Aquaman

Aquaman è uscito da poco nelle sale cinematografiche ed ha già raccolto diverse e contraddittorie opinioni a livello di critica e di pubblico. Un fatto incontrovertibile, tuttavia, è che il kolossal di James Wan ha riscosso un successo ai botteghini di tutto il mondo che ha già superato il miliardo di dollari, oltre ad esser stato apprezzato in modo incredibile in Oriente, rispetto a molti concorrenti del medesimo genere.

Per l’ex DC Extended Universe si tratta di una svolta simile a una curva a gomito, secondo molti. Non sono dello stesso parere e vorrei raccontarvi cosa ho vissuto andando al cinema a godermi due ore e mezzo di spettacolo oceanico.

 

NdItomi: dopo la nostra prima recensione in anteprima, negativa, ho deciso di pubblicare anche questa recensione molto (troppo?) positiva che ci è arrivata da una delle nostre lettrici. La verità probabilmente sta nel mezzo, in ogni caso fateci sapere che ne pensate nei commenti.

 

 

Cos’è Aquaman

Aquaman si presenta come un cinecomic e, dal momento che noi appassionati ne abbiamo visti davvero tanti, da quelli Marvel a quelli DC così controversi per tanti sapientoni del cinema di un certo livello (?), ci aspetteremmo di vedere questo.

Un semplice cinecomic con scazzottate a go-go, blande se non inesistenti storie d’amore, villain cattivissimi al punto da risultare quasi in bianco e nero e piani malvagi strampalati senza grande morale dietro. Puro intrattenimento da dimenticare dopo poche ore dalla visione, quasi sempre.

 

 

Aquaman è un’epopea, è un’avventura pazzesca.

Ecco, tutto questo è quel che Aquaman non è. Aquaman è un’epopea, è un’avventura pazzesca. Di recente, vedendo moltissimi film d’azione in generale, ho percepito questa fastidiosa sensazione di vedere scene o storie che potevano risolversi in corti da 15 minuti, ma allungate in brodi insensati per oltre un’ora e mezzo. Uscivo dal cinema chiedendomi: “ma sei invecchiata tu, o i film di una volta avevano un livello di avvenimenti, di approfondimento dei personaggi, di avventure vissute dai protagonisti completamente superiori?” 

No, perché ormai mi sembrava di andare a vedere al cinema una situazione triviale che veniva inutilmente protratta per ore perché, oh, il format è quello che vuoi farci?

Aquaman è invece un film che dura due ore e mezzo che passano in un lampo.

Non annoia mai e ci lascia, per la maggior parte del tempo, a bocca aperta per gli avvenimenti e gli scenari meravigliosi che ci mostra.

 

 

Il film spazia tra diversi generi, non si limita mai alle banali scene di combattimento e power up insensati tipici di molte pellicole concorrenti.

Il film spazia tra diversi generi, non si limita mai alle banali scene di combattimento e power up insensati tipici di molte pellicole concorrenti. L’impressione è quella di vedere una intera serie TV di un livello tecnico e qualitativo fuori scala per i canoni di piccolo e grande schermo in cui i protagonisti vivono mille avventure: si va da epici combattimenti uno contro uno a missioni di esplorazione nel deserto degne di Indiana Jones, si respira persino un’aria fantastica (nel termine fantasy del termine) in stile Star Wars per arrivare a momenti horror in grado di togliere il fiato e battaglie abissali degne del Signore degli Anelli.

James Wan è riuscito a mostrarci un’epopea fantastica di livello immaginifico davvero smisurato. Un atto di amore sconfinato nei confronti del fumetto originale che viene ampliato, esagerato e portato a vette di intrattenimento che non solo non mi aspettavo per questo film, ma non credevo possibile in generale per una pellicola di questa durata (che definirei persino breve).

 

 

Personaggi e Tematiche

Il protagonista è un rinnegato, un eroe interpretato in modo magistrale da Jason Momoa che si presenta come il classico tizio trasandato, che non prende nulla sul serio e che davvero non fa parte nè di un mondo, quello della superficie, nè certo di un altro, quello del mare.

