Headshot, l’intervista esclusiva al regista Niko Maggi

Headshot, l'intervista esclusiva al regista Niko Maggi

Headshot è il thriller italiano di Nico Maggi ambientato nel mondo dei videogiochi, in cui diversi ragazzi sono coinvolti in un deathmatch live action che verrà trasmesso in diretta streaming. Il gioco si trasforma in un incubo perché qualcuno non ci gioca per finta…

Il thriller del regista italiano Nico Maggi nella sua opera prima è in uscita per White Lion Media il 20-21-22 marzo: utilizzando come punto di partenza le dinamiche multiplayer appartenenti al mondo dei videogiochi, un film creato da Federica Folli e Pete Maggi, mira a riflettere il contrasto tra il mondo reale e il mondo virtuale, soprattutto per le giovani generazioni.

Otto gamers, con una armatura personalizzata e un fucile ad aria compressa, partecipano alla sfida muniti di body-cam per trasmettere lo spettacolo in diretta sulla piattaforma ZZIP. Quella che sembra essere, però, una competizione trasposta nel mondo reale diventa una lotta per la sopravvivenza soprattutto quando i giocatori scoprono che tra di loro c’è chi non sta giocando ma vuole ucciderli.

Nel cast del film alessandro bedetti (nudes, rai play), virginia diop (zero, netflix), riccardo de rinaldis, (luce dei tuoi occhi, mediaset), vittorio magazzu (the bad guy, prime video), demetra bellina (tutta colpa di freud la serie, prime video), sijia chen (omicidio allitaliana, medusa film) e francesco bertozzi (un passo dal cielo 7, rai1). Di seguito il trailer pubblicato su youtube

Deathmatch in streaming, parola al regista

Headshot, l'intervista esclusiva al regista Niko Maggi

Il regista Nico Maggi ha descritto l’idea di Headshot (che in gergo videoludico significa un colpo che colpisce un nemico alla testa, distruggendolo all’istante) dicendo di voler evidenziare la differenza tra il mondo virtuale e quello reale e il fatto che, per quanto invincibile dietro lo schermo, la vita reale rimane più cruda e concreta di qualsiasi finzione.

La prima domanda che ti volevo fare è una domanda tecnica sulla tua grammatica fotografica del film, che è una cosa che hai scritto anche nelle note che hai realizzato proprio come se fosse un’esperienza in prima persona in un videogioco, quindi con i visual effects in 3D. Da dove ha avuto origine tutta l’idea? È una cosa che porti avanti da tanti anni? Raccontaci un po’ di dietro le quinte. 

Niko Maggi: L’idea è nata ragionando sul film, nel senso di fare più che un film autoriale o simile. La voglia era quella di non fare un film di genere, che è una roba che personalmente vedo che in Italia arranchiamo a fare, perché comunque il film di genere ha delle regole, ha un sacco di limitazioni che castrano anche la creatività del regista. Io ho voluto osare e quindi già da quando abbiamo iniziato a scrivere l’idea era quella di cercare di costruire delle scene che potessero avere l’utilizzo del piano sequenza di una camera molto immersiva. Abbiamo scelto questa doppia narrazione come se fosse un videogioco, la parte cinematica e poi la parte di gaming che è una delle cose fondamentali rispetto alla narrazione di Headshot, perché volevamo appunto dare questa narrazione diversa. Il tutto è stato possibile grazie a un ottimo direttore della fotografia che non smetterò mai ringraziare. Io non vengo da un percorso di cortometraggi o altro,m dalla produzione, dalla distribuzione, dal set: ecco, lui ha avuto quella follia, gli ho detto un po’ la mia idea e mi ha detto “Sai che c’è? Mi piace proprio perché osiamo”. Poi abbiamo delle location incredibili che in un modo o nell’altro richiamavano questo senso di immersività. Sarebbe stato forse sprecato racchiuderle in immagini più statiche. In quel momento invece ho detto “perché non proviamo a mettere una bella arena che richiama Metal Gear Solid?“. La cosa divertente è che tutto quel mondo è trasposto nella Tuscia, quindi chi è di Roma lo riconoscerà per averci fatto le scampagnate.

