L’apprezzata collection dei primi tre capitoli di Crash Bandicoot arriva anche su Nintendo Switch. Scoprite cosa ne pensiamo nella nostra recensione!

Giocare Crash su console Nintendo è stato probabilmente il sogno bagnato di tutta una generazione di giocatori di fine anni ’90, un periodo storico dove il mercato videoludico risultava ancora poco fluido e incastonato sul concetto di console war e mascotte. Nel 1996, infatti, contro quel capolavoro di Super Mario 64 si ergeva, soltanto su PlayStation, proprio quel Crash Bandicoot di cui ci troviamo a parlare oggi, con un Sonic invece missing in action su Saturn, vera e propria metafora della situazione critica di SEGA.

Trascorsi ormai vent’anni, l’ironia della sorte ci porta ad avere su un’unica piattaforma tutte e tre le icone simbolo di quelle fazioni un tempo concorrenti: ed ecco che su Switch a Sonic Mania si affianca Super Mario Odyssey, con l’arrivo inaspettato della Crash Bandicoot N. Sane Trilogy da giusto qualche giorno.

Il remake di Vicarious Visions dei primi tre capitoli delle avventure del noto marsupiale è riuscito nell’impresa di convincere critica e pubblico al tempo della sua prima uscita su PlayStation 4, complice soprattutto un’operazione nostalgia gestita alla perfezione da parte di Activision. A dodici mesi dall’esordio, dopo una prova di oltre venti ore, siamo dunque pronti per un responso dettagliato del porting per Nintendo Switch. Prima di iniziare però vi ricordiamo che il titolo è disponibile anche per PC e Xbox One.

 

 

L’evoluzione della serie

Giocare uno dopo l’altro i primi tre Crash a due decadi dalla loro release, anche se con vesti totalmente rinnovate, regala un’esperienza dal forte valore filologico, amalgamando in qualche modo un nuovo engine grafico alle stesse ed identiche meccaniche che avevano caratterizzato i titoli originali.

Il lavoro fatto da Vicarious Visions nell’aggiornare ogni asset e scenario è stato a proposito sinceramente incredibile, tanto fedele al design originale da rappresentarne una diretta evoluzione. Tuttavia, il risultato di un gameplay vetusto e poco ritoccato appare palese nel feeling complessivo del platforming, mai troppo preciso e responsivo, vittima di un considerevole input lag (come era nel ’96), di una gestione della telecamera anacronistica e di una fisica approssimativa.

 

Ricordi felici…

 

Al tutto si aggiunge sui Joy-Con di Switch l’assenza di un tradizionale D-pad, costringendo all’utilizzo dello scomodo analogico sinistro della console.

Al tutto si aggiunge sui Joy-Con di Switch l’assenza di un tradizionale D-pad, costringendo all’utilizzo dello scomodo analogico sinistro della console, inadatto ai salti al millimetro necessari specialmente nella prima iterazione della saga. Da premiare invece l’ottima implementazione dell’HD Rumble, ormai presente in ogni conversione sull’ammiraglia Nintendo.

In ogni caso, discutere della trilogia come di un unico pacchetto omogeneo è un’azione sostanzialmente scorretta, vista l’enorme differenza tra un capitolo e l’altro. Certo, si mantengono diverse feature comuni, come la raccolta di gemme bianche – rompendo tutte le casse nel livello – e colorate, la presenza di sezioni bonus e la minaccia delle semplici boss fight, laddove di contro molti elementi di game design vanno perfezionandosi, fino ad arrivare a quella perla di Warped (il terzo in ordine di uscita), avvisaglia dell’imponente talento di Naughty Dog.

 

 

In primis quello che scatta all’occhio è di sicuro la difficoltà; drasticamente mal bilanciata nel primo capitolo (ricordate Road to Nowhere?), viene meglio distribuita nei due successivi, riducendo di molto il numero di imprecazioni e blasfemie pronte ad emergere dalle vostre corde vocali. In secondo luogo parliamo dei poteri; l’originale Crash Bandicoot permetteva esclusivamente il salto e la rotazione, per poi con Cortex Strikes Back Warped aggiungere scivolata, panciata, doppio salto, lanciamissili e corsa veloce, abilità mai eccessivamente ingerenti nell’eccellente level design di ogni frazione dei titoli.

