Chi lo avrebbe mai detto che da un libro che ha fatto accapponare la pelle a tutti i puristi della letteratura classica, sarebbe nato un film che non solo funziona ma sa anche divertire nel modo giusto senza stancare mai? Ebbene, Pride and Prejudice and Zombies sembra proprio far parte di quei rarissimi casi in cui il film è meglio del libro.
Pride and Prejudice and Zombies diretto da Burr Steer con Lily James, Sam Riley, Jack Huston, Douglas Booth, Bella Haethcote, Matt Smith, Lena Headey e Charles Dance, è la trasposizione dell’omonimo libro di Seth Grahame-Smith, a sua volta mash-up pop del classico della letteratura inglese Pride and Prejudice di Jane Austen.
Ad una prima occhiata, ma anche solo non appena si sente pronunciare il titolo, viene naturale storcere il naso e provare un vago senso di scetticismo. Infatti, le aspettative per questa pellicola erano davvero bassissime, soprattutto visto l’inspiegabile successo di un libro che risulta essere piuttosto noioso e pedante, quasi più massiccio dell’originale stesso.
La sorpresa arriva dopo pochi secondi dall’inizio della pellicola. Pride and Prejudice and Zombies non è solo una perfetta combinazione di stili e generi mescolati in quella che potrebbe essere definita come la massima esposizione creativa della cultura pop di adesso, ma è un film perfettamente costruito che non solo fa affidamento su una sceneggiatura molto forte, una composizione dell’immagine ed effetti visivi volutamente posticci ma proprio per questo motivo credibili e, soprattutto, un cast che recita seriamente all’interno di un contesto totalmente surreale e paradossale.
Il segreto di Pride and Prejudice and Zombies è senza ombra di dubbio la sua ironia, il suo non prendersi mai sul serio, e per questo mostrarsi come un prodotto di intrattenimento estremamente godibile e divertente, a differenza di quanto invece è stato fatto col libro.
Tra il cult e il trash, Pride and Prejudice and Zombies trascina nel vivo lo spettatore fin dai primissimi minuti di film, sia per battute che per azione. Il primo a entrare in scena è proprio il tenebroso Mr. Darcy (Sam Riley) – il quale, insieme a Douglas Booth, sembrano essere usciti direttamente dal cast di Twilight – e il suo rigore nel adempiere al massimo alla propria missione: sterminare tutti i morti viventi insinuati tra i vivi. Un inizio in piena regola con sangue e schizzi di cervello!
Ma da dove arrivano questi zombies?
Un divertente e piccolo prologo segue alla scena precedente. Una ricostruzione in libro cartonato, come le fiabe per bambini, raccontata dal padre delle nostre protagoniste, Mr. Bennet (Charles Dance).
La peste nera non ha lasciato solo morte dietro le sue spalle, ma anche un’epidemia che ha portato i morti a risvegliarsi dalle loro tombe. Gli zombies, in questo caso, diventano sempre più feroci, ma meno umani, man mano che mangiano cervelli umani. All’inizio del contagio e della morte la trasformazione è quasi inesistente e questo ha permesso alla maggior parte di loro di infiltrarsi tranquillamente nella routine dei vivi. Con l’andare degli anni gli zombies si sono moltiplicati, costringendo l’Inghilterra del XIX secolo a tirare su alte mura, confinandosi su se stessa.
L’educazione, femminilità e imparare a essere una buona moglie non sono le uniche caratteristiche fondamentali per le giovani donne di questo periodo. L’addestramento alla lotta corpo a corpo, a saper maneggiare qualsiasi lama e fucile, è l’elemento più importante, e questo le sorelle Bennet lo sanno bene, a tal punto da aver appreso la sacra arte del combattere direttamente in Cina.
Certo, se l’addestramento fosse tutto, la storia prenderebbe una piega totalmente differente. Mrs. Bennet, invece, è la solita donnina insopportabile. Un’apocalisse zombie è nulla per lei se confrontata al fatto che nessuna delle sue figlie è ancora maritata, per la gioia di Mr. Bennet.
Le mie figlie sono addestrate a combattere non a cucinare.
Gli incontri, infatti, sono esattamente come l’eccelsa Austen ha progettato, dall’incontro tra Jane (Bella Heathcote) e Mr. Bingly (Douglas Booth), alla fuga di Lidya con Mr. Wickham (Jack Huston), passando per l’immancabile amore/odio tra Elizabeth (Lily James) e Mr. Darcy. Su questo sfondo di desideri e rimpianti, promesse e bugie, gli zombies sono il comune denominatore che unisce tutti i personaggi, o quasi…
Dimenticatevi le gracili e sciocche sorelle Bennett, tra corpetti e guepiere, queste giovanissime ragazze sono maestre delle arti mortali, lasciando impallidire qualsiasi uomo le guardi all’opera. Ciò che regna indiscusso in questo film è il girl power, molto più di quanto aveva già fatto intendere Jane Austen con il solo personaggio di Elizabeth.
