Tra realtà e fantasia c’è una sola sottilissima linea di separazione. Quando essa viene valicata può generare mostri. Ma, invece, cosa succede quando usiamo la “fantasia” come strumento per raccontare la realtà? Chi o cosa sono i veri mostri? Scott Cooper ce lo racconta attraverso la storia di uno dei più spietati gangster americani, James “Whitey” Bulger, con Black Mass: L’ultimo gangster.
Basato sulla storia biografica del famigerato criminale, e il romanzo di Dick Lehr e Gerard O’Neil, Black Mass è un film di genere a cui da troppo tempo non veniva data la giusta giustizia sul grande schermo. Sporco e glaciale, Black Mass racconta senza fronzoli non solo la storia di una vera e propria era di spietata criminalità, quando la mafia italiana invadeva e faceva da padrone nelle terre americane e i gangster americani avevano sotto il loro controllo interi distretti di polizia, racconta la storia di un uomo, di una generazione di uomini schiacciati da se stessi e dalle aspettative di una vita priva di vere certezze.
Black Mass, USA 2015, 120’
- Regia: Scott Cooper
- Sceneggiatura: Mark Mallouk, Jez Butterworth
- Tratto dal romanzo di Dick Lehr e Gerard O’Neil
- Cast: Johnny Depp, Joel Edgerton, Dakota Johnson, Benedict Cumberbatch, Rory Cochrane, Jesse Plemons, Kevin Bacon
- Produttori: Josh Lesher, Bryan Oliver, Scott Cooper, Patrick McCormick, Tyler Thompson
- Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Cooper nella sua prima parte di film va ben oltre la figura del gangster. Troppo facile. Scott Cooper scende a patti col diavolo e finisce per studiarne il suo cervello, la sua mente e il suo corpo. Scende fino alla viscere della minaccia e la umanizza, distruggendola pochi istanti dopo.
Weeks:
I primi tempi, Jimmy era un pesce piccolo che contava solo a Southie… e qualche tempo dopo si è ritrovato Boss. E sa perché? Perché l’FBI l’ha permesso.
In breve, il dramma si focalizza durante gli anni ’70 della Boston meridionale quando James Bulger (Johnny Depp), detto Whitey, era solo un piccolo criminale di origine irlandese con il forte disprezzo per la mafia italiana. In quel periodo viene fatto entrare nell’FBI John Connolly (Joel Edgerton), ex amico di infanzia di Bulger e di suo fratello Billy (Benedict Cumberbatch), senatore dello Stato del Massachusetts. Connolly ha profonda stima e un legame quasi fraterno con Whitey a tal punto da proporgli di collaborare con l’FBI per incastrare un potente boss italiano in cambio di protezione. Connolly, senza saperlo, sta stringendo un vero e proprio patto col diavolo perché ancora non sa che Bulger farà di tutto per sfruttare al meglio questa collaborazione, diventando il più potente tra i criminali americani.
Whitey:
… Non lo considero fare la spia o informare. Questo è business.
Connolly:
Non avrei potuto dire di meglio. Sei un collegamento. Puoi più o meno fare quello che vuoi, nessuno batterà ciglio, a patto che tu ci faccia fare una retata grandiosa.
E la retata arriverà, su questo non ci piove, ma a discapito solamente dell’FBI, mentre Bulger ingrandisce sempre più in modo esasperato, lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue, il suo impero.
Black Mass è un film di criminalità, si, ma è soprattutto un film di fratellanza e sopravvivenza. Una pellicola che parla di esseri umani, più che di uomini legati al mondo della criminalità.
Volevo esplorare i legami di fraternità e i legami di fedeltà, ma anche l’ambizione sfrenata, l’avarizia e l’arroganza che ha spinto queste persone. È stato importante per me non raccontare semplicemente una storia di criminali che sono pur sempre degli uomini, ma di raccontare la storia di esseri umani, riprovevole o meno, che diventano dei criminali.
