Vampyr, il ruolo del Vampiro

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Abbiamo giocato approfonditamente il nuovo gioco di ruolo action vampiresco sviluppato da Dontnod Entertainment e pubblicato da Focus; ecco le nostre impressioni sul titolo.

Che cos’è un vampiro?

La risposta a questa domanda potrebbe sembrare scontata. Negli ultimi anni i media sono stati invasi da racconti che, in qualche misura, includono queste creature della notte: basti pensare al successo della saga di Twilight partorita da Stephanie Meyer, ma anche a opere più artisticamente impegnate come Only Lovers Left Alive di Jim Jarmush, o ancora a quel piccolo caso editoriale che fu 30 Days of Night ormai più di 15 anni fa. Non stupisce quindi che al giorno d’oggi tutti abbiamo ben in mente di cosa parliamo quando parliamo di vampiri. Canini affilati, atteggiamento un po’ dandy, pelle pallida e quell’inestinguibile sete di sangue che li contraddistingue più di ogni altra cosa. Ma da un punto di vista prettamente scientifico (anzi, se vogliamo essere ancora più precisi, medico), che cos’è un vampiro?

A questa domanda cerca di rispondere Vampyr, ultima fatica dei Dontnod, team francese specializzato in titoli con una forte enfasi sul comparto narrativo come Remember Me e il più famoso Life Is Strange. In Vampyr vestiamo infatti un duplice ruolo: il nostro alter ego, il Dottor Jonathan Reid, rinomato chirurgo della Londra degli anni ’10, si risveglia in una fossa comune, accecato letteralmente da una sete di sangue insaziabile. Sta a noi giocatori orchestrare la nuova identità del dottore, che se da una parte si trova a combattere contro l’influenza spagnola che sta devastando la città, dall’altra deve scoprire cosa è diventato, e trovare un modo di saziare la sua nuova fame.

 

 

La Londra di Vampyr, nei suoi colori cupi e bui, è più viva che mai.

Nel corso del titolo le due linee narrative si intrecceranno in maniera interessante, presentando sì parecchi cliché del gothic horror e del medical drama, ma sempre ben orchestrati e funzionali allo sviluppo di trama principale e secondarie. Ed è qui che troviamo quello che forse è il più grande punto di forza del gioco: la Londra di Vampyr, nei suoi colori cupi e bui, è più viva che mai: ogni NPC ha linee di dialogo uniche, spesso sbloccabili solo se troviamo indizi a suo riguardo nel mondo di gioco; quasi tutti i personaggi hanno legami tra loro, missioni secondarie parecchio varie e divertenti e, soprattutto, un impatto sull’economia del mondo di gioco. Ognuno dei quattro quartieri in cui è divisa l’area di Londra da noi liberamente esplorabile, infatti, presenta un indicatore di salute generale, da noi gestito portando determinati farmaci ai cittadini. Se decidiamo di cibarci di uno di questi, tuttavia, le ripercussioni possono essere di varia natura, dalla perdita di informazioni e oggetti utili al crollo vero e proprio di un intero quartiere. Ogni azione in Vampyr ha una sua peso, e sembra più che mai di trovarsi davanti a un mondo reattivo e dinamico.

Altro enorme pregio del titolo è il modo in cui gli sviluppatori hanno deciso di gestire la difficoltà.

Questo ci porta direttamente a un secondo pregio del titolo, meno evidente del primo ma parecchio interessante, ovvero il modo in cui gli sviluppatori hanno deciso di gestire la difficoltà del gioco: sono completamente assenti le classiche modalità “Facile-Normale-Difficile”, e il livello di difficoltà è costantemente gestito dal giocatore. Completare scontri e missioni infatti viene ricompensato con punti esperienza, abbastanza per potenziare le nostre abilità da vampiro (di cui parleremo a breve), ma non sufficienti ad affrontare la curva di evoluzione dei nemici, che “crescono” di livello molto più velocemente di noi: dalla metà del titolo si sente la necessità di consumare qualche cittadino, azione che come già detto spesso causa conseguenze negative sul mondo di gioco, ma ricompensa con quantità ingenti di punti esperienza, portando il giocatore a dover gestire un ambiente di gioco che evolve intorno alle sue scelte, diventando sempre meno ospitale mano a mano che si sceglie di diventare più “forti”.

