True Detective

True-Detective-poster

True Detective è una serie antologica come lo è ad esempio la più nota American Horror Story della FX o la breve ma intensa Black Mirror, le cui stagioni sono auto conclusive e separate l’una dall’altra.

Nel cast spicca Matthew Mac… Mc.. Maccog… McAugh.., sì insomma, lui. Matthew McConaughey, grazie copia e incolla.

Matthew-McConaughey-in-True-Detective-Wallpaper

Ad accompagnarlo nelle vicende, ambientate in Lousiana, c’è Woody Harrelson, attore meno noto ma che imho trovo molto naturale nei ruoli per cui viene ingaggiato, se non lo conoscete consiglio Natural Born Killers (f**k you Oliver Stone) e il più recente Seven Psychopaths.

Il soggetto è stato creato da tale Nic Pizzolatto, l’internet ci dice che questa è la sua prima sceneggiatura per uno show a sé stante, e gliene rendiamo onore al merito.

Da qui partono gli spoiler, ocio.

Tratterò il telefilm per singoli punti e suddividendo per livelli le parti più dense e per cui sento il bisogno di approfondire.

 

 

Sigla!

La sigla è un fiorire di immagini, colori accesi che si stampano su volti e corpi dai toni seppia o bianco/nero.

No, non esiste un jingle per introdurre la recensione, magari ci fosse. Penso che la sigla nei telefilm abbia un peso più importante di quello che gli si dà, a volte introduzioni che funzionano possono sollevare di qualche punto lo share della puntata e le vendite dei DVD, basti pensare all’ anuwonuwei di Dawson’s Creek o al sombarisseeimii di Smallville.

E lasciatemelo dire, qui introduce anche uno spettacolo migliore delle due fiction appena citate. La sigla è un fiorire di immagini, colori accesi che si stampano su volti e corpi dai toni seppia o bianco/nero e dal significato che viene fuori man mano che si procede nella trama, senza necessariamente tirare in faccia violenti spoileroni che sputtanano mezza trama se si ha un minimo di intelligenza.

La musica che accompagna è Far From Any Road dei The Handsome Family, country che rende ancora più malinconica questa opening, rendendo il tutto stranamente piacevole.

Per quanto mi riguarda la considero nella mia toplist seconda forse solo alla sigla di Dexter e poco prima di quella di Vikings. Pappatevela.

 

 

 

 

Stage 1-1: Trama

Due detective della State Police della Luisona Louisiana si ritrovano al loro primo caso insieme ad indagare su un grottesco omicidio apparentemente rituale, le indagini porteranno a [spoiler] guardatevelo :troll: [/spoiler]

Srsly, descrivere la trama in modo semplicistico sarebbe ridondante per chi l’ha visto.

Da descrivere invece sono gli aspetti esterni al filone principale, quindi la vicenda di Martin “Marty” Hart (Harrelson) e Rustin “Rust” Cohle (McConaughey), che sono tra i personaggi più profondi mai affrontati in un telefilm, specie considerando che il tutto è condensato in sole 8 puntate e non in diverse stagioni, e gli altri temi toccati: il sesso, la religione, la morte.

 

 

Stage 1-2: Personaggi e Temi

Nagy-Norbert-TRUE-DETECTIVECon la vicenda di Marty si tocca principalmente il primo tema: la situazione che si presenta nelle prime due puntate rende immediatamente l’idea, un quadretto familiare perfetto, una turbofiga bellissima moglie e due tenerissime figliole accolgono a casa il protagonista che nonostante tutto passa i suoi momenti liberi insieme alla sua altrettanto turbofiga stupenda amante, una decina d’anni più giovane della mogliera.

Marty si riconferma ogni volta per quello che è, un affamato di sesso e un bugiardo cronico.

Si susseguono vicende, separazioni, riunioni, figlie che crescono, ulteriori e definitive separazioni, e Marty si riconferma ogni volta per quello che è, un affamato di sesso e un bugiardo cronico.

Muove montagne per la famiglia, sa che è la cosa a cui tiene di più, ma semplicemente la sua indole lo rende inadatto e refrattario all’essere padre e marito.