Elizabeth Bennet, in questa operazione, è esaltata più che mai. La sua determinazione, il suo voler essere totalmente fuori dagli schemi non è solo mantenuto come l’originale, ma prende profondità maggiore, addirittura rendendo le sue sofferenze ancora più intense. Il rapporto tra lei e Mr. Darcy è qualcosa di irresistibile, una disputa senza fine combattuta, nello stretto senso del termine, tra arti marziali e dialetti orientali. Insomma, ciò che accade nella vita di tutte le coppie!
Non lascerei mai la spada per un uomo.
L’attrice Lily James mostra di essere all’altezza delle precedenti interpreti dello storico personaggio, mostrando anche quel pizzico di coraggio in più tipico delle eroine del nostro secolo, ma senza perdere quella più nascosto e profonda innocenza tipica di Elizabeth.
Tutti i personaggi hanno qualcosa di solenne e serio, restando fedeli ancora una volta al libro della Austen, su questo sfondo ironico e sarcastico; questo contrasto rende la pellicola ancora più leggera ed estremamente guardabile nel suo paradosso, intrattenendo con gusto lo spettatore, divertendolo. Il personaggio interpretato da Lena Headey, Lady Catherine de Bourgh, è indubbiamente quello che rappresenta di più la dualità di un prodotto come Pride and Prejudice and Zombies. Una donna dall’aria minacciosa e solenne, una grande guerriera, ma che al tempo stesso riesce a trasmettere ironia attraverso i suoi dialoghi, oltre allo strano rapporto con la figlia un po’ “tarda”. Decisamente molto più simpatica, ma altrettanto mortale, di Cercei Lannister. E comunque la Headey anche in questo ruolo mostra di essere una grandiosa attrice in continua evoluzione, versatile e carismatica.
Il personaggio che conquisterà le folle – ma questo era già prevedibile dall’annuncio del suo nome all’intero del cast – è quello di Matt Smith, un Mr. Collins tanto cerimonioso e insopportabile quanto estremamente… dottore! L’inglese non sbaglia una battuta, e sa divertire con gusto, in particolar modo i fan che non posso fare a meno di notare quella piccola nota di fan service volutamente inserita all’interno del suo personaggio. Mr. Collins, per la sua prima volta tra libro e trasposizioni, si farà amare più che mai!
Nonostante la trama non spicchi per una totale originalità, oltre che per l’elemento zombie, è ben salda e si basa su dialoghi che nella loro semplicità risultano convincenti, e al limite tra il sarcastico e grottesco. Si prendono in esame tematiche molto comuni a noi adesso, che un po’ giocano tra stereotipo e realtà. Non voglio anticipare nulla, ma a quanto pare non è solo il sesso femminile a trovare attraente Mr. Darcy…
Il voluto trash inserito nelle scene, il quale prende una leggera vena di splatter tarantiniano (non a caso Steer ha lavorato ben due volte, come attore, sui set di Tarantino), è ciò che da reale carattere alla pellicola. Ogni battuta, ogni azione, non viene detta o fatta per un semplice gusto estetico o dettata dal caso; ogni elemento ha una sua logica, che in questo universo di totale follia fila liscia come l’olio, rendendo la narrazione veloce e scorrevole. E sotto questo punto di vista le scene di azione non mancano per nulla, anzi se vogliamo dirla tutta forse troviamo più azione e zombies in questa pellicole che nelle ultime stagioni di The Walking Dead. Si cerca di dare con gli zombies anche un po’ di quel tocco delle serie più attuali, come iZombie o In The Flesh, dove la condizione dello zombie, sebbene irreversibile, può essere contenuta e inserita all’interno della comunità umana. Dispiace un po’ che questo elemento sia stato più uno escamotage per il conflitto finale, senza ottenere il approfondimento.
A voler cercare un ulteriore pelo nell’uovo forse un po’ più di sangue ci stava bene, sebbene sia preferibile non esagerare troppo con questo genere di pellicole, finendo altrimenti nel becero grottesco. Non preoccupatevi, non mancano di certo le scene romantiche e le sviolinate, rese estreme proprio per restare nello stile del sarcasmo, tra Jane e Mr. Bingly, o quelle più passionali tra Elizabeth e Darcy.
Pride and Prejudice and Zombies è l’esempio limite in cui con un materiale mediocre si può ottenere il massimo del vantaggio, con un risultato finale davvero sorprendente. Se si parte con delle basse aspettative, si lascia la sala soddisfatti e divertiti, e se anche si avessero delle aspettative, queste non verranno deluse.
Non alzatevi subito dopo i primissimi titoli di coda, perché c’è una piccola “sorpresa”, che però potrebbe rivelarsi come un nefasto presagio.