Headshot, l'intervista esclusiva al regista Niko Maggi

La scelta del cast come è avvenuta? Era una cosa già decisa o avete fatto quelle scelte con il tempo? Ci sono state anche delle energie belle sul set poi quando avete iniziato? 

Niko Maggi: Sul cast posso dire di essere artisticamente innamorato di tutti gli attori che ho scelto sia artisticamente ma anche umanamente. C’erano ovviamente delle particolarità estetiche che ricercavamo, dal fatto che Chris comunque fosse un bel ragazzo anche per comunicare il senso di top player; idem sugli altri ragazzi: ad esempio, Sycaria l’avevamo già in testa, era soltanto questione di convincerla, stessa cosa su Virginia Diop o Angela. Insomma, abbiamo sperato che dicessero subito di sì. È un’opera prima per me, era veramente una scommessa prendere e lanciarmi nella regia e ho pensato che più che l’attore che mi avrebbe aiutato, ho cercato degli attori che mi potessero aiutare poi sul set in realtà anche a livello umano. C’è un particolare aneddoto su Riccardo De Rinaldis, che quando venne a fare il casting noi dicemmo una cosa che ci doveva essere in una scena che lui doveva fare con degli scarafaggi addosso, e lui aveva una specie di fobia per gli insetti e non ha battuto ciglio. E già questa cosa mi fece aprire gli occhi su quel tipo di attore. E idem Alessandro, quando ha girato ha fatto delle scene che sono veramente pesanti. Noi abbiamo usato gli stunt, abbiamo usato tante cose, ma poi le scene di combattimento e quelle più crude le hanno fatte i ragazzi in persona. C’è un video che Alessandro mi ha mandato: mentre giravamo, dopo che abbiamo fatto una scena dove le prende particolarmente, lui mi fa: guarda non c’è problema io la rifaccio se vuoi un’altra volta, e poi sviene praticamente per terra.

Questo è un film pieno di elementi nerd, no? Al di là solo dell’aspetto da videogioco, mi viene da chiedere se tu hai un videogioco di riferimento che implicitamente hai voluto citare ma fa parte anche della tua vita.

Niko Maggi: Guarda, io l’ho fatto vedere a mia sorella che ha 17 anni e mi ha detto “ma questo è Fortnite”. Quando ho scoperto Fortnite è stato amore per la sua immersività, ma anche proprio come gioco. E poi io mi ritengo un nerd e macino film come se non avessi nient’altro da fare. Ci sono tutta una serie di elementi che richiamano Squid Game, Alice in Borderlands, Hunger Games. Io nel 2013 iniziavo a fare distribuzione e produzione e quelli erano gli obiettivi: di fare un film come questo.

Headshot, l'intervista esclusiva al regista Niko Maggi

Nella nostra chiacchierata è venuto fuori praticamente di tutto, ed è stato affascinante vedere che tipo di lavoro ci fosse stato dietro questo progetto. Nel suo piccolo Nico Maggi vuole portare il cinema italiano verso nuove frontiere e nuovi argomenti che riguardano la quotidianità dei più giovani. In un certo senso, si vuole in qualche modo avvertirli che non tutto il nostro mondo si ferma davanti a uno schermo.

In linea minore, fa vedere quanto le ostilità online siano poi solo una specie di capriccio a contatto con la vita vera e che il sistema che si va via via costruendo cerca di dare più spazio alle ostilità che all’incontro.

Headshot arriverà nei cinema tra poco, pronto a mostrare come unendo le forze anche chi consideriamo un nemico può dimostrarsi alla fine un grande alleato. Di seguito l’intervista video completa che trovate anche sul nostro canale YouTube:

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