Google Cardboard

IMG_20150402_144121

L’ “incauto acquisto” è un elemento essenziale nella vita di ogni nerd che si rispetti. Di tanto in tanto, arriva un momento in cui ognuno di noi si imbatte in un “qualcosa” che sappiamo essere solo uno sfizio più o meno costoso e (quasi) sempre inutile, ma al quale non sappiamo resistere e che finiamo per acquistare. Ed è proprio per questo motivo che ora sono qui a parlarvi del Google Cardboard.

Presentato per la prima volta quasi per scherzo durante il Google I/O del 2014, questa scatoletta di cartone si presenta come un metodo innovativo ed economico per godere della Realtà Virtuale con pochi Euro, grazie all’ausilio del nostro smartphone Android.
Ma funziona davvero? Scopriamolo!

Come da titolo, la versione che recensirò sarà quella acquistabile da TinyDeal all’indirizzo linkato a fine articolo.

 

 

Confezione, Materiali e Assemblaggio

La scatola in cui è confezionato il Cardboard non esiste.

La prima cosa che si nota prendendo in mano la scatola in cui è confezionato questo Cardboard è che non esiste: tutto il necessario arriverà confezionato in una busta trasparente decisamente poco elegante, ma che fa il suo lavoro. In ogni caso, il contenuto della confezione è ridotto all’osso: tre pezzi di cartone sagomato (per il corpo principale, per il “separatore” delle lenti e per la parte in cui le lenti andranno poi incastrate), quattro piccoli pezzi di Velcro adesivo per la chiusura, due lenti curve in plastica, una coppia di calamite che fungono da pulsante fisico e infine un sottile elastico che terrà il tutto saldamente assemblato.

Prendendo ogni pezzo singolarmente, si ha subito l’idea di qualcosa di molto fragile ed instabile, ma alla fine dell’assemblaggio il tutto risulterà molto più solido. Il cartone utilizzato è molto sottile, ma nonostante ciò riesce perfettamente a sorreggere lo smartphone senza piegarsi sotto il suo peso.

Ciò che è forse la parte peggiore di questo Cardboard è proprio l’assemblaggio. Da un punto di vista tecnico non è difficile: anche senza delle istruzioni (che non vengono fornite) si riesce a capire sin da subito come vadano incastrati la maggior parte dei pezzi, ma il problema è il taglio “approssimativo” del cartone, che in alcuni passaggi costringe a forzare alcuni pezzi ad incastrarsi negli altri.

 

 

Il Software

Come detto in precedenza, questo visore per la Realtà Virtuale necessita di uno smartphone Android per funzionare, e ciò significa che avremo bisogno di applicazioni dedicate per ottenere dal Cardboard l’effetto 3D desiderato.

L’applicazione che Google stessa ha pensato e realizzato per lo scopo si chiama (che fantasia), “Cardboard”, e non solo offre alcune demo per saggiare le capacità del visore (alcune delle quali molto belle, come quella che permette di vedere i nostri panorami a 360°), ma nella schermata di apertura elencherà anche tutte le altre App ottimizzate per il 3D installate sul nostro dispositivo, assieme ad altre consigliate che non abbiamo scaricato.

Cardboard

Screenshot dell’app “Cardboard”

 

 

Le Altre App

Naturalmente l’utilità di questo visore, come un po’ tutti gli altri dispositivi per la realtà virtuale ora esistenti, è dettata unicamente dalle cose che si possono fare con esso. Di App compatibili con questo visore ne esistono di tanti tipi, anche se purtroppo non sono moltissime, e ancora meno quelle degne di nota. Naturalmente non entrerò nello specifico di ognuna di queste nella recensione, ma farò solo qualche esempio:

Per un elenco più preciso delle app disponibili vi rimando alla pagina dedicata del Play Store, linkata a fine articolo.

 

DiveCityCoaster

Senza troppi giri di parole, è una delle tante copie della demo “Rift Coaster” che ha spopolato con l’Oculus Rift, e a mio giudizio è una copia riuscita abbastanza male. Tutto il giro si limita a pochi minuti di montagne russe relativamente esaltanti che, pur essendo prive di lag o altri errori di sorta, hanno un’ambientazione poco credibile ed ancor meno immersiva che vi regalerà ben pochi momenti di gioia e adrenalina. Probabilmente ne esisteranno di migliori, ma è stata la prima app che abbia mai provato per questo dispositivo e ne sono stato un po’ deluso. Peccato, peccato davvero.

