Il prossimo 7 settembre arriverà nei cinema Baby Drive, nuovo film scritto e diretto da Edgar Wright. In attesa di poter sfrecciare a tutta velocità per le strade di Atlanta, abbiamo incontrato il regista e sceneggiatore e ci siamo fatti raccontare i retroscena del suo ultimo film e molto altro.

Edgar Wright è uno dei registi e sceneggiatori più apprezzati dal pubblico. Il cineasta, classe 1974, ha girato il suo primo film a soli 20 anni: A Fistful of Fingers, una parodia spaghetti western che non ha avuto grande fortuna. Dopo aver diretto diverse commedie televisive per la Paramount Comedy, si fa notare per la sitcom Spaced, ideata insieme a Simon Pegg.

Edgar Wright è uno dei registi e sceneggiatori più apprezzati dal pubblico.

Proprio la buona riuscita della serie aprì al regista le porte del cinema. Nel 2004, sempre insieme a Simon Pegg, da vita all’horror comedy L’alba dei morti dementi. La rilettura in chiave comica degli zombie movie è il primo film della nota Trilogia del Cornetto. Proprio grazie a questi film Edgar Wright si fa conoscere al grande pubblico e mette in evidenza le sue doti registiche, che gli consentono di spaziare con facilità tra i generi.

Si fa conoscere con la Trilogia del Cornetto e Scott Pilgrim vs the World.

Dopo aver diretto Don’t, fake trailer all’interno di Grindhouse, porta sul grande schermo il fumetto di Bryan Lee O’Malley Scott Pilgrim vs the World. Un film che nonostante i bassi incassi, con il tempo è divenuto un vero e proprio cult.

A distanza di quattro anni dalla conclusione della Trilogia del Cornetto, conclusasi con La fine del mondo, il regista britannico torna al cinema con l’adrenalinica action comedy Baby Driver.

Uscito negli USA il 28 giugno, la pellicola che in Italia arriverà il prossimo 7 settembre, ha incassato finora 200 milioni di dollari nel mondo. In attesa di poter vedere il nuovo avvincente film di Edgar Wright, la stampa romana ha avuto il piacere di incontrarlo e di farsi raccontare i retroscena del suo ultimo film e molto altro.

 

 

Baby Driver Edgar Wright

 

 

Baby è una summa di tutti i personaggi dei tuoi film precedenti ma rispetto agli altri è più consapevole della realtà che vive. Concordi con questa analisi?

In un certo senso si, ma non del tutto. In diversi miei film ho affrontato il tema del diventare grande, in questo caso però assistiamo ad un fenomeno inverso. Qui siamo di fronte ad un giovane che è un abile criminale che però vuole una vita normale.

Questo rende Baby Driver diverso rispetto agli altri film, nei quali si seguiva il percorso di un protagonista che via via cresceva per diventare un eroe. Qui invece abbiamo un ragazzo giovane ma tutt’altro che inesperto, essendo un vero e proprio professionista.

 

Punti di forza dei suoi film sono sempre stati i finali sorprendenti. In Baby Driver invece è più convenzionale. Hai sempre avuto in mente tale finale o ci sono state varie versioni?

Il finale è sempre stato questo. La differenza rispetto ad altri film è che è un po’ più moralista. Non voglio rivelare nulla ai lettori, però posso dire che inizialmente gli studios volevano un finale diverso. Ma io mi sono opposto. Perché per me era importante che Baby si assumesse le responsabilità delle proprie azioni.

Ho preso spunto dai gangster movie anni ’30 dove c’era un finale morale ed etico. Però i finali con i protagonisti che riescono a fuggire non mi hanno mai convinto tanto. Mi sono sempre chiesto cosa succede nei minuti successivi l’ultima inquadratura.

 

Farai parte della giuria dell’imminente Festival di Venezia. Che tipo di approccio avrà verso i film?

Sono stato in passato a Venezia, però mai al Festival del Cinema. Ho esperienza come giurato, avendo ricoperto tale ruolo al Sundance Festival anni fa. Mi diverte come giurato vedere film che magari non andrei a vedere al cinema. Come giurato il mio obbligo è di essere oggettivo, senza farmi condizionare dai miei gusti. Spero di riuscirci.

 

Chi del cast ha dato meno problemi e chi invece te ne ha creati?

So che la risposta non è quella che sperate, ma sono stati tutti straordinari. È la verità. A volte quando lavori con un cast di grandi nomi si tratta soprattutto di cameo, invece qui erano tutti nella stessa stanza.

Le scene in cui gli altri protagonisti intimidiscono Baby sono state le più entusiasmanti. Quando capitavano inquadrature con Kevin Spacey e Jamie Foxx ero divertito dal fatto fossero inquadrature da doppio Oscar.

