Captain Marvel

Milioni di persone stanno aspettando con il fiato sospeso Avengers: Endgame, il film del Marvel Cinematic Universe più importante finora, almeno da un  punto di vista commerciale, quello che porrà fine al primo ciclo cinematografico inaugurato più di dieci anni fa dai Marvel Studios. Ma tra Avengers: Infinity War Endgame sono stati due gli appuntamenti al cinema che i fan non avrebbero voluto perdere: Ant-Man and The Wasp, accolto tiepidamente da critica e pubblico, e Captain Marvel.

Quest’ultimo esce a meno di due mesi di distanza dal main event di casa Marvel e riveste una certa importanza, dal momento che il personaggio sarà un evento chiave in Endgame. Dopo la vittoria di ben tre statuette alla scorsa edizione degli Oscar, in un certo senso l’aspettativa verso il primo film dedicato ad una supereroina nella storia del Marvel Cinematic Universe, è, se possibile, aumentata.

Per mesi si è speculato sull’umana adottata dai Kree e in molti si sono chiesti che ruolo esattamente avrebbe avuto per il il riscatto degli Avengers dopo l’ecatombe avvenuta in Infinity War, ma la curiosità serpeggiava anche perchè per la prima volta sul grande schermo sarebbero comparsi gli Skrull, alieni mutaforma che nella controparte cartacea sono stati protagonisti di un ciclo discusso come Secret Invasion.

Non solo: dopo anni si sarebbe approfondita la guerra tra Kree e Skrull già citata in alcuni dei film precedenti. Ora che il film approda finalmente nelle sale è il caso di dirlo: le aspettative sono state rispettate, forse anche lievemente superate.

Brie Larson, che interpreta la protagonista Carol Danvers, è riuscita ad incarnare in maniera convincente il personaggio, complice anche la sua incredibile espressività e l’evidente passione che ha infuso nella sua interpretazione.

Quello che differenzia Captain Marvel dagli altri film che raccontano le origini di un supereroe è il fatto che conosciamo la protagonista anni dopo che ha acquisito i suoi poteri, ma i flashback che mostrano come questo è avvenuto siano ridotti all’osso, ma lo stesso si può dire dei cosiddetti spiegoni.

La sceneggiatura del film diretto da Anna Boden Ryan Fleck è infatti equilibrata e decisamente superiore rispetto a buona parte dei film precedenti dell’universo dei Marvel Studios, in cui l’azione e il colmarsi di alcune lacune sapientemente celate fino a questo momento la fanno da padrone.

Non si sta parlando di un intreccio particolarmente complicato, quanto piuttosto di una certa abilità nello svolgere ogni punto della trama lentamente, in modo da non rendere vano nemmeno un secondo dell’intero film, che scorre infatti in maniera a dir poco piacevole.

 

 

Per quanto sia da un lato gradevole vedere Fury in una veste leggermente diversa dal solito, dall’altro è stato eccessivamente esposto come comic relief.

Al di là di Captain Marvel, ritroviamo alcune vecchie conoscenze: oltre ad un più giovane Phil Coulson, che al di là della serie Agents of Shield, non compariva in uno dei film di questo universo dal primo Avengers, possiamo ammirare un Nick Fury in azione quando aveva entrambi gli occhi, essendo il film ambientato nel 1995, ma torna anche Lee Pace nel ruolo di Ronan l’Accusatore, per quanto in un ruolo risicato.

Per quanto sia da un lato gradevole vedere Fury in una veste leggermente diversa dal solito, dall’altro è stato eccessivamente esposto come comic relief, mostrando atteggiamenti fin troppo morbidi che non sono da ricercarsi in un suo particolare cambiamento psicologico che avviene dopo ciò che accade nel film.

Al di là di questo, si può notare che la continuity degli eventi finora raccontati è stata rispettata e i personaggi introdotti nella pellicola funzionano, a partire da Jude Law, che si è calato nella parte di Yonn-Rogg in maniera interessante, anche se la caratterizzazione del personaggio non è particolarmente interessante.