Rust invece è tutt’altro, vive ai limiti dell’ascetismo, simbolico è il suo specchio di ridottissime dimensioni capace solo di riflettere un occhio, ad evidenziare il suo totale disinteresse per l’apparenza. È un pessimista, o meglio:

I’d consider myself a realist, alright? But in philosophical terms I’m what’s called a pessimist.

e prosegue con

I think human consciousness is a tragic misstep in evolution. We became too self-aware. Nature created an aspect of nature separate from itself. We are creatures that should not exist by natural law.

We are things that labor under the illusion of having a self, that accretion of sensory experience and feelings, programmed with total assurance that we are each somebody, when in fact everybody’s nobody.

I think the honorable thing for our species to do is to deny our programming. Stop reproducing. Walk hand in hand into extinction. One last midnight, brothers and sisters opting out of a raw deal.

Diventa freddo e cinico dopo la morte della figlia, si scaglia contro qualsiasi tipo di religione ritenendola una falsa medicina per le menti più deboli.

Rust: What do you think the average IQ of this group is, huh?

Marty: Can you see Texas up there on your high horse? What do you know about these people?

Rust: Just observation and deduction. I see a propensity for obesity. Poverty. A yen for fairy tales. Folks puttin’ what few bucks they do have into a little wicker basket being passed around. I think it’s safe to say nobody here’s gonna be splitting the atom, Marty.

Marty: You see that. Your fucking attitude. Not everybody wants to sit alone in an empty room beating off to murder manuals. Some folks enjoy community. A common good.

Rust: Yeah, well if the common good’s gotta make up fairy tales then it’s not good for anybody.

Più avanti nella storia, quando ci spostiamo negli anni 2000, il buon Pizzolatto non sbaglia il colpo e porta un’interessantissima evoluzione al punto di vista del personaggio, assume esso stesso una visione quasi mistica e tendenzialmente filosofeggiante della morte inconsapevolmente dando alla morte un significato ultraterreno, portando alla luce un Rust all’estremo della stanchezza e della sopportazione:

In eternity, where there is no time, nothing can grow. Nothing can become. Nothing changes. So Death created time to grow the things that it would kill and you are reborn but into the same life that you’ve always been born into.

I mean, how many times have we had this conversation, detectives? Well, who knows? When you can’t remember your lives, you can’t change your lives, and that is the terrible and the secret fate of all life. You’re trapped by that nightmare you keep waking up into.

Nella conclusione l’ultima svolta al suo pensiero: nel coma dice di aver sentito la vivida presenza di sua figlia e di suo padre nell’oscurità, oscurità in cui era pronto a scivolare per ricongiungersi ai suoi e sparire per sempre.

Fun Fact
Credo tutti sappiate che McConaughey è lo stesso che ha vinto l’Oscar come miglior attore per Dallas Buyers Club. Ebbene una volta non era così bravo, i suoi addominali e il suo atteggiamento da bello e dannato lo stavano relegando ad una vita di film di merda commedie all’americana. Un giorno si sveglia, mette un bel punto alla sua carriera e ricomincia da zero, stavolta rendendosi disponibile solo per script che lui ritiene ottimi. Questo lo ha spinto a migliorarsi ed è riuscito ad entrare in cast che lo infine hanno portato alla tanto ambita statuetta. Sono convinto tra l’altro che Dallas Buyers Club sia stato il vero capolavoro del 2013, senza troppo togliere a 12 Anni Schiavo.

 

Attorno a questi discorsi e attorno alla trama aleggia continuamente il tema della religione, l’indagine stessa sfiora di continuo accuse di pedofilia all’interno di scuole ad “educazione alternativa” dirette alle alte sfere del clero del Louisiana accostando giochi di potere e di parentela al limite del conato di vomito, senza affondarci mai i denti.

Infine come sappiamo l’indagine si chiuderà intorno ad un solo personaggio che ha a che fare con le suddette scuole per vie traverse, ma quella famosa videocassetta lascia aperte questioni a cui il telefilm volontariamente non risponde.