Johnny Depp, il mattatore
Black Mass è un film dalla forza agghiacciante tra le pellicole del suo genere e, parte della sua intensità, la deve in particolar modo all’interpretazione di Johnny Depp. Una prova attoriale davvero come poche. Perennemente sul pezzo, Depp è capace di raggelare il sangue di chi lo sta osservando con una semplice occhiata. Freddo e crudele. Spietato. Un lavoro sul personaggio degno di nota e di essere preso in esempio, nonché in esame, per chiunque si avvicini a questo tipo di mestiere.
Non si vedeva il buon vecchio Depp così in forma e originale dai tempi di Secret Window e Blow. Ormai sempre troppo rilegato al ruolo di folle e pagliaccio, eccezion fatta per alcune pellicole come Nemico Pubblico, The Tourist e The Rum Diary, dove però la debolezza delle pellicole andavano a forte svantaggio per l’interpretazione dell’attore, i fan e non erano quasi arresi all’idea di non vedere Depp vestire i panni di un VERO personaggio. Invece, Scott Cooper ritaglia un ruolo perfetto per l’attore, calzato con una bravura a tal punto disarmante da sembrare reale. Ad un certo punto del film viene quasi spontaneo domandarsi, dove finisce Depp e dove inizia Whitey Bulger. Voglio eccedere ad un piccolo sbilanciamento, ma questa per Johnny Depp è la migliore trasformazione e interpretazione nell’arco di dieci anni.
Emotività ed empatia, parole chiave per quanto riguarda questo personaggio. Il lavoro, sia a livello di sceneggiatura che di regia, è talmente grandioso che tutto il resto passa in secondo piano. Cooper si avvale di una grandissimo cast, fatto di nomi importanti e conosciuti come Benedict Cumberbatch, Joel Edgerton, Jess Plemons, Peter Sarsagaard, Kevin Bacon e Corey Stoll, eppure la loro interpretazione, per quanto ognuno calzi perfettamente nel proprio ruolo, si annulla di fronte a Depp che tesse le fila di tutta la pellicola, dall’inizio alla fine, trascinando dietro di sé, proprio come il suo personaggio, tutto ciò che trova sul suo cammino.
Il vero problema del personaggio di Whitey, intenso dal lato più umano del termine, è che la sua forza è così intesa da affondare anche se stesso. La smania di potere di Bulger supera le sue stesse previsioni, i suoi calcoli perfetti, e l’imprevedibilità del destino, come la promozione del vecchio procuratore sostituito da uno straniero troppo scrupoloso e diligente ( un “Peter Russo” finalmente cazzuto) farà precipitare il suo impero come un castello di carte. Eppure, questa caratteristica negativa di questo uomo è riconoscibile anche in Connolly, così come in Billy e nei compagni di Bulger, Steve Flemmi (Rory Cochrane), Kevin Weeks (Jesse Plemons) e Johnny Martorano (W. Earl Brown).
Le espressioni dei personaggi raccontano molto più di quanto facciano le parole. Facile è penetrare all’interno di questi uomini, vinti in ogni caso, di fronte alla giustizia e di fronte a se stessi. Scott Cooper fa un lavoro di umanizzazione e successiva de-umanizzazione che accomuna tutti i personaggi, concentrandosi ovviamente in particolar modo su quello di Bulger.
Scott sa perfettamente come approcciare ogni persona individualmente, perché è necessario un rapporto singolare. Lui è in grado di trasmettere tutte le informazioni utili e guidarli in una direzione diversa o uno stato emotivo differente, ovunque il personaggio debba andare.