Screenshot_2015-04-02-14-44-44

Screenshot di “DiveCity Rollercoaster”

 

Vanguard V

Vanguard V è il primo (e unico) titolo che abbia provato e che penso meriti di essere citato qui su Lega Nerd. In sostanza si tratta di un gioco, molto ben realizzato, in cui potremo vedere il nostro personaggio attraverso una visuale in terza persona e muoverlo spostando la testa, in modo da poter evitare gli ostacoli che troveremo lungo il percorso. Inoltre, inquadrando con il mirino a nostra disposizione gli eventuali nemici, potremo anche “sparare” dei razzi a ricerca automatica, anche se in una maniera un po’ macchinosa e lenta che renderà l’attacco dei nemici la parte più “difficile” del gioco.

Screenshot di "Vanguard V"

Screenshot di “Vanguard V”

 

Sisters

Probabilmente è l’app di maggiore effetto che abbia provato fino ad ora. Non è altro che un semplice video horror a 360°, ma la qualità di realizzazione (e il mio scarso coraggio) fanno si che l’ingiallimento delle mutande sia pressoché garantito. Da provare!

Screenshot di "Sisters"

Screenshot di “Sisters”

 

VR Player

Una semplice App per visualizzare foto e video in 3D, sia salvati nella memoria del nostro dispositivo che online (a patto che di conoscerne il link), e dispone anche di comandi vocali per poter controllare le varie impostazioni e funzioni. Molto semplice, ma quasi indispensabile per un possessore di Cardboard.

Screenshot di "VR Player"

Screenshot di “VR Player”

 

 

Pregi

 

Il prezzo

Come già detto sopra, il Cardboard viene venduto ad un prezzo ridicolmente basso, al di sotto del quale penso sia impossibile andare. Nonostante ciò implichi sicuramente una qualità costruttiva che “lascia ampi margini di miglioramento” (per usare un eufemismo), la sua economicità è il suo punto di forza: TUTTI possono averne uno.

 

La Disponibilità

A differenza di altri visori molto più complessi e molto più costosi che noi tutti conosciamo benissimo, il Cardboard si può trovare subito ed ovunque: dai sempre presenti Amazon ed Ebay fino ai sempre cinesi TinyDeal&co, passando per tanti altri rivenditori più o meno affidabili che ci proporranno questo dispositivo in ogni modo possibile. Addirittura, per i più temerari, esiste la possibilità di comprare le lenti online e di assemblarlo a mano tagliando da sé i pezzi di cartone, magari per adattarlo a smartphone troppo grandi o troppo piccoli per la versione standard.

 

L’effetto “wow”

Indipendentemente da ciò per cui lo userete, questo visore garantisce quasi sempre un “effetto wow” che lascerà piacevolmente stupiti sia voi che i vostri amici meno nerd (o per nulla nerd) a cui lo mostrerete. Questo non aumenta l’utilità dell’oggetto, certo, ma la sola faccia di chi guarderà per la prima volta una delle vostre foto “Photosphere” con il Cardboard ripagherà i soldi spesi.

 

 

Difetti

 

Lo Schermo

Come qualcuno avrà già intuito, il solo fatto di usare uno smartphone come cuore del dispositivo presenta un pericolo non indifferente: quello della qualità video. Ho provato il Cardboard con alcuni dispositivi con schermi e risoluzioni molto differenti, e già la differenza tra un 1080p e un 720p è netta. Sebbene questo visore consenta di risparmiare considerevolmente sulla spesa per provare la Realtà Virtuale, se a priori si è risparmiato sull’acquisto dello smartphone il risultato finale sarà abbastanza mediocre, e in alcuni casi troppo mediocre per essere anche solo visto.

 

Le Interazioni

Non ci sono. Punto.

Non ci sono. Punto. Ad eccezione di piccole azioni effettuabili tramite il pulsante/calamita posto sul lato sinistro, non sarà possibile interagire in modo convincente (almeno per ora) e pratico con il Cardboard: tutto ciò che potremo fare sarà osservare passivamente la scena proposta, pur sempre avendo la possibilità di potersi guardare attorno a 360°.

 

 

A cosa serve quindi?

A poco.