Durante le mille avventure che vive in queste incredibili due ore e mezzo di pellicola, cresce fino a prendersi responsabilità vere, fino a capire il suo ruolo nel mondo e non solo nella ristretta cerchia di persone che lo circondano.

 

 

Innegabile il fanservice sia per il pubblico femminile che per quello maschile. Sia Jason Momoa che Amber Heard, che vediamo nei panni della Principessa Mera, si pongono continuamente come icone indubbiamente sexy anche se il tutto va considerato senza alcuna ombra di sessismo: fisico maschile e femminile vengono entrambi glorificati e mostrati in tutto il loro splendore senza distinzione. Se ne poteva fare a meno? La risposta più logica, per me, è perché? Perché dovremmo farne a meno? Anche l’occhio vuole la sua parte e stiamo parlando di super eroi con super poteri pazzeschi e di questo parleremo anche a breve.

Mera risulta un personaggio forte, dai poteri sorprendenti e sorpattutto determinante per la trama in più occasioni. Senza il suo intervento Aquaman sarebbe morto e sepolto in parecchie scene diverse. Un personaggio che meraviglia e ispira tantissimo, per niente secondario dall’inizio alla fine del film. Anche lei subisce una crescita emotiva e matura come persona in maniera coerente e credibile: da figlia viziata e idealista di un Re atlantideo, piena di pregiudizi sul mondo della superficie, Mera saprà apprezzare quel che non conosce dopo averlo sperimentato, convincendosi che Arthur Curry, alias Aquaman, sia la scelta giusta per unire i due mondi in pericolo.

 

 

Non c’è un personaggio che non mi sia rimasto nel cuore in modo potente.

Non c’è un personaggio che non mi sia rimasto nel cuore in modo potente: dal padre di Arthur, alla madre interpretata da una bravissima e commovente Nicole Kidman (bella come non mai, devo capire come sia possibile che il suo volto resti immutato negli anni a quel modo…) passando per Vulco, il mentore di Aquaman interpretato da Willem Defoe.

Persino i “villain” stupiscono per la loro umanità: Patrick Wilson, che interpreta il fratellastro minore di Arthur, ovvero l’Ocean Master, risulta inquietante, sicuro di sé in superficie ma ugualmente insicuro nel profondo e tutto questo traspare in maniera chiarissima ma non banale.

Ma il villain più riuscito è probabilmente Yahya Abdul-Mateen II che interpreta Black Manta. Questo è davvero un villain tragico, con un background personale sorprendentemente profondo e simile a quello, molto umano, che non ci aspetteremmo per un villain ma piuttosto per un eroe protagonista.

 

 

 

Ambientazione ed Estetica

Il motivo che mi spingerà a tornare in sala almeno un’altra volta per vivere nuovamente le avventure di questo sorprendente e inaspettato Aquaman è sicuramente la meraviglia suscitata dagli scenari e dal setting in generale.

Sono da sempre un’appassionata di cultura fantasy e di Giochi di Ruolo e devo dire che il film propone tali e tanti scenari diversi, persino nelle profondità dell’oceano, da aver stuzzicato la mia fantasia oltremisura.

A livello estetico parliamo di un Kolossal che supera con un agile balzo qualunque spettacolo visivo mai visto prima: in altre parole, pellicole come Avatar, secondo me, se le mangia a colazione.

 

 

Il mondo sottomarino è meraviglioso oltre ogni dire.

Il mondo sottomarino è meraviglioso oltre ogni dire, ma non è un solo luogo: viene spiegato che la popolazione di Atlantide, dopo il disastro che ha visto sprofondare un’intera civiltà negli abissi, si è divisa in sette diversi regni, letteralmente.

