Si è conclusa lo scorso 23 Ottobre l’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. A chiudere ufficialmente i lavori della Selezione Ufficiale è stato il film Lion di Garth Davis, mentre a Roberto Benigni è spettato il compito di intrattenere, per l’ultimo giorno della Festa, il pubblico con gli incontri ravvicinati. Il vincitore, però, di questa Festa risulta Captain Fantastic di Matt Ross con l’attore protagonista Viggo Mortensen.
E anche quest’anno la XI Festa del Cinema di Roma se ne va. E come ogni anno ad accompagnare questo festival c’è sempre tanta stanchezza, un po’ di frustrazione (perché si potrebbe sempre migliorare l’organizzazione) ma anche molta felicità e soddisfazione.
Dieci giorni di full immersion in diversi titoli cinematografici, dall’horror al drammatico, dalla commedia all’animazione. Titoli più riusciti di altri. Alcuni vere rivelazioni, altri provenienti dai festival più importanti del mondo, come Cannes, Toronto e Sundance, e altri ancora già pronti per entrare almeno nella tanto ambita cinquina degli Oscars 2017.
E vi assicuro che qualcuno le carte in tavola per poter arrivare anche a toccare la statuetta ce l’ha davvero, come la meravigliosa interpretazione di Casey Affleck in Manchester by The Sea, dramma esistenziale del regista Kenneth Lonergan.
Alcuni titoli hanno puntato sulle tematiche forti, come l’omosessualità per Moonlight di Barry Jenkins, film d’apertura della XI Festa del Cinema di Roma, o l’attesissimo The Birth of a Nation, esordio alla regia dell’attore Nate Parker, amatissimo dal pubblico del Toronto Film Festival.
Un’edizione all’insegna della musica in diversi suoi generi, come il documentario Olè olè olè: a trip across Latin America, di Paul Dugdale sui Rolling Stones; la brillante commendia Florence Foster Jenkins con Meryl Streep e Hugh Grant e l’inno agli anni ’80 di John Carney, Sing Street.
Non si dimenticano nemmeno i film più blockbuster, già pronti per arrivare in sala e conquistare il grande pubblicome come Snowden di Oliver Stone, storia biografica del consulente esperto di informatica Edward Snowden che denunciò nel 2011 tutte le agenzie dei servezi segreti, accusandoli di spiare e tracciare costantemente tutti i cittadini del mondo.
Una versione molto più romanzata ed estesa dell’originale Citizenfour di Laura Poitras, dove indubbiamente spicca la bellissima e intensa interpretazione di Joseph Gordon-Levitt.
E anche il tanto atteso The Accountant arriva alla XI Festa del Cinema di Roma, prossimo all’uscita nelle sale, e con protagonista Ben Affleck. Un thriller crime che punta moltissimo all’azione, senza però realmente lasciare il segno per la sua storia.
Sicuramente le sorprese migliori le ha riservate la sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, Alice nella Città che, come ogni anno, riesce a portare titoli rivolti alle tematiche e pubblico più giovane, ma dalla tale potenza da riuscire a coinvolgere qualsiasi fascia.
Tra gli esempi che ci sono rimasti più impressi sicuamente c’è da ricordare 3 Generations (About Ray) di Gaby Dellal, con Elle Fanning, Susan Sarandon e Naomi Watts, storia che ruota attorno alla transizione di una ragazza adolescente che vuol diventare un ragazzo; il sorprendente Nocturama di Bertand Bonello, thriller di denuncia ambientato ai giorni nostri e che segue una giornata di otto ragazzi parigini alla prese con un piano complesso e che riserverà loro delle conseguenze inaspettate (o quasi); il vicitore della XI Festa del Cinema di Roma, Captain Fantastic diretto da Matt Ross e con protagonista Viggo Mortensen, una storia di valori, di crescita e che segna le profonde differenze all’interno della società americana; e il già citato Sing Street di John Carney – il mio preferito della Festa – che mette voglia di ballare, di cantare e di vivere ma, soprattutto, di non smettere di sognare.
Last but not least… l’animazione. All’apice di tutti i film presentati alla XI Festa del Cinema di Roma troviamo il nuovo lungometraggio in stop motion della LAIKA, Kubo e la Spada Magica. Una vera e propria favola gotica che riesce a coinvolgere sia i grandi che i più piccoli. Il percorso di crescita di un bambino, il viaggio dell’eroe e la consapevolezza di dover affrontare molti ostacoli nella vita, senza mai perdere la speranza e la fiducia in sè stessi.