Come avrete ormai capito a questo punto della recensione, allo stadio attuale un dispositivo come il Cardboard è solo un oggetto carino da avere, da provare per divertimento e per vantarsi con gli amici, ma a lato pratico ha ben poche applicazioni credibili, e non lo utilizzerete per più di 5/10 minuti al giorno (quando lo userete).

Escludendo la visualizzazione dei video, forse l’unico aspetto sviluppato in maniera convincente in questo visore, non si dispone di nessun tipo di interazione pratica che permetta a questo visore di avere un futuro, a parte quello di “modo economico per provare la VR” (oppure quello di “Oculus Rift dei poveri”. Decidete voi).

Del resto, visori come l’Oculus Rift e simili non hanno come scopo quello di essere una piattaforma completa di gioco, ma solo quello di proporre un modo molto più coinvolgente per “entrare” nel gioco stesso e viverlo in prima persona. Ed è proprio questo l’aspetto chiave del prossimo punto:

 

 

Trinus Gyre

Trinus Gyre è, a mio avviso, la futura “killer app” del Cardboard. Questa applicazione (che costa più del Cardboard stesso, tra l’altro) permette di trasmettere via rete Wi-Fi allo smartphone tutto ciò che vediamo sullo schermo del nostro PC, modificandolo appositamente per rendere l’immagine stereoscopica e soprattutto compatibile con la visione 3D del Cardboard stesso.

Inoltre, grazie al programma dedicato con cui il nostro computer comunicherà con lo smartphone, quest’ultimo potrà assumere anche il controllo del nostro mouse e muoverlo in relazione ai movimenti che faremo con la nostra testa, rendendolo di fatto un modo ottimo per sfruttare il Cardboard come un “vero” Oculus Rift e goderci una visuale in prima persona dei nostri giochi preferiti.

Ecco un esempio di come Trinus Gyre trasforma la visuale in un gioco.

Ecco un esempio di come Trinus Gyre trasforma la visuale in un gioco.

Di problemi da risolvere quest’applicazione ne ha anche troppi (essendo in una beta molto precoce), ma il potenziale è incredibile. Già in questo primo stadio di sviluppo le immagini arrivano con una qualità ed un framerate più che accettabili, anche con connessioni scadenti (la mia in primis) e il controllo del mouse avviene in maniera abbastanza precisa, con pochi casi di sfasamento della visuale.

 

 

TL; DR

Il Cardboard è un dispositivo molto economico (ma comunque qualitativamente accettabile) che permette di provare attraverso l’utilizzo di uno smartphone Android e di applicazioni dedicate la Realtà Virtuale in maniera quasi sempre convincente e affascinante, ma lasciando poche possibilità di interazione e limitando il tutto, nella maggior parte dei casi, ad un’osservazione passiva delle scene proposte.

L’unico tentativo più o meno riuscito di alzare l’asticella qualitativa di questo dispositivo è l’applicazione Trinus Gyre, che permette di trasmettere sul nostro dispositivo tutto ciò che vediamo sullo schermo e di renderlo compatibile con la visione tridimensionale del Cardboard, con risultati quasi sempre accettabili.

 

 

Vale la pena acquistarlo?

Si. Assolutamente!

Nonostante non sia un dispositivo fatto per giocare o per interagirvi, la sola osservazione di video o “avventure grafiche” (non saprei come altro definirle) giustifica la spesa di poco più di un caffè per provare una Realtà Virtuale che comunque rimane di grande effetto e di ottima qualità, al netto di avere uno smartphone che la consenta.

 

 

 

What is legal Online casino for online gambling (2022)
What is legal Online casino for online gambling (2022)
Eddie Murphy: i 10 migliori film con il popolare attore comico
Eddie Murphy: i 10 migliori film con il popolare attore comico
WandaVision, la spiegazione del finale
WandaVision, la spiegazione del finale
Il Principe cerca Figlio, la recensione: Eddie Murphy come Black Panther
Il Principe cerca Figlio, la recensione: Eddie Murphy come Black Panther
WandaVision, la recensione dell’episodio finale: Wanda (e Visione) all along
WandaVision, la recensione dell’episodio finale: Wanda (e Visione) all along
Fino All’Ultimo Indizio, la recensione: quando l'indagine diventa ossessione
Fino All’Ultimo Indizio, la recensione: quando l'indagine diventa ossessione
Albert Einstein
Albert Einstein