30 Coins, la recensione: Alex de la Iglesia alla massima potenza

recensione di 30 Coins

La recensione di 30 Coins, la serie TV del regista Alex de la Iglesia per HBO Europe, presentata fuori concorso al Festival di Venezia. Tra preti armati, neonati partoriti da mucche e no sense.

Alex de la Iglesia è tornato in un tripudio di sarcasmo, trash e… religione. Dopo la rapina a mano armata con Hugo Silva nei panni di un Cristo argentato con la corona di spine in Las Brujas de Zugarramurdi, anche la recensione di 30 Coins non può fare a meno di partire proprio da una rapina e far riferimento alla religione. Si, perché nella filmografia di De La Iglesia, la religione c’entra sempre. Odio e amore personale del regista che si manifesta all’interno delle sue stesse opere, perennemente in bilico tra la tragedia e la commedia.

Eppure, come ci rivela lo stesso regista, la sua intenzione è quella di raccontare la realtà per quello che è realmente. I suoi personaggi sono fallibili, come lo si è nella realtà; ed agiscono come se fossimo nel mondo reale, pensando prima alle futilità che alle reali necessità, come per esempio la mania dei social e lo spasmodico bisogno di essere virale.

Ci prova fin da subito ad essere realistico, ma l’ironia, il paradosso, ormai cifra stilistica del regista spagnolo, entrano prepotentemente nel racconto e ciò non è da meno neanche con questo 30 Coins. Anzi, in questo cosa troviamo un De La Iglesia alla massima potenza!

Dopo 10 anni dalla vittoria del Leone d’Argento a Venezia con la pellicola La Ballata dell’Amore e dell’Odio, Alex de la Iglesia torna al lido con una serie TV. Abbiamo infatti potuto vedere il pilot di 30 Coins, presentata nel Fuori Concorso di Venezia, la serie TV HBO Europe che molto presto sarà distribuita in 21 Paesi nel mondo, compreso l’Italia.

Di cosa potrà parlare una serie TV diretta e scritta da De La Iglesia? Ovviamente di esorcismi, personaggi zoticoni, girl power e mostri. Si, perché come detto prima la componente religiosa è una delle tematiche più care del regista che abbiamo visto più e più volte comparire nell’arco della sua carriera.

 

 

Esorcismi, personaggi zoticoni, girl power e mostri

In questo caso già dal titolo si dovrebbero evocare in voi alcuni riferimenti biblici, appunto le famigerate 30 monete d’argento prese da Giuda per il tradimento di Gesù, per poi pentirsene e impiccarsi, maledicendo per sempre quelle monete e la sua stirpe. Ma a distanza di secoli c’è chi ancora le cerca perché, grazie all’atto compiuto da Giuda, sono diventate portale per un mondo potente e maligno. Infatti, il pilot si apre proprio con una rapina (ancora una volta) all’interno di un caveau a Ginevra dove, appunto, è custodita una di queste monete.

La rapina è fatta ad opera di un… prete, ovviamente. Un prete praticamente immortale perché non c’è colpo di pistola che possa arrestare il suo passo verso la missione. Qualcosa di ambiguo, quindi, già ci appare sullo schermo. Ma qui siamo ancora in territorio amico, o per modo di dire: sotto le righe. Al regista bastano pochi minuti per passare alla vera sequenza che farà da inizio per questo lungo pilot di quasi 80 minuti completamente fuori di testa.

 

 

 

Nulla è mai come sembra

Ci troviamo in un villaggio spagnolo medievale vicino Madrid, Pedraza. Impazza la tempesta. Una mucca dolorante prova a partorire tra le mani della veterinaria Elena (Megan Montaner), ma qualcosa di terribilmente diabolico sta per consumarsi nel fienile. Circondata dagli occhi indiscreti di chi lavora nella fattoria, la mucca da alla luce un neonato. Il panico si allarga a macchia d’olio aspettando che arrivi il sindaco (Miguel Angel Silvestre) per prendere in mano la situazione ma l’uomo, preso alla sprovvista quanto gli altri, decide che c’è un’unica cosa da fare per portare luce sull’accaduto: andare da Padre Vergara (Eduard Fernandez).

L’ignoranza che trova lume, conforto e ragione nella religione. Ma può la religione, la fede, spiegare tutto?

No, e sarà proprio lo stesso Padre Vergara a fare chiarezza in modo razionale e logico. Eh già, un prete cinico – nonché galeotto, pugile ed ex-esorcista – che non trova le sue risposto nella fede ma bensì nella scienza. Un Rambo della Chiesa. Tipico di De La Iglesia.

 

recensione di 30 Coins

 

Ma per quanto Vergara si sforzi di dissimulare preoccupazione e turbamento, chetando l’ignoranza popolare con il suo far burbero e distaccato, sa che fantasmi e demoni del passato sono nuovamente sulle sue tracce e che il piano di volersi lasciare tutto alle spalle e farsi dimenticare è stato compromesso.

