The Square: più un esperimento sociale che un film

The Square

Nella quarta giornata del 70. Festival del Cinema di Cannes, direttamente dalla Svezia arriva il controverso The Square, un’ironica e feroce critica nei confronti degli pseudo-intellettuali amanti dell’arte contemporanea. Una pellicola che sembra più un esperimento sociale di un film, che vanta tra i suoi protagonisti Elisabeth Moss, Dominic West e Terry Notary.

Ruben Östlund presenta in concorso al 70. Festival del Cinema di Cannes il suo violento, ironico e sperimentale The Square, con protagonista Claes Bang, nei panni di un direttore di un museo di Arte Contemporanea che si ritroverà a vivere la propria routine proprio come se fosse all’interno di un’opera anti-moderna e anti-concezionale.

The Square, fino a questo momento, è il film più articolato di questo Cannes 2017. Dalla durata importante e dalla satira molto affilata, Ruben Östlund conduce i suoi spettatori verso quello che potrebbe definirsi un vero e proprio esperimento sociale, dove diventiamo protagonisti di un’opera astratta.

La parola astratto è sicuramente la chiave di volta di questa pellicola, che non segue una vera e propria linea logica, ma si fa condurre, molto più semplice, dagli assurdi eventi che coinvolgono il protagonista.

Fin dall’inizio la pericola si presenta con un’apertura disturbante. Fondo nero, musica techno in un continuo crescendo sempre più imponente, prima di far scendere un silenzio ancora più intenso. La confusione del giorno dopo, il mal di testa di una serata con troppo alcool e poco sonno.

The Square

E in realtà, più si va avanti con lo sviluppo della narrazione, più questo tipo di sensazione diventa qualcosa di perennemente presente

E in realtà, più si va avanti con lo sviluppo della narrazione, più questo tipo di sensazione diventa qualcosa di perennemente presente. Il regista fa subito presente quello che sarà il registro della sua pellicola, quello che è il suo pensiero e chi è il vero oggetto di discussione al centro del film.

Il protagonista, dopo una lunga notte di baldoria, viene intervistato da una giovanissima giornalista (Elisabeth Moss), e tra le domande una riguarda la spiegazione di un’opera che appare, semplicemente, un fiume in piena di parole senza senso, messe in fila l’una accanto all’altra per voler unicamente dare un tono intellettuale e irraggiungibile ai non eletti conoscitori d’arte.

L’espressione stranita del protagonista, intento nella rilettura di tale spiegazione, chiaramente incapace nel trovare un senso logico a quella frase, avvale la tesi sarcastica del regista.

The Square

Da questo momento in poi il film è un continuo susseguirsi di avvenimenti paradossali, dove i personaggi parlano e si muovono tra opere d’arte dalla non chiara funzione, performance di uomini-scimmia nel mentre di una cena di gala che portano scompiglio, interviste con platee rumorose e continuamente disturbate da un uomo con la tourette.

Un’incapacità del vivere e del capire che si riflette dal protagonista allo spettatore, con una serie di sequenze geniali e che piegano la sala in due dalle risate. Attraverso The Square la sensazione è proprio quella di trovarsi di fronte a una di quelle esposizioni all’interno di un museo dove assai difficile è credere che ci sia uno studio logico e ponderato da parte dell’artista, ma Ruben Östlund non ha intenzione di prendere in giro il pubblico incapace di comprendere, quanto invece quella società pseudo-intellettuale che ostenta una grande sensibilità artistica.

Un continuo susseguirsi di paradossi e scene grottesche, che portano il protagonista sull’orlo del precipizio, continuamente, e inconsapevolmente, oggetto di “un’opera” assurda.

 

The Square

La sensazione esercitata continuamente dalla pellicola è quella di estraniamento e confusione, alternato da battute ironiche e sarcastiche. L’esperimento di The Square è interessante e porta, al di là della satira, a riflettere sul concetto attuale di arte e buon gusto, ma che purtroppo si appesantisce troppo a causa dell’eccessivo minutaggio.

Quasi due ore e mezza di film portano, inevitabilmente, l’attenzione dello spettatore a calare e inevitabilmente, viene da pensare, quanta vita possa davvero avere una pellicola del genere in sala.

In compenso le performance di tutti gli attori, compresa quella troppo breve di Dominic West sono molto convincenti. Elisabeth Moss è quella che spicca più su tutti, trovandola in bilico tra una donna emancipata e una sottomessa. Bella e sbarazzina come sempre.

Claes Bang è sicuramente quello messo più sotto torchio, ma l’attore sa ben gestire la pressione del film, portandolo sulle sue spalle dall’inizio alla fine, senza mai deludere, ma riuscendo a far vivere allo spettatore il suo stesso dramma. L’empatia in questo film non manca di sicuro, ed è un vero peccato che il regista non abbia saputo bilanciare meglio il peso delle tempistiche.

The Square

L’intenzione è più che apprezzabile e sicuramente è da premiare l’originalità del regista. Non escludo la possibilità che Ruben Östlund riesca a strappare un premio alla giuria, ma trovo assai difficile credere che un film del genere possa trovare, nella sua complessità, il totale consenso del pubblico. 

#Cannes70 si terrà dal 17 al 28 Maggio. Seguite tutti gli aggiornamenti con noi sul nostro hub dedicato: leganerd.com/cannes70
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