Captain Fantastic: il papà-eroe selvaggio di Matt Ross

captain fantastic

Matt Ross illumina la quinta giornata della XI Festa del Cinema di Roma con il suo Captain Fantastic, meravigliosa commedia dai colori pastello che indaga sul rapporto genitori e figli e muove un’elegante, ma incisiva, critica allo stile di vita della società contemporanea.

In collaborazione con Alice nella Città, Captain Fantastic è una piccola scoperta alla XI Festa del Cinema di Roma. Una pellicola divertente e dolce, magnetica e colma di quella vita rappresentata dai suoi giovani protagonisti, capitanati dal bravissimo Viggo Mortensen.

Alla sua seconda prova come regista, Matt Ross porta al cinema una storia dolcissima, ironica e critica, avvolta dalle tinte pastello e dall’immagine simmetrica che ricorda, con simpatia, le pellicole di Wes Anderson.

Ben (Viggo Mortensen) è il padre di sei splendidi ragazzi, tutti di età differente, cresciuti al di fuori del caos e della contaminazione della metropoli.
Fin dal primo fotogramma, Captain Fantastic ci introduce in un mondo dominato dal verde, dal selvaggio e dall’indipendenza. Per gran parte del film, veniamo introdotti a uno stile di vita differente, che non vuole prefiggersi come un qualcosa di giusto o sbagliato, ma semplicemente diverso.

Ci sono tante americhe negli USA. Captain Fantastic ne vuol rappresentare tre.

Afferma il regista e sceneggiatore Matt Ross, durante la conferenza stampa. Captain Fantastic, infatti, si rivela essere la rappresentazione di mondi differenti, appartenenti allo stesso universo. Metodi opposti ma che possono confluire tra di loro, cercando di ottenere la giusta misura che possa andare bene per ciascun personaggio.

 

Captain Fantastic

 

Nel paradosso di uno stile di vita così primitivo e grezzo c’è un profondo senso di ordine, logicità e civiltà del far scorrere la propria quotidianità.

Quello che Ben e Leslie (Trin Miller) creano per il loro figli è un paradiso, dove bisogna imparare ad affrontare il mondo selvaggio fin da subito, a colpi di nozioni filosofiche e matematiche e arrampicate nel bel mezzo della pioggia.

Nel paradosso di uno stile di vita così primitivo e grezzo c’è un profondo senso di ordine, logicità e civiltà del far scorrere la propria quotidianità. Un’armonia costituita da regole, ruoli e riti. La famiglia di Ben funziona esattamente come un orologio, dove ogni ingranaggio è al suo posto e ogni suo membro è fondamentale per il funzionamento complessivo.

I valori professati da Ben sono a favore dell’onesta, dello specifico e del naturale, ripudiando tutto ciò che è generalista e commerciale.

Quella di Ben la si potrebbe chiamare uno stile di vita marxista, con il pugno di ferro, mettendo fin da subito alla prova, sia da un punto di vista fisico che mentale, i suoi figli. Dove non si festeggia il Natale ma bensì il compleanno del filantropo Noam Chomsky e dove gli hot dog sono ripudiati ma è essenziale sapersi cacciare un cerco da soli.

Ben alleva, termine in questo caso più che appropriato, ragazzi che fin da piccoli sono capaci di definire la società attuale un capitalismo fascista, argomentato con nozioni di filosofia e storia politica; figli intelligenti e svegli, capaci di ricordare definizioni dettagliate di qualsiasi tipo di nozione, sapere a memoria leggi ed emendamenti; studiare come autodidatti l’anatomia umana e, al tempo stesso, andare a caccia con frecce e arco, combattere a mani nude o con coltelli, ma totalmente incapaci di relazionarsi con il prossimo.

 

 

Captain Fantastic

 

 

Chiusi in una bolla che gli permette di conoscere il mondo solo attraverso i libri o nei limiti della foresta nella quale vivono, ma di non poter andare oltre quello.

Chiusi in una bolla che gli permette di conoscere il mondo solo attraverso i libri o nei limiti della foresta nella quale vivono, ma di non poter andare oltre quello. Tutto questo inizia a pesare su Rellian (Nicholas Hamilton), quarto figlio e secondo maschio, portandolo a farsi qualche domanda e rallentando l’andatura dell’orologio.

Ad inasprire il rapporto tra Ben e Rellian, e rendere irrequieti, sarà una terribile, ma aspetta tragedia. Cià costringe Ben all’orlo di una difficilissima crisi da superare. Una scelta da compiere che potrebbe metterlo di fronte a delle tagiche conseguenze.

La famiglia inizia un viaggio. Un viaggio che li porterà a confrontarsi, per la prima volta, con il mondo al di fuori dei confini della foresta. Un mondo fatto di enormi palazzi di cemento, macchine in corsa, cibo spazzatura e informazioni a metà. Dove le parolacce sono vietate ma giocare ai videogiochi violenti è consentito, dove spiegare cosa sia il suicidio o il sesso è disdicevole, ma è invece accettabile avere una preparazione scolastica mediocre, generalista e che indottrina i suoi studenti a piccole gocce di sapere.

