Little Nightmares: Complete Edition Switch

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L’acclamato titolo di Tarsier Studios arriva finalmente anche in formato portatile su Nintendo Switch. Scoprite cosa ne pensiamo nella nostra recensione!

Annunciato per la prima volta alla Gamescom 2016, Little Nightmares si è dimostrato essere una delle sorprese del trascorso 2017, acclamato da pubblico e critica per le suggestive atmosfere proposte, estremamente vicine al celeberrimo stile grafico del regista Tim Burton.

In grado di inquietare e stupire allo stesso tempo, l’esperienza di Tarsier Studios rappresenta uno dei più validi esponenti del genere dei “platform – adventure”, con nulla da invidiare ai noti apripista della categoria, ovvero Limbo ed Inside (entrambi sviluppati da Playdead).

Forte del successo dello scorso anno, Bandai Namco ha deciso finalmente di portare Little Nightmares sull’ammiraglia Nintendo e il risultato di questa conversione, vi anticipiamo, è piuttosto lontano dall’eccellenza.

 

Il mondo delle fauci

Per chi non conoscesse il gioco, in Little Nightmares ci troviamo ad impersonare Six, una bambina costantemente avvolta in un impermeabile giallo che si sveglia all’improvviso nelle profondità delle Fauci, un tetro resort sottomarino gestito da creature dalle sembianze deformi e mostruose. Le Fauci  fanno capo capo alla Signora, figura orientale in qualche modo legata alla piccola protagonista.

Non anticipandovi altro, sebbene il concept possa stranamente assomigliare a quello de La Città Incantata (Studio Ghibli), vi possiamo assicurare che qui ci troviamo molto, molto lontani dai toni caldi e sereni che contraddistinguono le opere di Miyazaki e la loro innocente tendenza ad approcciarsi a un pubblico di giovanissimi.

 

 

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Tarsier Studios ci propone una fiaba dark tetra e cupa, surreale quanto angosciante, dove ci imbatteremo in diversi ambienti molto curati, divisi in cinque grandi sezioni, ognuna caratterizzata da un design unico, totalmente fuori scala rispetto al nostro personaggio.

Little Nightmares non delude dunque nella consistenza dei nemici, complice un character design da applausi a scena aperta.

Ciascuno di questi livelli – mai interrotti al loro interno da zone di caricamento – ospita poi una determinata categoria di minacce, da delle semplici sanguisughe a delle vere e proprie boss fight, senza mai arrivare allo scontro frontale; Little Nightmares non delude dunque nella consistenza dei nemici, complice un character design da applausi a scena aperta.

L’elemento ansiogeno viene inoltre stimolato da un sonoro al limite della perfezione, sviluppato per mezzo di un uso ponderato della limitata colonna sonora, lasciando più volte spazio ai suoni ambientali, talmente diversificati da evidenziare un ottimo lavoro di campionamento.

 

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Le avventure di Six non si limitano però ad essere un semplice esercizio di stile, ma riescono nell’impresa di offrire persino un’ottima qualità di giocato. Il level design, nonostante rimanga quasi sempre lineare, riesce a muoversi in orizzontale, in verticale e addirittura in profondità, senza soluzione di continuità, dando l’illusione di un forte senso di progressione ed esplorazione.

Gli enigmi ambientali sono integrati in maniera geniale con gli elementi presenti per necessità artistiche

Completano il quadro infine i consueti enigmi ambientali, in questo caso impegnativi ma mai inaccessibili, spesso integrati in maniera geniale con gli elementi presenti per necessità artistiche, aprendo strada ad ampie possibilità di interazione.

 

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Non stiamo in ogni caso parlando di un videogioco perfetto e infatti non mancano importanti sbavature nella formula. Il difetto principale risulta il feeling del platforming, decisamente troppo poco preciso, sofferente nelle fasi più concitate e accelerate. Tutto ciò non viene nemmeno aiutato dal tipo di inquadrature, le quali non sono purtroppo efficaci nel trasmettere le dimensioni delle piattaforme che riempiono gli scenari.

