Assassin’s Creed Mirage: la recensione del gradito ritorno al glorioso passato della saga

Assassin's Creed Mirage

Tre lustri hanno la loro importanza, nel mondo videoludico. Quello di Assassin’s Creed è un franchise che, costantemente, si ripropone al proprio pubblico con nuove avventure e iterazioni rinnovando, nel bene e nel male, il proprio successo è sicuramente degno di nota, calcolando inoltre che, solo contando i titoli principali e tralasciando spin-off, cinema, fumetti e romanzi, siamo già a ben dodici capitoli! Un tour de force notevole e praticamente senza precedenti nella storia del medium per produzioni di questo calibro, reso possibile dalla lungimiranza di Ubisoft nell’assegnare i nuovi capitoli a studi interni sempre diversi, al fine di assicurarsi le giuste tempistiche di realizzazione ma anche una certa freschezza nell’approccio al gameplay e alle soluzioni di design.

Rinnovarsi, pur rimanendo nel solco della tradizione che i fan finiscono per pretendere: una missione non semplice, ma che Ubisoft Bordeaux ha portato pienamente a termine con Assassin’s Creed Mirage, che al contempo è un sequel, un prequel, uno spin-off e, per certi versi, anche un remake. Questo nuovo capitolo porta avanti la macronarrazione della saga (seppur con un rapporto diverso con “il tempo presente” presso la Abstergo), si presenta come il capitolo “più indietro nel tempo” ad esclusione di Origins, narra antefatti a quanto accade in AC Valhalla e… appare palesemente come una sorta di versione moderna del primo, storico capitolo uscito nel 2007.

Assassin’s Creed Mirage è decisamente concreto, nonostante il titolo

Tecnicamente, storicamente e geograficamente Mirage e il primo AC sono ambientati in luoghi e tempi distanti molti chilometri e più di un paio di secoli, ma l’atmosfera mediorientale da “Mille e una notte” su cui il franchise si basa (in quanto singolare epigono di Prince of Persia) è la stessa: inoltre, e questo è un aspetto fondamentale, Ubisoft con Assassin’s Creed Mirage ha voluto tornare alle origini del gameplay della serie per potenziarlo sfrondandolo degli elementi multigenere che si erano andati a stratificare al suo interno, nel corso degli anni.

A differenza degli ultimi capitoli come Origins, Odissey, Valhalla, le dimensioni dell’area di gioco, seppur di tutto rispetto, sono più contenute, senza derive Open World, così come le influenze RPG sono andate perse, in favore di un sistema di gioco più asciutto che porta sostanzialmente a un action stealth con, come sempre quando si parla di AC, una forte componente narrativa di derivazione fantastorica e dalla grande ricostruzione ambientale.

Ideato come DLC di Valhalla e pasciuto come capitolo principale entry-level e al contempo nostalgico per novizi e affezionati, Mirage si è automaticamente plasmato in una versione evoluta del primo capitolo della saga, di cui mantiene tutti gli elementi centrali, potenziati e rivisti rispetto al giorno d’oggi.

Origin Story

Assassin's Creed Mirage

La storia è quella di Basim Ibn Ishaq, che chi ha giocato Valhalla ben conosce per essere un Maestro Assassino le cui (opinabili) gesta rientrano di peso nella narrazione del capitolo uscito sul mercato nel 2020. Ma chi era Basim da giovane, agli inizi della sua carriera di adepto del Credo? Lo scopriamo in Mirage, ai tempi in cui era uno scavezzacollo di strada dai grandi sogni e le mani sporche di furtarelli e una vita alla giornata da abbandonare al più presto.

L’opportunità arriva grazie agli Occulti (la setta che poi diverrà l’ordine degli Assassini) e a Roshan, che diverrà suo mentore. Raddrizzare i torti e le sorti della sua gente diventa un obiettivo concreto, celandosi nell’ombra per servire la luce e rovesciare la tirannia dell’Ordine (i futuri Templari) che spadroneggia sul califfato e prende sempre più potere. Le buone intenzioni del ragazzo si scontrano spesso con la realtà, le sue abilità, il suo carattere e il pensiero altrui, tra cui quello della sua amica d’infanzia, Nehal.

Ma chi entra nella Confraternita rinuncia a tutto il resto, si sa. Basim, tuttavia, è davvero pronto? E che significato hanno i suoi incubi ricorrenti in cui un mostruoso djinn attenta alla sua vita?