Il tornare nuovamente a contatto con il mondo esterno, conduce Ben alla necessità di doversi confrontare con questo mondo, a mettere in discussione tutto quello in cui ha sempre creduto, i valori da trasmettere, le ideologia, a favore di un equilibrio più sano.

 

Captain Fantastic

 

Matt Ross ci mostra, nella sua prima parte del film, una visione della famiglia.

Matt Ross ci mostra, nella sua prima parte del film, una visione della famiglia. Una famiglia che decide di crescere al di fuori della contaminazione tecnologica e consumistica. Lontana dai fast food, istituzioni pubbliche e private, regole sociali da seguire e verità dette a metà.

Nella sua seconda parte, quando la meta del viaggio è raggiunta, ci mostra altri due lati della medaglia: la famiglia della periferia, quella che non permette le parolacce ma permette un’istruzione precaria e poco soddisfacente, e dall’altra parte ancora quella dei ricchi fatta di case di faccia, lusso sfrenato inutile e abuso di potere.

Matt Ross riesce a fare tutto questo senza mai essere totalmente di parte. Si legge forte e chiaro la fascinazione del regista, ispirandosi anche a un periodo della sua vita da adolescente, nei confronti di due mondi così diversi ed estremi, ma che nel loro essere l’uno gli opposti dell’altro si assomigliano.

Ben ripudia ogni forma di violenza verbale, ogni obbligazione da parte del sistema, eppure è lui stesso che si sta trasformando in un dittatore, costretto a fare un passo indietro e ammettere la sconfitta, riconoscendo che i suoi figli non sono pronti per la realtà, e l’unica causa a questa debolezza non può non essere lui.

 

Captain Fantastic

Non è stata un film facile.

 

Afferma Viggo Mortensen nel corso della conferenza stampa,

Un film indipendente e con un basso budget, ma soprattutto con moltissimi attori giovanissimi che dovevano lavorare in location molto complesse.

 

Eppure Captain Fantastic riesce a sorvolare ogni problema, conquistando proprio con la sua semplicità e chiarezza di inquadrare il mondo attraverso gli occhi dei giovani protagonisti e quelli del personaggio di Mortensen, senza limitarsi però a una solo maniera di intendere il mondo.

Una composizione dell’immagine simmetrica, ricca di dettagli e sfumature. Una fotografia intensa, dominati da colori intesi, costumi sgargianti e paesaggi vasti e bucolici. Un mondo irreale che si spalanca di fronte allo sguardo dello spettatore, trasportandolo in una pellicola dinamica ma che sa prendersi il suo giusto tempo, calcolando maniacalmente le tempistiche per ogni sua svolta e avvenimento.

Ross non porta avanti una tesi sul giusto e sbagliato, quello che fa lui è dare un quadro, più o meno completo, dei differenti modi di approcciarsi alla vita. Captain Fantastic è un film ricco di voglia di vivere, di sperimentare e osare. Un film che ispira al coraggio, al valore e importanza della famiglia, al bisogno di darsi delle regole ma alla necessità anche di lasciarsi e lasciare andare.

Un viaggio che lo spettatore affronta all’interno della storia, empatizzando con ognuno dei protagonisti. A volte trovando strano l’atteggiamento di Ben, altre volte criticandolo e altre volta ancora riuscendo assolutamente a comprendere la difficoltà del mestiere del genitore.

 

Captain Fantastic

Ben è un padre che vuole lasciare qualcosa ai suoi figli.

Un personaggio articolato e complesso, che si frantuma dinanzi allo spettatore per poi risorgere nuovamente dalle sue stesse ceneri, per poi ricominciare, ancora più forte. Accompagnato pur sempre dai suoi figli.

Siamo diventati una vera famiglia.

Prosegue Viggo Mortensen, secondo cui Captain Fantastic è uno dei copioni più belli che gli siano mai capitati, e l’atteggiamento professionale, che l’attore mostra in ogni suo film, porta Mortensen a una bellissima interpretazione viscerale che fa commuovere, fa sorridere.

Impossibile non lasciarsi sopraffare da una piccola lacrima nel momento più intenso del film, in cui viene intonata una cover meravigliosa della Sweet Child o Mine dei Guns ‘n Roses, oppure non provare un enorme senso di leggerezza sul finale. Un’incredibile sequenza della famiglia riunita. Un momento di quotidianità che sembra andare al di fuori del film, in cui lo spettatore è invitato a spiare.

 

Captain Fantastic
Una mattina come quella di qualsiasi famiglia. Una colazione tranquilla. I pranzi per la scuola. Gli ultimi compiti da finire.

Un lungo momento di silenzio che coinvolge anche la sala, riuscendo a percepire l’odore del pane tostato e quello delle uova fresche appena raccolte.

Idilliaco momento di paradiso, in cui ci sentiamo quasi in colpa per spiare così meschinamente quella silenziosa felicità che investe e fa alzare lo spettatore con il cuore leggero e un incredibile senso di felicità a riempirlo.

 

Captain Fantastic uscirà in tutte le sale cinematografiche italiane dal 7 Dicembre.

 

 

 

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