Ogni civiltà si è sviluppata in modo indipendente e ci sono state persino evoluzioni genetiche che hanno portato alcuni degli atlantidei a diventare simili a tritoni, altri ad aragoste corazzate e altri addirittura… si sono trasformati in mostri spietati chiamati Trench.

Guardando il film si potrebbe pensare che molto di quanto ci viene raccontato sarà tematica per i prossimi sequel (che, visto il successo di Aquaman, ci saranno di sicuro) e invece abbiamo il privilegio di visitare tutte le ambientazioni una dopo l’altra in un’epopea incredibile!

 

 

Un viaggio che vi lascerà a bocca aperta, che passa per meravigliose città sottomarine ipertecnologiche, per arrivare a regni oscuri, terrificanti o incredibili paesaggi desertici o vulcanici simili a mondi infernali.

Un viaggio che vi lascerà a bocca aperta, che passa per meravigliose città sottomarine ipertecnologiche con mezzi di locomozione simili a pesci, torpedini e quant’altro, attraverso regni splendidi e magici sia nei colori che nelle forme, nelle architetture, nel design dai colori sgargianti e dalle luci sfavillanti, per arrivare a regni oscuri, terrificanti o incredibili paesaggi desertici o vulcanici simili a mondi infernali.

Il lavoro di sviluppo di questi paesaggi, città, interi mondi subacquei è smisurato. Non ho mai visto nulla del genere in un film in generale: ero rimasta estasiata, a suo tempo, dalla bellezza di Asgard nel film Thor, ma per Aquaman il lavoro che è stato fatto va oltre ogni immaginazione: bisogna vederlo per capire di cosa parlo. Enormi edifici simili a meduse luminescenti giganti, enormi e maestose creature marine cavalcate da cavalieri in armature splendenti: l’effetto è quello di una favola moderna di una potenza estetica e narrativa smisurata.

 

 

 

Conclusioni

Aquaman è un capolavoro senza precedenti nel mondo dei cinecomic, non solo per la DC ma in generale. Per quanto mi riguarda, si tratta di una nuova pietra miliare per il genere e, in fondo, non è neanche definibile come un vero cinecomic.

 

 

I fatti raccontati, le avventure vissute dai protagonisti, il turbine di emozioni attraverso cui passiamo in mille diverse avventure tra deserti, antiche città annegate nelle sabbie del Sahara, le città della Sicilia (si, i Personaggi viaggiano e affrontano una missione anche in Sicilia) e i diversi regni degli abissi, sono esperienze che ci proiettano direttamente nel mondo del film. In un modo profondo e coinvolgente. Alla fine dello spettacolo, ci si sente strappati da un mondo che sembrava ormai nostro.

 

 

Aquaman è in grado di suscitare in noi ilarità, esaltazione, tristezza e commozione vera ma anche genuina paura, in alcune scene davvero inquietanti. Alcune delle scene del film sono così incredibilmente potenti a livello visuale, come la discesa di Arthur e Mera nel regno dei Trench, da trascendere il semplice campo dellla pellicola e assurgere a capolavoro, a vero e proprio atto di pura arte visuale e immaginifica. Sono scene così pazzesche e ben fatte che ne vorrei dei fermi immagine da stampare come gigantografie in soggiorno.

 

 

Una colonna sono straordinaria non può che essere la ciliegina sulla torta per un’opera davvero memorabile. Una delle chicche più incredibili, per me, è stata quando nel deserto del Sahara è partita a sorpresa una versione tamarrissima di Africa dei Toto. Il nome del pezzo è Ocean To Ocean – Pitbull feat. Rhea. Forse non tutti lo sanno ma l’artista Max Siedentopf ha realizzato proprio nel deserto del Namib una installazione artistica composta da un impianto musicale che suonerà all’infinito, funzionando grazie a un sistema ad energia solare, proprio la canzone Africa dei Toto. La notizia è girata sui social proprio in questi giorni. Coincidenze? Per un colosso della sceneggiatura come James Wan, non credo proprio.

Non perdetevi quest’avventura incredibile.

 

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