Pokémon Scarlatto e Violetto: Il Tesoro dell’Area Zero – La Maschera Turchese è un DLC gradevole ma non rivoluzionario

Espandere, tramite DLC e Season Pass a pagamento, i mondi di gioco dei propri titoli di punta si sta rivelando, ormai da anni, un vero e proprio uovo di colombo per molti publisher di videogiochi, perché permette di accontentare i fan di un’ambientazione coccolandoli con nuovi contenuti e dando non solo respiro a quegli stessi mondi, ma anche ai team di sviluppo per sperimentare e portare avanti i lavori con il successivo sequel, senza l’effetto “rincorsa” che spesso affligge la realizzazione dei seguiti dei brand maggiori. Certo, possibilmente il tutto dovrebbe offrire dei contenuti che non si esauriscono nell’arco di poche ore ma approfondiscono la narrativa e il sistema di gioco, permettendo di rivedere l’intera opera nel suo complesso. Non sempre (anzi!) è così, come in parte il primo dei due DLC che compongono lo speciale Pass dell’ultimo gioco dedicato ai Pokémon conferma, anche se decisamente non tutto è deprecabile, anzi, soprattutto se si guarda all’esperienza più che a tutte le dietrologie. Andiamo a scoprire insieme Pokémon Scarlatto e Violetto, Il Tesoro dell’Area Zero – La Maschera Turchese.

Una nuova pokéavventura

Premettiamo che i contenuti (narrativi e non) de La Maschera Turchese andranno a confluire nel secondo DLC Il Disco Indaco, che sarà la vera prova del nove del pacchetto, ma l’impronta data a questo primo DLC (e l’esperienza con Game Freak in generale) non ci fa pensare che la seconda espansione sarà molto diversa in termini pratici.

Cosa potete aspettarvi da LMT? Innanzitutto una nuova area – piuttosto ampia ma comunque circoscritta – da esplorare, circa duecento “nuove” bestiole, numerosi contenuti cosmetici, sottogiochi inediti e una storia spin-off che potrebbe catturare la vostra attenzione, complice il setting piuttosto piacevole.

Ma andiamo con ordine.

Cominciamo col dire quel che La Maschera Turchese non è, ovvero un’espansione votata ad aggiungere nuovi livelli di sfida. L’aspetto delle battaglie non è prominente, anzi: naturalmente non mancano le opportunità di combattere e confrontarsi con altri allenatori e Pokémon, ma il livello di difficoltà non è particolarmente sfidante, anche se a differenza di situazioni simili del recente passato è quantomeno apprezzabile la “scalabilità” dei livelli dei mostriciattoli tascabili che incontreremo, che avranno un livello sempre paragonabile a quello dei nostri, così da non essere spazzati via in un attimo, dovessimo (come probabile) avventurarci a Nordivia nell’endgame del gioco principale. Tuttavia, non incontreremo nuove meccaniche, anzi: lo stesso potere Teracristal è quasi tenuto in disparte, probabilmente per fargli fare la parte da leone nel secondo DLC di prossima uscita. Quel che ci spingerà ad andare avanti sarà perlopiù la voglia di scoprire quali “nuovi” pokémon sono presenti in zona: si tratta di un discreto numero (un paio di centinaia) gran parte dei quali già molto noti, con qualche sparuta new entry… come al solito piuttosto opinabile a seconda dei gusti personali.