Ho apprezzato molto l’evoluzione del personaggio in contrasto con l’inerzia caratteriale del co-protagonista, d’altronde questo è uno dei tantissimi vantaggi che comporta scrivere un plot dall’inizio alla fine (a meno che non sei J.J. Abrams).

 

 

 

Stage 1-3: Regia e sceneggiatura

TrueDetective
 I panorami sono desolanti e vuoti, quasi finti.

Il regista Cary Fukunaga (regista di Sin Nombre, un film di cui non conoscevo l’esistenza fino a 5 minuti fa e che non vedrò, ma che ha ricevuto parecchi premi proprio per la regia, se qualcuno l’ha visto lo scriva nei commenti) dà moltissima importanza alle scene di intermezzo caricandole di tensione, e lascia spesso i protagonisti immersi nell’ambiente e nelle folle circostanti senza che spicchino in particolar modo.

Io stesso, abituato a vedere il protagonista messo in evidenza grazie a trucchi di luce o di colore, mi sono ritrovato in qualche scena a doverli cercare attivamente con lo sguardo. Ma è anche colpa mia che non ci vedo più.

I panorami sono desolanti e vuoti, distese di praterie e zone lasciate al totale abbandono, sullo sfondo enormi fabbriche con ciminiere sbuffanti fanno sì che lo spettatore sia soffocato da quella realtà quasi finta che è la campagna americana, dandoci una visione alternativa che si distacca dalla solita Amerega degli uffici ultratecnologici e buttandoci dentro una vita che l’uomo moderno pensa di essersi lasciato alle spalle già da secoli ma che in verità è stata la routine in quegli Stati fino ad una ventina d’anni fa, la routine da hillybilly.

Penso che sia stata un po’ estremizzata a dire il vero, coadiuvata anche dalla struttura della sceneggiatura, il telefilm presenta solo le facce più agli antipodi, da un lato la vita dedita alla preghiera, dall’altro coca e puttane eccessi e vizi d’ogni tipo lasciando totalmente scoperta la fascia di mezzo, e uno spettatore poco propenso alla contestualizzazione potrebbe anche fraintendere la realtà dei fatti.

Nel complesso comunque tutto è andato a favore della trama e ha conferito allo show un’ottica magari non originale ma sicuramente singolare.

In alcuni stralci ho notato leggere influenze ad altri telefilm, nella prima puntata per esempio non è possibile non pensare agli omicidi uberteatrali di Hannibal. Di sicuro mi stanno sfuggendo riferimenti magari anche palesi, i commenti sono più che benvenuti!

 

 

 

Stage 1-4: Final Boss! Conclusioni

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Un telefilm con un’intensità e una densità di questo genere va apprezzato puntata per puntata.

Di sicuro sto tralasciando molto, ho riportato molti dialoghi e monologhi dei personaggi, ma non ho le conoscenze per poterli accostare a riflessioni di Nietzsche o di chi altro, sarei felice se si generasse una discussione sui commenti a proposito di ciò e, in modo più esteso, a tutto il telefilm.

Ho bruciato il telefilm in un paio di giorni e l’ho apprezzato molto, anche se a volte l’ADHD la stanchezza ha preso il sopravvento e ho perso l’attenzione in qualche momento, un telefilm con un’intensità e una densità di questo genere va apprezzato puntata per puntata e mi pento di non aver cominciato dalla premiére nonostante lo conoscessi e l’avessi consigliato a tutti i miei amici orfani di Breaking Bad.

Nella prossima stagione non vedremo più Marty e Rust perché, come già detto, True Detective è una serie antologica e ogni stagione è auto conclusiva.

È senza dubbio un peccato non poter rivedere più questa coppia in azione (anche se i due attori probabilmente si riproporranno in qualche altra opera visto che sono molto amici a livello personale), ma sono sicuro che sia stato meglio chiudere qui lasciando un prodotto di altissima qualità piuttosto che allungare il brodo e perdere quota di puntata in puntata. E questo succede sempreSEMPRE.

 

Cosa ne pensate di True Detective? Cosa vi è piaciuto e cosa no? Discuss.

 

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