Oltre il giocato, la criticità della versione Switch si ritrova senza dubbio nei caricamenti, sinceramente scandalosi ; non sono tollerabili, in un gioco in cui il trial & error è un dato di fatto, 15 secondi di schermo nero al seguito di un game over.

 

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Inoltre, sebbene con i DLC della Complete Edition la situazione sia migliorata, Little Nightmares rimane comunque un titolo estremamente risicato, per quanto concerne la durata; si parla di 5 ore per la campagna base, 8-9 ore se consideriamo anche il completamento dei contenuti aggiuntivi.

I tre DLC ci vedono controllare Il Fuggiasco, un bambino il cui destino si intreccia più volte con il percorso di Six, andando a chiarire alcuni dei punti della campagna principale. Anche riciclando molto degli asset già impiegati per il gioco base, il secondo e il terzo contenuto aggiuntivo intrattengono benissimo, cercando in continuazione di introdurre nuove idee e soluzioni, con una struttura dei livelli drasticamente meno impostata. Il primo DLC risulta invece insufficiente sotto tutti i punti di vista, antitetico rispetto alla qualità del resto del pacchetto.
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Incubi in portabilità

Chi ha già giocato Little Nightmares su PlayStation 4, Xbox One o PC sicuramente ricorderà con piacere la cura riservata al comparto tecnico del gioco, in grado, grazie all’Unreal Engine 4, di gestire l’illuminazione in maniera magistrale.

Sulla versione Switch si riconferma questa caratteristica, grazie a un’ottima combinazione di occlusione, dettaglio delle ombre e luce volumetrica. Tale qualità si nota inoltre nella resa dei materiali e nel dettaglio dei modelli, tristemente sporcati da una consistente presenza di aliasing, facile da notare persino all’occhio meno esperto.

 

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Certo, su uno schermo da 6.2 pollici non si nota molto la differenza rispetto alle concorrenti versioni console.

Passiamo invece forse alla questione più spinosa di tutte quando si discute di un porting su Switch, ovvero la definizione. Dal nostro provato la risoluzione in portatile ci è sembrata tendente verso i 480p, in upscaling sui soliti 720p. Certo, su uno schermo da 6.2 pollici non si nota molto la differenza rispetto alle concorrenti versioni console, l’importante è che una volta nel dock venga scalata di molto la risoluzione, cosa che non avviene.

La risoluzione viene scalata sì, ma, a quanto ci è sembrato dal nostro provato, in docked non si va oltre i 720p nativi, standard piuttosto anacronistico di questi tempi.

 

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Sul pannello da noi utilizzato per il provato, un Panasonic 4K HDR da 50 pollici, una risoluzione così bassa ha causato un drastico calo di qualità dell’impatto grafico, specie per quanto riguarda la tanto decantata illuminazione.

Paradossalmente, in questa situazione si sviluppano fenomeni di sovraesposizione che rendono complesso vedere con chiarezza i particolari a schermo, un peccato capitale per un videogioco di questo tipo. Il nostro consiglio è quindi di acquistare questa versione del gioco solo se avete intenzione di giocarlo in handled o se non possedete un altro dispositivo dove giocare il titolo.

Positivo invece il responso sul frame rate, quasi sempre costante e stabile, al netto di qualche rado singhiozzo. Ottima infine l’implementazione dell’HD Rumble, funzione che segue fedelmente quasi ogni azione del gioco.

78
ME GUSTA
  • Art direction e character design molto ispirati
  • Enigmi ambientali intelligenti
  • Sonoro di altissimo livello
  • Secondo e terzo DLC ottimi
  • HD Rumble implementato
FAIL
  • Platforming scivoloso e impreciso
  • Longevità risicata, anche con i 3 DLC
  • Tempi di caricamento troppo lunghi
  • Definizione in modalità TV piuttosto bassa
  • Il primo DLC non ha senso di esistere
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