Eric Schmidt si racconta al New York Times, l’ex CEO di Google è uno dei co-autori di ‘The Age of AI’, un libro sulle opportunità e sui rischi di un mondo che si affida sempre di più alle intelligenze artificiali. “L’IA è un amico o un nemico?”, chiede la giornalista Maureen Dowd. La risposta è rassicurante: “mi piace pensare che siamo amici”.

Ma Schmidt è meno rassicurante sulla corsa di sempre più aziende verso il cosiddetto metaverso, una nuova realtà – in sostituzione del mobile web – parallela e virtuale, a cui accedere senza soluzioni di continuità anche con l’ausilio della VR.

Tutte le persone che parlano del metaverso si riferiscono ad un mondo che è più gratificante di quello attuale: sei più ricco, più affascinante, più bello, più potente e perfino più veloce. Quindi, tra qualche anno, io credo che le persone sceglieranno di passare più tempo con un visore in testa che nel mondo reale. E chi sceglierà le regole di questo nuovo mondo? Il mondo diventerà più digitale che fisico e io non penso che sia necessariamente una cosa positiva per l’umanità

ha detto Schmidt senza grosse remore.

Oggi Meta (ex Facebook) è l’azienda più vivacemente schierata a sostegno del metaverso. Mark Zuckerberg ha più volte enfatizzato le opportunità che verranno garantite dalla realtà virtuale, paragonandola al teletrasporto.

The Age of AI:  And Our Human Future” è scritto da Henry A Kissinger, Eric Schmidt e Daniel Huttenlocher. È inedito in Italia, ma può essere acquistato in lingua originale su Amazon.it: