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L’uomo che scrisse il mondo

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Immaginatevi di essere a casa vostra, sbracati dopo una lunga giornata di lavoro. Prendete in mano un best seller, leggete il nome sulla copertina.

Ah è quell’autrice di libri sui vampiri, quella che ha venduto circa 40 milioni di copie.

Che merda penserete mentre lo buttate via e ne prendete un altro.

Ah è quel famoso autore di fantascienza, ha scritto decine di romanzi.

Che fantasia penserete mentre lo buttate via.

Ripenserete a tutti i libri letti nella vostra vita e i nomi degli autori vi torneranno alla memoria, guardereste paghi la vostra biblioteca da centinaia di libri e alla fine ne prendereste uno a caso pronti per una bella serata in pantofole.

Quante volte avete vissuto una scena così?

Io in continuazione, camino elettrico, babbucce riscaldate, pipa elettronica, kindle e un buon whiskey. Ma cambiamo un attimo il contesto.

Il vostro camino è vero e la vostra pipa anche, le babbucce non sono riscaldate e il kindle è nella versione che servono i ripiani per salvare i file. Ma tutto il resto sarebbe uguale, tranne forse i nomi degli autori.

Il libro che prendete è scritto da un certo Arthur M. Winfield, un autore da milioni di copie vendute, il secondo libro che prendete è scritto da Laura Lee Hope che ha scritto decine di romanzi, il terzo da Victor Appleton un famoso e prolifico autore, il quarto da Lester Chadwick e così via.

Ma c’è una differenza. Nessuno di questi autori esiste veramente.

strat synd edwardLa vostra biblioteca conta oltre 1300 libri e ognuna di queste storie è stata creata da un unico autore. Oltre milletrecento libri. Siete consci che non vi basterà una vita a leggerli tutti, eppure a lui bastarono 30 anni per produrli.

E oggi parleremo di lui, dell’uomo che ha creato più racconti nella storia del mondo, che ne ha venduti di più e tutto questo senza avere ne Amazon, ne gli ebook. Parleremo di Edward Stratemeyer l’uomo che produsse oltre 40 libri l’anno, per trent’anni.

E che non era nemmeno uno scrittore.

 

 

 

 

Il tedesco che invase il mondo (dell’editoria)

tom swift1La storia di Edward è ammantata di leggenda, nasce in data incerta (1862) in un qualche posto degli Stati Uniti (Elizabeth, New Jersey) da due immigrati tedeschi: Henry, un tabaccaio e Anna la quale tirò su sei figli tra quelli del marito e quelli del cognato (con il quale era stata sposata prima che lui morisse, Things I learn from porn: Germans are weird).

Edward era il più piccolino e spese la sua infanzia a leggere i classici americani denominati rags to riches, traducibile “dalle stalle alle stelle”, ossia storie di persone che partono dalla povertà assoluta per diventare molto ricche, l’american dream insomma.

Da piccolino aveva messo su una pressa da stampa e stampava racconti per i suoi amici.
“È una perdita di tempo” gli diceva il padre. Il padre dovette ricredersi quando, a 26 anni, Edward vendette il suo primo racconto per 75$, circa quanto faceva il padre in un mese e mezzo.

Al che il padre gli disse “dovresti scriverne di più” e Edward lo prese in parola e ne scrisse di più, molti di più, un’infinità di più.

 

 

 

 

The man behind the names

fa231dedb8107dd19289bbec2bc9f1b5Per prima cosa scrisse “Poor but Plucky” col nome di Fred Frisky, quindi scrisse “Dashing Dave, the Ever Ready Detective” col nome di Captain Ravell Pinkerton dell’U.S. Secret Service, erano i bei tempi in cui potevi mentire sul tuo passato per vendere libri, non come adesso, cioè, esattamente come adesso che puoi fingerti un russo mafioso.

Quindi scrisse “Joe Johnson, the Bicycle Wonder” col nome di Roy Rockwood. Edward era molto bravo a inventare storie, ed era capace di scrivere qualsiasi genere, dal western, al giallo, al romanzo d’avventura e così via. Scriveva molto ma non bastava, quindi dovette cercarsi un lavoro, lo trovò presso Good News, dove divenne redattore.

Li ebbe un colpo di fortuna, infatti lavorava vicino a un altro scrittore, un certo Alger.

Nel 1898 Alger era vecchio e malato e non era sicuro di finire il suo ultimo racconto, così propose a Edward di finirlo lui, mantenendo il suo stile: si sarebbero divisi utili da bravi amici, ma Alger si sarebbe tenuto il copyright. Edward accettò entusiasta, Alger era uno dei suoi autori preferiti.

Dopo questo esperimento Edward lavorò al completamento di diverse opere di Alger che furono pubblicate postume (Alger morì l’anno dopo)

 

 

 

 

Il botto

Nel 1899 viene pubblicata la prima serie di Edward: Frank Merriwell, la prima serie che contenesse un protagonista che era uno studente, quindi adatta a un pubblico giovane.
La serie fu un successo: vendette 125 milioni di copie lungo vent’anni.