Un lavoro magistrale che vanta dei set più grandi costruiti nell’ambito dell’animazione. Un film che si divide tra puppets motion e computer grafica e che vanta di voci importanti come quella di Charlize Theron, Matthew McConaughey, Rooney Mara e Ralph Fiennes.
Possiamo dire che la ha indubbiamente avuto una selezione di titoli, ben 72 provenienti da 26 Paesi, che hanno fatto provare un ventaglio di emozioni molto differenti. Certo, non tutto è oro quello che luccica e non sono mancate le pellicole meno riuscite. In linea di massima, nonostante la rassegna non abbia potuto vantare di vere e proprie pellicole in anteprima mondiale, non sono pochi i film presentati per la prima volta in Italia, alcuni dei quali potranno vedrere una distribuzione solo al sopraggiungere del nuovo anno.
A questo vanno aggiunto le retrospettive e gli omaggi, circa 50, e gli incontri con alcuni dei registi e attori più amati, da Oliver Stone a David Mamet, da Viggo Mortensen a Meryl Streep, passando per lo scrittore Don Delillo e il poliedrico toscano Roberto Benigni.
Antonio Monda, direttore artistico della Festa del Cinema dal 2015, accompagnato dalla Presidente di Fondazione Cinema per Roma, Piera Detassis, ringraziano, come ogni anno, pubblico e giornalista, annunciando come di consueto i numeri prodotti dalla Festa.
Non è certo un dato sconosciuto che, da qualche anno a questa parte, l’evento cinematografico e mondano della Capitale, abbia avuto qualche battuta di arresto, soprattutto per la mancanza di fondi.
Nonostante Monda abbiamo comunque presentato dei grandissimi artisti, i film portanti in Selezione Ufficiale vantavano di nomi di stelle che avrebbero fatto gola a moltissimi, eppure nessuno di loro si è presentato sul red carpet. Una grande Festa come poche stelle e pochi balli ha ancora bisogno di una bella levigata.
Levigata che andrebbe attuata fin dalla sua organizzazione, sempre troppo approssimativa e superficiale, dove gli accreditati – con particolar riferimento ai gruppi Cultural – non ricevono mai il giusto trattamento, spesso facendo ore di fila e senza riuscire ad entrare in sala.
Non mancano nemmeno i disguidi tra i biglietti del pubblico, la mancanza di coscienza nell’organizzare gli incontri in sale troppo piccole per il calibro dell’artista ospitato.
Altro discorso è per quanto riguarda la stampa. “Privilegiata” unicamente per quanto riguarda le proiezioni mattutine, spesso impossibili da seguire totalmente, in quanto più di una volta si sono presentate giornata con tre o quattro anteprime anticipate per la stampa allo stesso orario. A meno che con l’accredito non si inizia a dare il dono dell’ubiquità, risulta necessario ridefinire totalmente la gestione delle anticipate stampa.
E si, i film sono sicuramente tanti, ma sarebbe altamente differente se tornasse nuovamente in vigore il Concorso e tutte le altre sezioni, in modo da dimezzare i film da vedere, ai fini lavorativi, per un critico e giornalista.
Mancano le convenzioni che, per chi fa dieci giorni di Festival, non farebbero di certo male al portafoglio. E non sarà di certo spostare l’evento di un due settimane a far cambiare qualcosa, almeno da questo punto di vista.
Certo, Monda vuole rassicurare che dall’anno prossimo la Festa del Cinema riavrà nuovamente tra le sue sale la grandissima e maestosa Santa Cecilia. Ma siamo davvero sicuri di riempirla? L’incremento di biglietti c’è stato, circa il 13%, e perfino quello di accreditati, circa l’6%, ma se l’intenzione è quella di far diventare la Festa del Cinema una “Roma di seria A”, la strada da percorrere è ancora molto lunga e, prima o poi, le proprie rubriche personali finiscono.
Attendiamo comunque fiduciosi di vedere qualche miglioramento. E, parafrasando la stessa Piera Detassis, che a sua volta cita la Florence di Meryl Streep:
Qualcuno potrà anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato.