La divisione russa di Google ha dichiarato bancarotta. Dall’inizio della guerra era stata oggetto di diversi provvedimenti delle autorità russe, incluso il sequestro dei conti bancari. Inoltre aveva dovuto sospendere la monetizzazione di alcuni dei suoi servizi, tra cui il Play Store, come conseguenza dell’esclusione della Russia dal circuito Swift.
Nel 2021 Google Russia aveva generato ricavi per 134,3 miliardi di rubi, vale a dire, circa 2 miliardi di euro. Complessivamente offriva anche lavoro ad oltre 100 persone.
Dalla multa da 7,2 miliardi di rubi – quasi 100 milioni di euro -, al sequestro del conto corrente per oltre 14 milioni di euro congelati. Sanzioni approvate dopo che Google si era rifiutata di rimuovere alcuni video e reportage giornalistici da YouTube. Video che andavano contro la propaganda del Cremlino, ovviamente. Morale? Tutto svanito. Gli uffici di Google a Mosca sono allo sbando e non apriranno più i battenti. Non nell’immediato almeno.
«Il sequestro dei nostri conti da parte delle autorità russe ha reso semplicemente insostenibile l’operatività del nostro ufficio in Russia», ha spiegato un portavoce di Google. «Questo include l’assunzione e il regolare pagamento dei dipendenti, oltre che il pagamento dei fornitori e l’adempimento dei nostri altri obblighi finanziari».
Dallo scoppio del conflitto in Ucraina, Google è la prima grande azienda tech occidentale a dover chiudere la sua divisione russa. Molto probabilmente non sarà l’ultima.