Tra l’altro i grandi attori sono tutti molto rispettosi ed ammiratori l’uno dell’altro dell’altro. Durante la scena del monologo di Kevin Spacey, Jamie Foxx si è messo da una parte e facendo finta di mangiare pop corno ha assistito alla scena.

Se l’è goduta come se fosse stato a casa a vedere il film sul divano. Una situazione surreale, mi dimenticavo anche io di essere sul set e mi godevo la scena.

 

 

Edgar Wright Ansel Elgort

 

Nelle giurie dei Festival c’è spesso un rapporto “politico” con gli altri giurati. Oltre ad Annette Bening, conosce gli altri giurati di Venezia?

L’esperienza del Sundance è stata semplice. Si votava, si contavano i voti e poi se capitava un ex-equo se ne parlava con grande tranquillità. Alcuni giurati del Festival di Venezia li conosco, ma non ho alcuna strategia. Mi godrò i film.

 

Visto il lavoro fatto con Scott Pilgrim, farai un processo inverso dando vita ad un seguito di Baby Driver a fumetti?

Interessante, perché no. È un procedimento che richiedete tempo. Con Simon Pegg abbiamo fatto qualcosa del genere. Abbiamo sviluppato la storia di uno zombie di L’alba dei morti dementi. È un bell’esercizio di scrittura creativa. non lo escludo ma per ora non ci sono progetti a riguardo.

 

Il tuo lavoro unisce sempre vari generi. Questo come si sposa con i grandi Studios?

Diciamo che nel mio percorso ho trovato una strada. A volte vengo definito come regista indipendente. Questo è il mio primo film con la Sony, quindi forse la mia anima da anarchico si è evoluta con il mio percorso filmico. Un’anarchia che si ritrova anche in Baby Driver, che da una parte possiamo definire mainstream, e dall’altra però contiene gli elementi caratteristici dei miei film.

Credo che in fondo il segreto sia attirare il grande pubblico con alcuni elementi che però sono imprevisti e possono così attirarlo. In Baby Driver ci sono elementi che possono interessare un pubblico generico e altri che sono più vicini ai miei lavori precedenti. Abbiamo capito che il film potesse funzionare con i test screening.

È un po’ come il concetto del cavallo di Troia. C’è la possibilità di esprimere idee un po’ fuori dal seminato in una confezione più commerciale. Alcuni registi dicono “questo film lo faccio per me, questo per gli studios”. In realtà con questo film ho accontentato me stesso e gli Studios.

 

Ti districhi molto bene tra i generi, senti un senso di responsabilità al riguardo?

Il fatto è che impiego circa tre anni per ogni film, poiché scrivo anche la sceneggiatura. Mi piacerebbe farli di frequente ma è difficile. Mi piace cimentarmi con un genere diverso ogni volta. Lo faccio perché abbiamo un tempo limitato nel quale esprimerci, quindi mi piace poter lavorare su generi diversi. Tutti i film che ho fatto, li ho fatti per l’amore del genere che ho esplorato ogni volta.

 

 

Edgar Wright Baby Driver

 

 

Il film è molto ben coreografato. Hai scelto prima le musiche e poi scritto la sceneggiatura o viceversa?

Un po’ tutte e due, però senza avare i brani giusti non riuscivo a scrivere. Magari avevo in mente come si sarebbe sviluppata una certa scena, ma prima di passare a quella successiva avevo già deciso i brani. Alla prima stesura della sceneggiatura il 90% della colonna sonora era già definita.

 

Puoi parlarci dell’investitura ricevuta da Walter Hill?

Personalmente sono un grande ammiratore di Driver – L’imprendibile di Walter Hill. Devo dire che ho avuto il privilegio di diventare suo amico. Ci siamo incontrati ad una proiezione proprio del suo film. A fine proiezione ho avuto l’occasione di esprimere la mia ammirazione per il suo lavoro. La cosa divertente è che si è rifiutato di venire ad una delle anteprime di Baby Driver, è andato al cinema al giorno della prima.

Ho provato a convincerlo ma senza riuscirci. Inoltre fa un cameo vocale, è una delle ultime voci che si sente nel film. È stato un onore averlo nel film. Concludo dicendo che mi ha chiamato dopo aver visto il film e mi ha fatto i complimenti. È stata una cosa bellissima.

 

Cosa è andato storto con la Marvel?

Il fatto è che ero molto orgoglioso della sceneggiatura, ma non ho avuto l’occasione di fare il film che volevo. È stata una decisione difficile perché ci avevo lavorato tanto. Però non mi andava di essere solo un regista che veniva reclutato a tale scopo.

Non ho rimpianti, ho fatto la cosa giusta. Mi spiace per il tempo sprecato. L’ironia è che pensavo che facendo Ant-Man sarei poi riuscito a fare Baby Driver, film che ho fatto comunque.

 

 

 

 

Baby Driver arriverà nelle nostre sale il 7 settembre 2017