 

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125 milioni di copie possono non sembrare tante (non è vero, sono un casino, le persone che fanno questi numeri si contano sulle dita della mano di un falegname disattento) ma era un numero assurdo per il 1900 dove l’intera popolazione mondiale ammontava a 1,7 miliardi di persone e quella americana a 82 milioni.

 

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Rinfrancato dal successo Edward scrisse un’altra serie adolescenziale, The Rover Boys, che fu un successo immediato.

Edward non è che fosse sto granché come scrittore, le sue trame erano ripetitive e la qualità della scrittura decisamente bassa, ma il suo tempismo fu perfetto.

Agli inizi del ‘900 la scolarizzazione di massa stava colpendo duro istruendo milioni di adolescenti che avevano fame di avventura visto che il grosso dei racconti ai tempi erano di tipo moralizzatore. Inoltre Edward possedeva due qualità molto utili allo scrittore: una fantasia infinita e un’ottima capacità organizzativa.

Agli inizi del ‘900 il problema per gli editori non era tanto trovare buone storie, ma trovare un sistema di distribuzione ottimale. La pubblicità serviva a poco, era agli albori e comunque i bambini non leggevano i quotidiani e i venditori porta a porta erano altamente inefficienti.

Per quanto i processi di stampa fossero altamente funzionali, quelli di distribuzione lo erano molto meno.

Edward finalizzò la sua prima, grande idea.

Il costo delle copertine rigide si era drammaticamente abbassato nel tempo così Edward propose che la sua nuova serie (The Motor Boys che era un The Rover Boys sotto steroidi) fosse stampata hardcovered così da dargli un tocco di rispettabilità.

 

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I margini di guadagno si sarebbero ridotti, ma Edward era convinto che le vendite sarebbero aumentate. I libri erano venduti all’incredibile cifra di 50 centesimi.

Uno dei vantaggi di questa strategia era che Edward vendeva i suoi libri a pacchi di tre, questo creava una fan base più ampia alla quale vendere i sequel delle storie. Ma sopratutto i libri sembravano libri di un certo spessore (ah-ah) e venivano considerati dei “veri libri”, ottimi acquisti e validi regali da fare ai giovani.

Il piano di Edward ebbe successo al punto che in breve non riuscì più a stare dietro alla domanda di libri. Il suo sistema si era rivelato un successo troppo grande, doveva trovare il modo di gestirlo.

 

 

 

 

The Syndacate

E qui Edward ebbe la sua seconda, geniale idea. Le storie erano ripetitive? Vero, a questo punto tanto vale trasformare questo svantaggio in un vantaggio, avrebbe trasformato la produzione di storie in una catena di montaggio fordista.

Dai suoi tempi di redattore alla Good News Edward conosceva un bel numero di autori che avrebbero potuto scrivere storie per ragazzi senza problemi.

Any one of them could have built up a 70,000-word novel from a comma, if required.

Il meccanismo fordista si basava su tre passaggi: progetto, realizzazione, rifinitura. E sull’assunto della standardizzazione: Edward lo avrebbe applicato alla letteratura.

Per prima cosa Edward produceva una storia, e con storia si intendeva uno script di 3 pagine con l’abbozzo dei personaggi, il setting e l’intreccio a grandi linee.

Poi lo spediva a uno degli scrittori del sindacato che aveva un mese per tirare fuori un racconto grezzo che rispediva indietro.

A questo punto Edward ricontrollava tutto il manoscritto eliminando eventuali incongruenze o errori e procedeva alla standardizzazione.

Ogni racconto doveva avere esattamente 50 battute divertenti, 25 capitoli, un cliffhanger alla fine di ogni capitolo, introdotto da una domanda o da una esclamazione, nessun “said” sostituiti da “exclaimed”, “cried” o “chorused”, e così via.

I libri standardizzati venivano pubblicati sotto pseudonimi appartenenti alla compagnia di Edward. E questa fu la sua terza grande idea: era importante che il pubblico si riconoscesse in un autore, ma cosa succedeva se l’autore se ne andava o smetteva di scrivere?

Mentre uno pseudonimo appartenente all’azienda era come un diamante, era per sempre, non importa chi poi scrivesse di fatto la storia.

Edward inoltre lavorò moltissimo sulla promozione.

Comprava regolarmente liste di nomi di bambini e relativi indirizzi (ai tempi si poteva fare, non come adesso, cioè, esattamente come adesso) e spediva loro i cataloghi delle nuove uscite, ogni volume della sua serie sponsorizzava quelli delle altre serie, ogni libro della serie conteneva il capitolo finale di quello che lo precedeva e quello iniziale di quello che lo seguiva e così via.

Gli enormi volumi che produceva gli permettevano di essere in posizione di vantaggio rispetto ai distributori e di condizionarne l’operato facendo avere priorità ai suoi libri.

 

 

 

 

A brave new genre

Ma al di là delle sue indubbie capacità di gestione, Edward possedeva il dono di sapere cosa piaceva ai ragazzi. In un mondo ancora dominato da libri pieni di precetti moralizzanti, Edward scriveva le avventure di eroi nei quali i ragazzi potessero riconoscersi.