Baghdad come non l’avete mai vista

Il gameplay di Assassin’s Creed Mirage è esattamente quello che ogni fan della saga può aspettarsi, se gli promettiamo un ritorno alle origini: fasi di investigazione leggera alternate da missioni secondarie, upgrade dei talenti e degli equipaggiamenti, nonché scene madri, che culminano poi nelle missioni di infiltrazione principali, in cui Basim deve neutralizzare un importante bersaglio specifico per poi sparire nuovamente nelle tenebre.

La formula è collaudatissima e riporta in auge le meccaniche stealth come non si vedeva da tempo: studiare in anticipo non solo i nemici ma anche l’ambientazione, le vie d’entrata e uscita, i possibili contrattempi o piani B, che armamentario prediligere… la pianificazione (utilizzando con profitto non solo i punti di osservazione ma pure gli alleati mercenari e la fida aquila ammaestrata) è importante e lasciare le cose al caso porterà quasi inevitabilmente al game over. È possibile, certo, risolvere alcune situazioni a testa bassa, soprattutto se si ha avuto l’accortezza di crearsi delle build di gadget funzionali e si sfrutta la skill speciale “Prontezza” che permette di concatenare più uccisioni, ma uno scontro frontale all’arma bianca non è mai consigliabile: di base il nostro “eroe” è armato solo di spada e daga e, a differenza dei capitoli precedenti, le guardie non si fanno scrupoli ad attaccare in gruppo… e Basim non è Batman o Spider-Man, sebbene alcune schivate possano aprire agevolmente il fianco di alcuni avversari.

Resta, tuttavia, poco bilanciato e appagante lo scontro cappa e spada, che va riservato solo quando tutto il resto va a rotoli. Decisamente meglio, invece, l’approccio furtivo, che oltretutto propone diverse possibili vie ai problemi, dando modo ai giocatori di lavorare con l’inventiva, anche se a livelli inferiori rispetto a titoli come quelli della serie di Hitman: Il mondo degli assassini.

Il gameplay ripropone tutti i grandi classici della serie, dai salti della Fede sui covoni alle fughe per poi mescolarsi alla folla o nascondersi in punti specifici, con qualche twist e una appagante esperienza di parkour spettacolare ma, per quanto possibile, verosimile, con ambienti che si sviluppano benissimo in verticale, scappatoie e trabiccoli in ogni dove e stradine terrestri irte di vita e, per questo, utili o intralcianti a seconda dei casi. Ad ogni modo, l’ambientazione è resa davvero alla perfezione, con scorci davvero suggestivi in cui perdersi.

La progressione del personaggio è legata a doppio filo con quella narrativa: gli skill tree e gli upgrade delle armi vedranno i loro maggiori progressi man mano che la storia andrà avanti, con comunque un sufficiente grado di personalizzazione delle cinque armi supplementari, tra coltelli da lancio, cerbottane, trappole, richiami e bombe fumogene. Il resto sarà più che altro pura estetica: i modificatori delle skin dei costumi, ad esempio, non sono così importanti, in verità. Gradevoli, tuttavia, i numerosi rimandi al passato, tra il costume aggiuntivo ispirato a Le Sabbie del Tempo e il filtro grafico azzurrino opzionale che riporta inevitabilmente la mente a due generazioni di console fa e a Gerusalemme.

80
Assassin’s Creed Mirage
Recensione di Marco Lucio Papaleo

Assassin’s Creed Mirage promette quello che mantiene: un'esperienza di gioco contenuta ma densa, mai noiosa e ricca di atmosfera. La Baghdad qui proposta è una delle città più belle dell'intera saga, reinventata con grande rispetto e attenzione a suggestivi dettagli che tuttavia hanno una valenza nel sistema di gioco. Il vero valore aggiunto del titolo sta in questo saper valorizzare un aspetto fondante della saga, al di là di un gameplay vario il giusto ma a volte un po' legnoso (soprattutto nei combattimenti corpo a corpo) e una narrazione che, per quanto appassionante, non sempre usa i tempi giusti e appare un po' ingessata nelle cutscene.
In sostanza si tratta di un titolo sicuramente meritevole d'attenzione: ottimo punto d'ingresso per i nuovi adepti e allo stesso tempo imperdibile per la vecchia guardia. Chi però è indeciso, soprattutto a fronte dell'offerta ricchissima in merito ai titoli action recentemente usciti o di prossima uscita, soppesi bene la sua scelta e cosa ritiene più importante in un videogioco.

ME GUSTA
  • Ambientazione scenograficamente resa alla perfezione
  • Abbastanza vario nelle attività, con un sistema stealth che funziona
  • Molto succo, zero fronzoli inutili
FAIL
  • Modellazione delle cutscene non al livello del fascino dell'esplorazione
  • Narrazione a volte frettolosa
  • Combattimento corpo a corpo farraginoso
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