Ieri, 9 maggio, è uscito nelle sale italiane Evil Dead/La Casa, film dell’argentino Fede Alvarez su cui tanto si è vociferato.

Inizialmente pensato come sequel, successivamente dipinto come puro remake e infine definito rilettura in chiave moderna e parallela dello sfortunatissimo week end passato da Ash dentro al bosco, il film di Alvarez è indubbiamente e prima di tutto un omaggio alla pellicola di Raimi del 1981.

La pellicola di Alvarez dista anni luce dalla produzione indipendente che ha consacrato Raimi nel panorama cinematografico internazionale

Il lavoro di Alvarez dista anni luvce dalla produzione indipendente che ha consacrato Raimi nel panorama cinematografico internazionale, aspetto che si nota da ogni singolo dettaglio, e nonostante questo omaggia continuamente l’opera prima proponendone inquadrature, dialoghi e scene intere.

Alvarez ha inserito nella sua produzione praticamente tutte le scene e le inquadrature chiave del capostipite abbandonando solo un aspetto.

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Col progredire dela trama assistiamo infatti alla scena del ciondolo, al ritrovamento del necronomicon, cui fa seguito l’inquadratura rasoterra dell’entità che si avvicina, la possessione spirituale e fisica, per il tramite dei rovi, di Mya, la mano indemoniata e la sua conseguente eliminazine, la motosega, il sangue, il vomito, le budella e qualsiasi altro tipo di fluido corporeo o dettagli anatomico.

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Recensione La Casa
Il film ha il pregio e difetto di prendersi dannatamente sul serio perchè in ogni singolo minuto di visione non si assiste alla benchè minima traccia dello humor noir che ha caratterizzato tutti e tre gli originari capitoli.

Considerato che questo lavoro è stato svolto sotto la stretta supervisione di Raimi credo che la scelta di abbandonare completamente qualsiasi aspetto ironico sia stata fatta in un’ottica di rilettura in chiave puramente cinematografica dell’originale.

Nessuna gag ivnolontaria o minimo accenno di sorriso, allo spettatore viene data immediata mostra dell’estrema crudezza e cattiveria che si abbatterà sugli sfortunati protagonisti, e col progredire della trama si viene condotti attraverso questo orrore senza che venga rtisparmiato il minimo dettaglio.

Personalmente credo che la scelta di voler creare una differente sottotrama debba essere vista nel cercare di distinguere due horror cercando di attualizzare al meglio il contesto , ma alla fine il discorso iniziato da Alvarez pare un po’ perdersi per strada finendo con l’insinuare inutili e scontate pecche di buonismo nel plot. Quello che nel 1981 era un semplice week end tra amici, qui ci viene presentato come una riunione di persone volte ad aiutare un’amica a disintossicarsi dalla droga e, già che c’è, a riavvicinarla a suo fratello.

la pellicola diviene un vero e proprio delirio splatter fatto di fluidi corporei, mutilazioni, accoltellamenti e ogni tipo di violenza e sadismo che hanno per lo più il pregio di turbare la vista ma non sempre quello di rìiuscire a spaventare

Il nuovo punto di partenza affrontato da Alvarez ha la pecca di dare un po’ di lentezza alla trama. Nel buio della sala, continuavo a chiedermi quand’è che si sarebbe assistito al massacro e bene o male ho davvero patito prima di poter vedere scatenarsi l’inferno. Quando poi si inizia a fare sul serio la pellicola diviene un vero e proprio delirio splatter fatto di fluidi corporei, mutilazioni, accoltellamenti e ogni tipo di violenza e sadismo che hanno per lo più il pregio di turbare la vista ma non sempre quello di rìiuscire a spaventare. La violenza è portata sullo schermo con una grande cura e nel massimo rispetto dell’opera originale, ma la mancanza della componente ironica rende il tutto troppo eccessivo e soprattutto mal amalgamato nello scorrere generale delle scene.

In una pellicola che si prende così sul serio e dove l’orrore della possessione sembra essere vissuto dapprima con la droga e dopo con il demonio, stona il fatto di vedere scene di brutale violenza connotate da una precisione chirurgica alternate a gragnuole di mazzate degne di Bun Spencer senza che ci sia un filo conduttore a dirci che tutto sommato ci stiamo divertendo.

Nel film originale e nel secondo capitolo più che mai, la violenza c’era, ma era anche fortemente sdrammatizzata sia dalla mimica del protagonista che dal ritmo delle scene, a metà tra horro grottesco e slapstick comedy. Qui invece è tutto cupo, serio e dannnatamente cattivo, ma in tutto questo, nel rispetto dell’originale, si è cercato di mantenere certi aspetti che in fono in fondo risultano mal amalgamati.

La Casa è un film Splatter con le palle!

Mi preme sottolineare che questa è solo la mia opinione e che in ogni caso La Casa è un film Splatter con le palle! L’estrema cattiveria che il regista ha voluto rappresentare è davvero degna di nota nel panorama delle pellicole attuali, e le scenografie maniacalmente ricorstuite e indubbiamente migliorate grazie alla maggiore disponibilità di mezzi rendono questo lavoro superiore alle decine (per non dire centinaia) di ripp off che si sono susseguiti negli anni sino al più recente “The Cabin in the Woods”.

Purtroppo questo aspetto costituisce anche il limite del film che, superata la lentezza iniziale parte in quarta e in più di una scena ha il pregio di riuscire a far distogliere lo sguardo dallo schermo per non vedere le sadiche ferite inferte al malcapitato protagonista di turno. Questa continua violenza splatter non è però intervallata da momenti di puro terrore in salsa horror e alla fine, realizzato che si è davanti a protesi di gomma e ettolitri di ketchup, ci si più anche stancare.

Sulla trama ho già spoilerato abbastanza, ma non posso tralasciare il fatto che rispetto all’originale si sia voluto inserire una sorta di cliffanger con avvitamento carpiato dei protagonisti che non mi è piaciuto per niente perchè 1) è permeato da un buonismo quasi fiabesco che davvero si poteva evitare e 2) si realizza per il tramite di un escamotage che nella sala proiezioni ha fatto urlare a chiunque un sonoro “MA PER PIACEREEEE!!!”.

Vera chicca per affezionati le due frasi che vengono pronunciate poco prima del termine dei titoli di coda (anch’essi molto interessanti da un punto di vista visuale) e l’ultimo secondo e mezzo di pellicola che vuole dare il contentino a chi per tutto il film ha sentito l’assenza di qualcuno.

Con tutti i suoi limiti e difetti la pellicola di Alvarez merita di essere vista perchè ha il pregio di andare oltre alla dimensione del semplice remake

In definitiva La Casa, con tutti i suoi limiti e difetti, è un film che a mio parere merita di essere visto perchè ha il pregio di andare oltre alla dimensione del semplice remake cercando di proporre davvero una rilettura o un punto di vista differente di una precedente opera. Magari se nel 1981 Raimi avesse avuto più mezzi a disposizione avrebbe fatto esattamente come Alvarez senza ricorrere all’escamotage della commedia per suppliere alla povertà di mezzi, e non mi stupirei nello scoprire che lui e Campbell siano rimasti prigionieri di questa scelta iniziale finendo con l’esser costretti ad impostare i sequel secondo l’indirizzo ormai creato (ma la realtà è ben diversa).

Tolto poi il riferimento all’opera omnia il nuovo Evil Dead ha anche il pregio di essere uno splatter di buona fattura, che in più di un’inquadratura riesce generare disgusto nello spettatore senza però mai farlo saltare sulla sedia, anche solo per un breve spavento seguito da una sonora risata.

Pubblicato in contemporanea su schermosplendente