Nessuno può realmente scappare dai suoi demoni interiori

Nessuno può realmente scappare dai suoi demoni interiori, figuriamoci da quelli che prendono le sembianze di mostri giganti in bilico tra uno Xenomorfo ed un Demogorgone…

 

 

 

Alex de la Iglesia all’ennesima potenza

Senza girarci troppo in tondo, 30 Coins è forse il parto più ambizioso e folle della filmografia del regista, sia nel bene che nel male.

Il gore, splatter e trash sono stati e sono elementi caratterizzanti dei titoli del regista; in questo caso, l’asticella si alza ancora un po’, a tal punto che potrebbe sembrare quasi un inception: de la Iglesia che imita de la Iglesia.

La realtà è che per quanto eccessivo possa sembrare tutto questo, tra paradossi, location inquietanti (ambientate per tutta la Spagna e in giro per l’Europa), mostri assurdi e vecchie impazzite, siamo solo al primo episodio di un lungo percorso di otto episodi.

 

recensione di 30 Coins

 

Possiamo definirlo poco più che un incipit

Possiamo definirlo poco più che un incipit. Le carte vengono messe sul banco ma solo una parte di esse è stata scoperta. Giudicare un’intera serie da un solo episodio non è assolutamente fattibile. Si nota, indubbiamente, il bisogno del regista di creare un qualcosa di più complesso, un qualcosa di più esteso e stratificato; appunto, una storia che non può essere compressa in un solo film di due ore ma che ha bisogno di un tempo maggior per essere messa in scena, spiegata e compresa.

Alla fine con il cinema di Alex de la Iglesia ci vuole un atto di fede. Bisogna andare al di là della storia e farsi coinvolgere dalle sue situazioni tragicomiche, da quei momenti esilaranti ma dove, effettivamente, verrebbe quasi da piangere. I suoi sono personaggi miserevoli, personaggi tragici che si ritrovano in situazioni comiche al limite del normale.

Il suo è un horror sopra le righe. Eventi a tutto ritmo che stordiscono, quasi confondo lo spettatore, sbattendolo in un mondo dove nulla è come sembra.

 

 

 

Il mistero della fede

Attraverso 30 Coins, il regista spagnolo tenta ancora una volta di analizzare in maniera razionale l’idea alla base dello stesso concetto di Fede e di Dio. Ma provare ad analizzare Dio non è forse un’eresia? Trovare un senso logico nell’opera di Dio, non potrebbe essere definito profano?

 

 

Alex de la Iglesia basa la sua opera esattamente su questo paradosso, e lo fa proprio a partire dal personaggio interpretato da Fernandez, per poi rimettersi in tutti gli altri personaggi coinvolti.

Le sue sono allegorie, un po’ come in Las Brujas dove le streghe sono sinonimo di forza, sapienza e intelligenza; del resto, in tutti i film del regista i personaggi maschili non di distinguono certo per scaltrezza ed intelligenza, anzi l’esatto opposto.

De La Iglesia mette in discussione il concetto di sapienza affiancato alla figura di Dio. Non tutto può essere spiegato con la fede. Al tempo stesso bisogna partire dal presupposto che lì dove c’è bene, ci deve essere anche il male. Biblicamente parlando, il male è una creazione dello stesso Dio. Senza male non ci sarebbe bene e quindi non si potrebbe dare la stessa importanza di adesso al Dio cristiano.

Peccando di meravigliosa blasfemia, 30 Coins analizza esattamente questo aspetto.  Dio e il Diavolo possono essere considerati aspetti della stessa entità che in sé è molto più complessa.

Questo è l’elemento costitutivo della nostra storia: nella stessa chiesa, alcuni credenti sostengono modi diversi di intendere la materia divina. Dio è Vita, ma anche Morte.

In conclusione della recensione di 30 Coins, possiamo aggiungere di dare tempo alla serie TV di Alex de la Iglesia. Se amate il cinema di questo folle regista, le sue influenze cinematografiche che attingono dalla scuola slasher anni ’70, la tipica morbosità di scrittura spagnola e il modo di intendere il continuo conflitto tra Dio e uomo, 30 Coins sarà un serie che sentiamo non deluderà.

 

 

Vedere quale altra stregoneria ha in serbo per noi il regista

Bisogna dare tempo al tempo. Vedere quale altra stregoneria ha in serbo per noi il regista. Quali direzioni prenderà il racconto e qual è la realtà nascosta dietro alle famigerate 30 monete che, a quanto pare, sono capaci di far letteralmente impazzire il mondo.

Un racconto che con tutti i suoi eccessi può dare ancora di più. E, se ho intuito bene, ci aspetta una serie TV realmente esplosiva.

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