Potremmo dividere Black Mass in due parti attraverso il cambiamento di Bulger. È un criminale, si, ma un criminale con un cuore. Un uomo che sparerebbe a sangue freddo su chi ha anche osato provare a fargli un torto, e al tempo stesso si fermerebbe in mezzo alla strada per aiutare una vecchietta a portare su la spesa. È un uomo che trova sempre il tempo per andare a trovare sua madre e giocare a carte con lei, magari facendosi battere. Un padre che ogni sera rincasa per dare la buonanotte a suo figlio e, a modo suo, dargli qualche consiglio per sopravvivere ad ogni finto pesce cane. Bulger è questo ed anche di più, ma ad un certo punto tutto questo cambia. I suoi beni più cari spariscono, lasciando solo i frammenti dell’uomo che era. Il ghiaccio degli occhi di Bulger si fa ancora più freddo. Non ha una motivazione vera e propria per continuare, se non la rabbia e il rancore che sfociano, inevitabilmente, in una spietatissima sete di sangue e potere.
Regia e Sceneggiatura
Andando un po’ nel vivo della struttura drammatica del film, e smettendo di tessere le lodi di Johnny Depp (non è sono per fanghirleggiare, sono contenta che un bravo attore sia tornato a fare l’attore), Black Mass è un’ottima pellicola del genere, un film riuscito in grado di colpire e appassionare gli amanti del gangster movie e non. Scott Cooper vuole arrivare ad una larga fetta della torta e, infondo, ci riesce a pieni voti. Drammaturgicamente parlando il film è ben scritto. I dialoghi misuratissimi, senza frasi di troppo o abbellimenti. Sono i silenzi i veri protagonisti delle immagini, insieme ad una colonna sonora che aiuta la suggestione dello spettatore spingendolo ad entrare nella mente contorta e perversa del suo protagonista.
Evocativa e minimale, Tom Holkenborg (Mad Max: Fury Road, Point Break e l’attesissimo Batman vs Superman: Dawn of Justice) da vera anima al film optando per suoni di suspense e di accompagnamento emotivo, dando una sensazione di maggior inquietudine e disagio quando si tratta di Bulger, ma variando con temi più calmi o tragici quando si tratta del personaggio di Connolly o più solenni con Billy.
Fotografia
La fotografia Masanobu Takayagi (Il lato positivo, Spotlight e sempre per Cooper Il fuoco della vendetta) è tagliente, dai toni freddi capaci di rendere l’immagine ancora più penetrante e glaciale, perfettamente in armonia con la situazione.
Il direttore della fotografia si concede un tocco di sfumature più calda esclusivamente nei momenti di calma interiore di Bulger, esclusivamente raggruppati nella situazioni con la madre e con il figlio.
Il pelo nell’uovo
A voler trovare il pelo nell’uomo, probabilmente la pecca più grande di questo film è la scarsa originalità di narrazione. Come in molti film biografici, anche in questo si sceglie di raccontare tutto attraverso la narrazione di uno, o più elementi, (in questo caso i compagni di malefatte di Whitey Burger) e con il flashback predominante. Il tipo di scelta potrebbe essere legato soprattutto all’impossibilità di far narrare a Burger stesso la vicenda, dal momento che il periodo di costituzione della band corrisponde alla latitanza del criminale, finito nella mani dell’FBI solo nel 2011.
Questo non toglie che in fondo, Cooper avrebbe potuto osare di più. Rendere ancora più smaliziate le vicende, eppure Black Mass colpisce proprio per la sua freddezza e al tempo stesso velocità. Osare ancora di più avrebbe potuto significare prendere un grosso scivolone, un po’ come quello di Burger nel momento stesso in cui si vende per i suoi interessi all’FBI.
Conclusioni
Black Mass è un film che difficilmente vi lascerà indifferenti. Il sudore freddo lungo la schiena e la sensazione di malessere alla bocca dello stomaco saranno sensazione difficilmente dimenticabile. La storia di James Whitey Bulger vi accompagnerà dopo nei successivi momenti di dubbio della sala, all’uscita del cinema, sulla strada di ritorno per casa.
La sua ombra, come il suo sguardo, saranno ancora fissi dentro di voi.
- Black Mass da questa sera in tutte le sale italiane.