Oltre al consueto platforming, nella trilogia si lascia inoltre spazio a una cospicua serie di soluzioni eclettiche, interamente sconnesse dalla formula impiantata su piattaforme in tre dimensioni che siamo abituati a conoscere. Compaiono quindi livelli sottomarini o a gravità zero, altri in sella a piccoli orsi polari e tigri, altri ancora a bordo di un kart (chissà da dove è nato Crash Team Racing), senza considerare le famose fughe verso la telecamera da gigantesche sfere di pietra (diventate iconiche al punto da farne un diretto easter egg su Uncharted 4).

 

 

Nella collection sono stati inclusi due livelli inediti: Stormy Ascent e Future Tense.

Per concludere questo paragrafo dedicato al giocato, accenniamo per un momento a Stormy Ascent e Future Tense, i due livelli inediti presenti nella collection. Stormy Ascent è un livello cancellato dell’originale Crash Bandicoot ambientato nello stesso setting di Slippery Climb , garantendo una sfida basata su un tempismo meticoloso al limite dell’impossibilità. Il secondo, Future Tense, è stato ideato dai ragazzi di Vicarious Visions per il rilascio su Xbox One/PC/Switch e risulta molto accessibile, sebbene il completamento totale necessiti di molta pratica per essere raggiunto, considerando l’utilizzo di ogni strumento ed abilità presenti in Warped.

 

 

 

 

Downgrade di un remake?

Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy è sì una collection di tre videogiochi risalenti a venti anni fa, ma sfrutta comunque engine e asset grafici moderni, abbastanza leggeri da essere pienamente supportati da un hardware come quello di PlayStation 4, ben più potente di quello di Nintendo Switch, la console dei compromessi tecnici.

Il gioco gira insomma su Switch a 30 frame per secondo, con qualche calo sporadico nelle situazioni più concitate, più frequente soprattutto quando nel dock. La risoluzione sembra inoltre piuttosto lontana dai 720p in handled, di sicuro al di sotto dei 1080p in modalità TV. L’ottima direzione artistica di ogni capitolo (stupisce in particolare quella di Warped) è purtroppo sporcata da un onnipresente aliasing, troppo evidente per non potere essere notato su un televisore da 50 pollici.

 

 

Si aggiunge poi alla sequela di problematiche grafiche una mediocre qualità delle texture e un counting poligonale dei modelli concretamente inferiore alle controparti su altre piattaforme, mentre invece gli effetti di illuminazione rimangono per lo più gli stessi, sacrificando tuttavia la qualità degli shader e andando a rovinare la resa dei materiali.

Potremmo continuare all’infinito facendovi esempi delle modalità con cui il prodotto si presenta peggiorato in questo porting, ma non possiamo fare a meno di ricordare come questa sia l’unica versione a permettere l’esperienza di Crash in portabilità. L’impatto grafico in handled appare del resto ottimo, con gli artefatti visibili quando nel dock. In definitiva, ripetendo opinioni già espresse nel caso di Wolfenstein II, il consiglio è di comprare la trilogia su Switch solo nel caso che si voglia giocare la collection in handled o nel caso in cui non si disponga di altre piattaforme di gioco moderne.

80
Crash Bandicoot N.Sane Trilogy – Nintendo Switch Edition
Recensione di Simone Di Gregorio
ME GUSTA
  • Il ritorno grandioso di una delle più importanti icone del passato
  • La versione Switch è l'unica a permettere la portabilità
  • Grande lavoro di remake di Vicarious Visions
  • Due livelli inediti
FAIL
  • Troppi compromessi tecnici nel porting su Switch
  • Difficoltà senza senso nel primo capitolo
  • Il peso degli anni si fa sentire sul gameplay