 

 

Anche il modo in cui si spendono punti esperienza è ben implementato nella narrazione: ogni volta che vogliamo aumentare di livello, infatti, saremo costretti a riposare. Il gioco ci presenterà una schermata nella quale possiamo spendere i punti esperienza acquisiti in diversi tipi di poteri, dai più classici power up di salute e stamina a attacchi speciali che ben riflettono i poteri che i vampiri hanno nei diversi racconti che li vedono protagonisti. Finito di riposare, tuttavia, il mondo di gioco subirà dei cambiamenti a seconda delle scelte che abbiamo fatto fino a quel momento: ci saranno reazioni alla scomparsa dei malcapitati che abbiamo deciso di consumare, nuovi malati e situazioni sempre più gravi, modifiche di intere aree di gioco a seconda di scelte importanti che faremo nei momenti più salienti dell’avventura.

Le meccaniche principali di Vampyr sono quindi mescolate con cura a una trama dallo sviluppo interessante e a una Londra che è a tutti gli effetti coprotagonista del titolo, un vero e proprio macropersonaggio dal quale prendiamo tanto, ma che al contempo cerchiamo di salvare. I riferimenti alle tecniche mediche del periodo, alle credenze popolari sull’influenza e sui vampiri, gli stessi nemici che ben rappresentano i diversi tipi di mostri vampireschi temuti in quell’Europa che il titolo si ripromette di dipingere sono ulteriori dettagli che rendono Vampyr non solo un titolo interessante, ma anche estremamente profondo e appagante: ben pochi dettagli sono lasciati al caso, e tutto ha una sua logica nell’universo narrativo del gioco, dalla presenza di vampiri più “rozzi” chiamati Skal (ispirati al folklore esteuropeo sui non morti) ai più canonizzati Ekon, simil-Dracula perfettamente integrati nella società; anche giocando in maniera superficiale non si può che rimanere a bocca aperta davanti al lavoro fatto dai Dontnod.

 

 

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Il sistema di combattimento prevede l’utilizzo di armi primarie e secondarie (da seghetti a bisturi a paletti, spaziando per qualche arma da fuoco), oltre che ai poteri menzionati poco sopra, utilizzabili attingendo alla riserva di “sangue” che possiamo assorbire dai nemici storditi. Pur non essendo un sistema di combattimento degno di particolare nota, è piuttosto divertente fintanto che si rimane di un livello sufficientemente alto, non più di cinque o sei livelli di distanza dai nemici, limite oltre il quale essi rischiano di diventare spugne per danni, costringendoci a potenziarci non tanto per necessità, quanto per tedio. Discorso totalmente diverso per i boss, che sono vari e interessanti da affrontare e che spesso ci porteranno a potenziarci per poterli affrontare meglio equipaggiati.

Diversi nemici inoltre lasceranno alle spalle oggetti e componenti di vario tipo, che possono essere utilizzati per mescere farmaci, sieri curativi o ancora potenziare il nostro equipaggiamento. In questo campo Vampyr si presenta come un Action-RPG come tanti, brillando più negli scontri coi boss e nella varietà di approcci al combattimento disponibili che negli scontri coi mob di cui Londra sembra essere infestata. Altra nota non proprio brillante del titolo sono i frequenti caricamenti, non sempre lunghissimi ma relativamente fastidiosi. Il comparto tecnico è piuttosto buono per un titolo non tripla A, con animazioni, grafica e IA dei nemici molto valide e quasi totale assenza di cali di frame rate e lag degni di nota.

 

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Vampyr riesce quindi a rendere narrativi molti aspetti strutturali tipici del videogioco, raggiungendo un notevole livello di immersione da parte del giocatore.

Siamo davanti a un gioco di ruolo non memorabile per i suoi elementi più action, ma sicuramente importante per quello che è l’intreccio sempre più stretto tra narrazioni e videogiochi. Ancora una volta i Dontnod confezionano un prodotto originale e interessante, dichiaratamente meno improntato ad essere un ottimo gioco, quanto più ad essere un’ottima esperienza. I personaggi e le tematiche di Vampyr saranno sicuramente capaci di prendervi, ma sarà il vostro rapporto di responsabilità nei confronti di Londra a farvi ricordare davvero questo titolo.

Il Dottor Reid di ognuno di noi si muoverà in maniera diversa nei confronti della città, a seconda che decideremo di condannarla o di salvarla nella nostra ricerca di una risposta alla domanda fatta all’inizio di questa recensione: che cos’è un vampiro? Se volete scoprirlo sulla vostra pelle, non vi resta che buttarvi su Vampyr.

84
ME GUSTA
  • Mondo di gioco estremamente vivo e reattivo
  • Ottimo livello di immersione nell'universo narrativo
  • Decine di personaggi e subquest
  • Gestione originale del livello di difficoltà
FAIL
  • Frequenti caricamenti nel cambio di aerea
  • Sistema di combattimento talvolta blando
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