nuovo partner David (Michiel Huisman).

 

 

Will sembra il classico personaggio introverso, traumatizzato e paranoico, ma in realtà i suoi dubbi sulla tranquillità della serata sono fondati.

Per lo spettatore è un’esperienza sul filo del rasoio, e la sceneggiatura sostiene perfettamente la regia calibrata e claustrofobica di Kusama.

Horror atipico, ma spietato ritratto sociale delle fobie contemporanee, il film della regista riesce a colpire per la tensione devastante costruita benissimo, la riflessione sul dolore e sulla perdita, la suspense ben orchestrata e la direzione di un cast in stato di grazia. Fino ad un finale che non lascia via di scampo.

Karyn Kusama rimane una delle migliori registe e autrici del panorama moderno del cinema, dal suo Girlfight al recente e sfortunato Destroyer con Nicole Kidman e un cast spettacolare (Sebastian Stan e Tatiana Maslany), un neo-noir, anche qui dalle venature terrificanti, che non ha avuto l’attenzione che merita.

 

 

Da recuperare anche l’horror a episodi tutto al femminile XX, dove Kusama si unice a un set di registe horror di tutto rispetto, da Annie Clark a Sofia Carrillo, per dirigere un satanico momento con “Her Only Living Son”, un bel corto che non vi farà dormire sonni tranquilli.

 

 

 

Mike Flanagan

Altro talento emerso di recente, nonostante abbia iniziato in giovanissima età e abbia nel carnet diversi progetti orrorifici, è Mike Flanagan.

Basterebbe ricordare The Haunting, uno dei migliori horror degli ultimi anni, uscito come serie tv per Netflix e protagonista di un successo oltre le più rosee attese, per mostrare a tutti la sua bravura.

In attesa del sequel, possiamo recuperare Gerald’s Game, altro titolo di Netflix che eleva il catalogo non proprio nutrito di capolavori horror della piattaforma.

 

Il Gioco di Gerald

 

Flanagan riesce a superare di slancio gli ultimi adattamenti di Stephen King, non proprio memorabili (Cell, The Dark Tower e Pet Sematary) e mette in fila il titolo sopra menzionato e Doctor Sleep (2019), il sequel di Shining che ha diviso i fan ma che non si può affatto definire un prodotto poco curato.

Il regista ha dimostrato di sapere affrontare di petto la scrittura di King, un’impresa in cui molti si sono rotti le ossa.

Ma va detto che Gerald’s Game era quasi impossibile da trasporre in immagini: Jessie (la mitica Carla Gugino) e Gerald (un mellifluo Bruce Greenwood) vanno nella loro casetta sul lago per concedersi un po’ di relax e giochetti erotici.

Gerald muore per un improvviso attacco di cuore, e la moglie si ritrova ammanettata al letto… ma le manette sono l’ultimo dei problemi se in quella casa sono vivi/vividi i suoi demoni personali.

 

 

Un incubo anche trasporre in immagini un racconto che si dipana per oltre la metà nella testa della sua protagonista, e invece Flanagan se la cava egregiamente portando a casa un risultato che potrebbe non essere per tutti ma che per chi ama il Re e l’horror ibridato con altri generi può risultare godibile e esaltante.

Altri film di Mike Flanagan sono Oculus, Somnia, Il terrore del Silenzio e Ouija – L’origine del Male.

Un regista che si è fatto le ossa macinando tanti film e mettendone in scena tanti altri, con un talento capace nei suoi momenti migliori di rinverdire la grande tradizione dell’horror e fargli trovare nuove strade.

 

 

 

 

Keith Thomas

Ed eccoci al regista di The Vigil. Non sarebbe generoso lasciarlo fuori, dato che con la sua opera prima, con un budget risicato e un’idea solida nella penna, ha fatto tremare pure un maestro del brivido come Jason Blum.

Thomas è già stato definito una grande promessa del cinema horror indipendente.

Regista e sceneggiatore che sa fare dell’economia dei mezzi e della messa in scena un punto di forza per il suo film, Thomas ha la stoffa del narratore che sa infondere paura e disagio.

 

registi più promettenti del cinema horror

 

In The Vigil sceglie un’unità di luogo e di tempo per raccontare l’angoscia del senso di colpa, il male di vivere, il peso della religione e della tradizione, il lutto e il pregiudizio.

Appena visto al Toronto Film Festival, Jason Blum non se lo è lasciato scappare e si è accaparrato la distribuzione nei cinema.

Ed ecco che, non ce ne voglia Flanagan, il prossimo cantore sul grande schermo delle opere di Stephen King sarà proprio lui.

A Keith il compito di raccontare con la macchina da presa la storia di Charlie, il ritratto di una bambina dotata di poteri che gli fanno dare fuoco a quello che vede.

La trasposizione del film, con Drew Barrymore protagonista nel 1984 sotto la direzione del mestierante Mark L. Lester è stato per me un classico.

Ma sono felice si sapere che se deve esserci un remake, Jason Blum abbia reclutato questo giovane scrittore e regista.

 

 

E adesso, tutti in attesa di The Vigil, dal 10 settembre al cinema!