Viaggio a Nordivia

L’impianto del tutto gira molto su un canovaccio narrativo nel pieno stile della serie: interessante nei presupposti, assai scenografico ma anche molto pretestuoso. Se la cosa non vi ha mai creato problemi accomodatevi pure… se speravate in un cambio di rotta dovremo deludervi. Ad ogni modo, i personaggi che incontreremo nella nostra gita a Nordivia sono ben caratterizzati (per quanto non particolarmente originali) e le atmosfere molto diverse da quelle viste nel titolo principale, con una bella atmosfera da “matsuri” nipponico moderno e qualche piccolo brivido legato alle leggende locali. Le risaie e i meleti ci portano in paesaggi distanti da quelli visti nel gioco principale, in una regione ricca di storie e leggende. Tra queste, quella di Okidogi, Munkidori e Fezandipiti, tre Pokémon che eroicamente scacciarono un orco in tempi arcani e che ora, ogni anno, vengono onorati con un festival ricco di attività, leccornie e bancarelle. Il nostro viaggio ci porterà a fare la conoscenza di nuovi amici, tra cui Rubra e Riben – studenti dell’Istituto Mirtillo – e la giovane fotografa Litha.

Il tutto si fa giocare molto amabilmente, alternando inoltre le classiche dinamiche a numerosi momenti distensivi in cui partecipare alla “caccia all’orco” (singolare minigame in sella a Koraidon o Miraidon), provare numerosi nuovi outfit non scolastici e… scattarsi foto con il nuovo rotoselfie stick. Tutto qui? Tutto qui. Come dicevamo all’inizio, c’è ben poco di rivoluzionario in questo DLC, pensato a uso e consumo di chi, semplicemente, vuole altri colorati momenti pokémon nella propria vita, senza grandi pretese. Non è neanche, tutto sommato, una questione di demografica del target di riferimento come si potrebbe pensare, quanto di intenzioni e richieste: le stesse che hanno permesso a Scarlatto e Violetto di diventare uno dei videogiochi più venduti del decennio nonostante le improponibili performance tecniche, a cui il DLC non pone rimedio in alcun modo.
Programmatori e designer di Game Freak non si sono minimamente disturbati a provar di “metterci una pezza” su definizione degli ambienti, frame rate, pop-in. L’obiettivo preposto erano i contenuti, e quello è stato raggiunto: per tutto il resto, oramai, possiamo metterci una pietra sopra e attendere la prossima generazione.
E, come si suol dire, qui casca l’asino: in virtù dei contenuti vogliamo avallare questa svogliatezza da parte di Game Freak di proporre qualcosa di nuovo e di porre rimedio alle manchevolezze grafiche o, nel proprio piccolo, ogni giocatore deciderà il segnale da mandare a Nintendo in proposito? È stata un’annata straordinaria per la casa di Kyoto, che ha saputo letteralmente spremere le potenzialità tecniche della propria console ibrida con opere maiuscole come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom o Metroid Prime Remastered ma che, di fronte allo “strapotere” dei Pokémon, non ha saputo o potuto porre un veto riguardo all’aspetto tecnico della faccenda, come invece solitamente operato.

70
Pokémon Scarlatto e Violetto: Il Tesoro dell'Area Zero - La Maschera Turchese
Recensione di Marco Lucio Papaleo

Pokémon Scarlatto e Violetto: Il Tesoro dell'Area Zero - La Maschera Turchese mantiene le promesse (e premesse) di un DLC spin-off dal retrogusto filler in cui non mancano certo le cose da fare, tra mostriciattoli da catturare, piccoli misteri da svelare e minigiochi additivi in cui perdersi. Si tratta di un'avventura un po' fine a stessa, in cui l'atmosfera conta più della sostanza: lo stile non manca di certo, l'accortezza alle questioni meramente tecniche invece sì. Difficile dare un valore oggettivo al pacchetto, perché dipende principalmente dalle aspettative degli utenti: La Maschera Turchese non fa fare un solo passo in avanti al franchise, ma sicuramente ha le capacità per intrattenere i fan sempre alla ricerca di qualche nuovo scorcio da esplorare.

ME GUSTA
  • Bella l'atmosfera "matsuri"
  • Le attività da svolgere non mancano di certo...
FAIL
  • ...ma non c'è davvero nulla di entusiasmante o sfidante
  • Comparto tecnico ancora al di sotto delle possibilità auspicabili
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