Spicca anche una Annette Bening in duplice ruolo ( se così si può dire), che mostra le sue doti di grande attrice anche senza apparire troppo e senza dialoghi particolarmente memorabili.

Il difetto più evidente, in effetti, è l’approfondimento di alcuni personaggi rispetto ad altri: in certi casi è stato fatto un lavoro più mirato, come per la protagonista, che è esplorata piuttosto bene. In altri, invece, rimane tutto in superficie.

 

Talos, generale capo degli Skrull

 

Ad attirare la mia attenzione è stato però Talos, generale capo degli Skrull, interpretato da un ispirato Ben Mendehlson, qui alle prese con un ruolo da villain diverso dal solito. Se è vero che questo intenso attore si sia specializzato in frequentissimi ruoli da cattivo negli ultimi anni, è vero anche che ogni personaggio risultava simile all’altro: tutti sono individui rancorosi, macchiettistici, basti pensare a Krennic in Rogue One: A Star Wars Story, a Nolan Sorrento in Ready Player One o, ancora, allo Sceriffo di Nottingham nel Robin Hood con protagonista Taron Egerton.

In questo caso Mendehlson ha avuto la possibilità di cimentarsi nell’interpretazione di un villain differente, più subdolo e autoritario, ma anche molto più sfaccettato.
È curioso che per un film tanto importante per i Marvel Studios la produzione si sia rivolta a una coppia mista di registi che non avevano mai firmato prima un grande successo.

È curioso che per un film tanto importante per i Marvel Studios la produzione si sia rivolta a una coppia mista di registi che non avevano mai firmato prima un grande successo: sebbene la Boden e Fleck non siano alla loro prima esperienza registica, l’unico piuttosto conosciuto prima di questo da loro diretto risale a quasi dieci anni fa, quel 5 Giorni Fuori che ottenne un buon riscontro di critica, ma un’accoglienza freddina da parte del grande pubblico.

Certo, anche Spider-Man: Homecoming venne diretto da Jon Watts, il cui unico film che aveva avuto un discreto successo al botteghino era stato Clown, ma era stato anche molto apprezzato a livello di critica il suo Cop Car. Nonostante questo, la regia di Captain Marvel risulta chiara, anche se qualche scena di combattimento può essere considerata leggermente più confusa rispetto ad altri film dello stesso genere, ma non può certamente essere definita autoriale o particolarmente memorabile.

In tal senso, la si può accostare ad un compitino ben eseguito, ma nulla di più. Anche la colonna sonora, per quanto sia adatta all’atmosfera, non lascia traccia nella memoria ed è più che altro funzionale alla sola visione del film. Gli effetti visivi sono invece spettacolari, anche se non sempre convincenti, ma in alcune scene raggiungono livelli altissimi per quanto riguarda la spettacolarizzazione degli eventi.

Captain Marvel è quindi quello che tutti si aspettavano: un film di intrattenimento ben realizzato, che non va troppo oltre a ciò che prometteva, un ottimo aperitivo in attesa del grande evento del prossimo 24 aprile con Avengers: Endgame, che introduce un nuovo personaggio in maniera roboante.

Ho però avuto ancora una volta l’impressione che la maggior parte dei film del Marvel Cinematic Universe mi hanno dato negli ultimi tempi: bene o male iniziano a essere standardizzati sempre di più e il senso di deja vu aumenta pellicola dopo pellicola, come se iniziassero a perdere ulteriormente di personalità rispetto al passato.

Non che ci si aspetti particolare profondità, ma in quest’ultimo in particolare si nota una sempre minore capacità di caratterizzazione generale di ogni personaggio. L’intrattenimento, invece, è sempre ottimo. E la gatta Goose, in fondo, riesce a rubare la scena in maniera quasi sbalordente. Vi pare poco?

 

 

Captain Marvel arriva nei cinema italiani il 6 marzo.

 

 

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Posted by Lega Nerd on Sunday, March 10, 2019

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