The Lighthouse

The Lighthouse

L’estro di Robert Eggers colpisce ancora. Il regista statunitense dell’intenso The Witch arriva alla Quinzainne con il nuovo The Lighthouse, thriller horror dall’incredibile potenza e tensione. Presentato in 35mm bianco e nero, attinge direttamente dalla scuola espressionista tedesca, trascinando il pubblico in un devastante vortice di inquietudine e terrore.

Cosa può fare un uomo solo in un immenso albergo per mesi di buio e freddo?

Il tema della solitudine è stato affrontato più volte nella letteratura così come nel cinema, basti anche solo pensare allo Shining di Stephen King trasposto da Stanley Kubrick, che proprio in questi giorni è stato presentato al Festival di Cannes in versione 4K. Cosa può fare un uomo solo in un immenso albergo per mesi di buio e freddo?

La stessa domanda se la pone anche Eggers, ma aumenta ancora di più la difficoltà dell’impresa, prendendo liberamente ispirazione dalla tragica vicenda del 1899 delle Isole Flannan dove a Eilean Mor, tre guardiani del Faro sparirono misteriosamente. Gli uomini in questo caso sono due, il luogo è lo stesso: un faro disperso nel nulla per fare luce ed evitare che le navi si schiantino contro la scogliera.

Costretti a vivere in un’abitazione tanto piccola quanto carica di misteri, di fantasmi, di angosce che perturbano i protagonisti, in modo particolare il giovane Ephraim Winslow (Robert Pattinson).

 

The Lighthouse
Un luogo angusto e soggetto ai cambiamenti e turbamenti del mare, anch’esso nemico dei due uomini che si ritrovano a condividere una spirale di follia sempre più dilagante.

Prima sono visioni semplici, presagi angoscianti dovuti per lo più dalla solitudine, al rumore terrificante del faro e delle onde cattive che si infrangono sugli scogli. Sembra quasi una storia di pirati, di marinai dispersi nel mare e soggetti al canto delle sirene. Ammalianti e al tempo stesso terrorizzanti.

Un racconto di angoscia e terrore dove perfino i gabbiani che animano la piccola porzione di terra dove si erge il faro sembrano osservare i due protagonisti con ferocia.

Ed è proprio una sirena quella che appare nei pensieri, nei sogni e nelle visioni di Ephraim, seminando il seme della follia, devastandolo, turbandolo. Lo lascia scivolare nell’angoscia e nel piacere. Il sesso che ricompare, così come in The Witch, in forma estremamente profana. Violento. Un’attrazione magnetica dettata dalla stessa follia e dagli istinti più primitivi. Del tutto in balia dei suoi turbamenti, nonché devastato dal rapporto pesante con lo sgradevole Thomas Wake (Willem Dafoe), il ragazzo conta gli attimi che lo separano dal tornare nuovamente alla civiltà.

Eppure, il giorno stesso in cui la nave che avrebbe dovuto riportarli indietro sarebbe arrivata, il vento cambia. La tempesta è vicina e la marea non permette nessun movimento.

 

The Lighthouse

 

Quel luogo diventa in poco tempo un vero e proprio incubo magistralmente architettato da Robert Eggers.

L’angoscia che attanaglia Ephraim si fa più intensa, più feroce. Quel luogo diventa in poco tempo un vero e proprio incubo magistralmente architettato da Robert Eggers, il quale assieme ad Ari Aster è ormai il più grande esponente del nuovo horror contemporaneo. Horror che osa, scava nelle paura, nelle ossessioni umane e che sa re-inventarsi, creando turbamento, angoscia, malessere rendendo quasi impossibile la visione. Quel tipo di storia e visione che vi scivola lungo la schiena, vi sussurra all’orecchio e rende temibile anche la più piccola ombra nascosta nell’angolo.

The Lighthouse diventa così un incubo ad occhi aperti anche per lo stesso spettatore, fatto di visioni, di sensazioni e suggestioni. Un circolo vizioso dove è impossibile distinguere il vero dal falso, il tutto impreziosito dal bianco e nero, il 35mm, ed uno stile preso in prestito direttamente dal cinema di Lang e Murnau. Giochi di ombre dove Eggers gioca con l’immaginario dello spettatore e dei suoi protagonisti, creando dei veri e propri mostri direttamente derivanti dal subconscio.

Così come in The Witch la componente sonora giocava un ruolo fondamentale, non è da meno neanche in The Lighthouse, dove i suoni che ricreano i rumori del faro, creano un’atmosfera ancora più perturbante, torbida, ricca di orrori e misteri. Il sonoro accompagna dall’inizio alla fine, facendosi più impetuoso, più crescente man mano che la stessa suspense, il climax di maggiore tensione arriva a portare la pellicola verso le sue vette più alte.

 

The Lighthouse
Un film difficilmente dimenticabile, che si attacca alla pelle, fa male agli occhi, toglie il respiro, rapendo con la sua fotografia, la sua storia e le interpretazioni di due grandi attori che rendono il tutto ancora più perfetto.

Una discesa violenta negli inferi della mente umana, fino ad abbracciare del tutto la follia e a compiere il passo irreversibile.

Un nuovo modo di giocare con la paura, i turbamenti dell’animo umano, è nato. Un nuovo modo di concepire, finalmente, l’horror che tanto prende dal passato e che tanto sa distinguersi dalla becere ondata di filmetti mainstream incapaci di raccontare per davvero il senso, il significato, della paura.

 

 

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