A wide awake lad has no patience with that which is namby-pamby, or with that which he puts down as a ‘study book’ in disguise. He demands real flesh and blood heroes who do something.

Gli eroi delle serie di Edward (che erano maschi e femmine, una delle sue serie più famose fu Dorothy Dale studentessa e investigatrice di misteri) si cimentavano in corse automobilistiche, salivano su palloni aerostatici e mongolfiere, vivevano avventure all’insegna della libertà e del coraggio.

 

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I protagonisti non avevano nemmeno un arco narrativo in cui imparavano a fare qualcosa, erano già perfetti, avevano successo in qualsiasi impresa tentassero.

Erano i ragazzi che ogni ragazzo vorrebbe essere.

Swift by name and swift by nature.

Tom Swift’s motto

 

81u1p6uobrLInoltre Edward era molto bravo a seguire le mode e a innovare. Nel 1926 l’80% dei ragazzi e ragazze americane indicavano uno dei libri di Edward come il migliore che avessero mai letto. Ma nonostante questo nuovi generi si stavano affacciando al mercato, ad esempio le storie pulp.

Edward cavalcò l’onda con lo stesso schema di sempre, creando la controparte per ragazzi dei truci investigatori hard-boiled dove i vari Sam Spade era cinici, duri e indulgevano nel bere, gli Hardy Boys (una delle serie gialle lanciate da Edward) erano simpatici, alla mano e gentili.

Nel 1930 lanciò una serie famosa ancora oggi: Nancy Drew, la giovane detective.

 

 

 

 

 

Conclusioni

Nancy Drew fu l’ultima creatura di Edward, e fu il suo successo più grande.

Nancy Drew fu l’ultima creatura di Edward, e fu il suo successo più grande. Nel 1930 quando la giovane detective debuttava sul mercato, acclamata da milioni di adolescenti, Edward si ammalava di polmonite e moriva pochi mesi dopo.

I suoi libri pian piano caddero nel dimenticatoio tranne poche eccezioni come appunto Nancy Drew. I libri di Edward entrarono in ogni scaffale degli Stati Uniti, benché le sue storie e i suoi metodi furono continuamente osteggiati da buona parte del sistema educativo e letterario americano.

Per tutta la sua vita i suoi libri furono considerati letteratura di bassa lega, che allontanavano i ragazzi dalla lettura di libri più adatti. Il fatto che le sue storie fossero prodotte in serie era visto come un degradamento dell’attività letteraria (una volta Edward fu cazziato dopo una presentazione del suo metodo davanti a dei giovani boy-scout e accusato di aver tolto tutta la poesia dello scrivere un libro).

I libri di Edward non furono mai buoni libri, ma il suo sistema li migliorò piuttosto che peggiorarli: gli alti volumi produttivi permettevano a Edward di individuare cosa non funzionava e modificarlo nelle uscite successive, pian piano le sue serie divennero più complesse e più intriganti, con più trame che si collegavano solo alla fine, non per nulla le sue ultime uscite sono quelle che meglio hanno retto al peso del tempo.

Il sistema creava storie ripetitive è vero, ma ai bambini piacciono le cose ripetute, gli piace sapere che c’è in arrivo un’altra storia simile a quella che hanno appena finito di leggere e apprezzare.

E che lo ammettiamo o no, anche agli adulti piacciono le ripetizioni, magari ammantante di un plot un po’ più complesso ma a tutti noi piace rivedere i nostri eroi in azione, libro dopo libro, fumetto dopo fumetto, film dopo film.

Edward Stratemeyer l’aveva capito, i suoi libri non dovevano educare o moralizzare i ragazzi, dovevano fare quello per cui la letteratura esiste: dovevano intrattenerli, una cosa che molti autori, anche oggi, si dimenticano di fare.

Erano un prodotto di massa, pensato per intrattenere un pubblico di massa.

E i suoi libri lo facevano. Erano un prodotto di massa, pensato per intrattenere un pubblico di massa. Libri che erano fatti per essere dimenticati appena un racconto migliore fosse arrivato sul mercato.

Con la morte di Edward il sindacato passò alla figlia e pian piano si spense, dalle 14 serie prodotte nel 1935 si scese alle 9 del 1940, nel 1980 solo 4 serie erano ancora prodotte, ma quello fu anche l’ultimo anno del sindacato.

Oggi nessuno sa chi sia Edward eppure fu il più prolifico scrittore della storia, con il suo metodo creò oltre 1300 racconti, vendette oltre mezzo miliardo di libri in un paese da 80 milioni di persone.

Le sue idee non erano innovative, ma lo erano per il mondo dell’editoria, ancora oggi il suo record rimane imbattuto, J. K. Rowling, la scrittrice che ha venduto più libri in assoluto, ne ha venduti circa 450 milioni, in un mondo di 7 miliardi di persone.

E così stasera, quando infilerò le mie babbucce riscaldate e attaccherò il camino elettrico, pescherò sul kindle un’avventura di Nancy Drew, e brinderò con il mio whiskey a Edward.

Se lo merita.

 

 

 

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