Eccoci ancora una volta in territori emotivamente forti con la recensione di Life Is Strange True Colors, nuovo capitolo di una saga videoludica che ogni volta ci mette di fronte alle stranezze della vita… complice qualche potere straordinario.
Life Is Strange True Color si rivela un gioco capace di farci fare un tuffo nell’atmosfera unica che contraddistingue i suoi predecessori, con una storia e uno sviluppo a suo modo differente ma rispettoso della tradizione.
Se da una parte avremo ancora una volta un cast azzeccato e molte scelte che metteranno a dura prova le nostre emozioni, dall’altro una trama meno forte del solito potrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca.
Vediamo dunque di iniziare la nostra analisi di questo titolo: al timone di questo nuovo episodio principale del franchise c’è Deck Nine, che raccoglie il testimone di Dontnod dopo i primi due, apprezzati capitoli. Deck 9 è già stato responsabile del prequel Life Is Strange: Before The Storm.
Life Is Strange True Color è già disponibile per PC, Playstation 4 e 5, Xbox One, XBox Series X.
Vivere le emozioni… di tutti quelli che incontri
Quello che ci troviamo di fronte è un gioco che rispetta ampiamente lo stile e la tradizione dei precedenti, anche se con alcune leggere differenze nel gameplay.
Questo rende l’esperienza ludica interessante e varia, anche se non necessariamente dotata di quel tipo di originalità che ci si potrebbe aspettare da un titolo del genere, che arriva anni dopo i suoi predecessori.
La nostra protagonista si chiama Alex Chen ed è una giovane donna di 21 anni, con un passato fatto di abbandoni, case famiglia e relazioni a dir poco complicate con genitori adottivi, amici e compagne di disavventure.
Conosciamo Alex proprio nei minuti in cui dice addio all’istituto in cui era stata rinchiusa negli ultimi anni, con un dialogo che già fa presagire che cosa potrebbe succedere nella sua vita.
La nostra protagonista arriva poi nella ridente cittadina di Haven Springs, Colorado, dove incontra il fratello che da anni non vede.
I due si sono persi di vista dopo drammatiche vicende familiari, che ci saranno rivelate nei dettagli nel corso della narrazione.
Gabe, questo il nome del fratello di Alex, è una persona che, nonostante tutte le brutture che la vita gli ha mostrato, non si è arreso ed è diventato un vero e proprio punto di riferimento e fonte di ispirazione per la comunità che lo ha adottato da qualche anno.
C’è una cosa, però, che neppure suo fratello sa sul conto di Alex: la ragazza è capace di intuire e leggere le emozioni più forti che le persone vivono sulla loro pelle. Le stesse emozioni che a volte difficilmente riescono ad esprimere in modo chiaro.
Per Alex questo potere è quasi una maledizione: quando le emozioni sono molto forti, Alex ne subisce in prima persona le ricadute, andando a reagire a volte in maniera improvvisa e inarrestabile.
È questo il potere che rende strana la vita della protagonista di Life Is Strange True Colors.
Guideremo Alex all’interno della sua nuova situazione esistenziale, all’interno della comunità che la ospita, ma soprattutto la accompagneremo nel viaggio per comprendere come il suo potere può aiutarla e aiutare chi le sta accanto.
Il cammino di Alex però non sarà affatto facile: come da tradizione della saga videoludica, si affacciano difficoltà, dolori, tragedie, tradimenti. Per fortuna ci sono anche persone piacevoli, opportunità, momenti sereni, forse anche un nuovo amore.
Life is Strange True Colors fra tradizione e innovazione
Iniziamo subito questa parte della recensione di Life is strange True Colors rassicurando i fan storici di questa saga: il titolo è assolutamente in linea con i suoi predecessori e con una qualità narrativa di assoluto valore, che ancora una volta è capace di trascinarci dentro una storia, emozionare e forse lasciarci anche un po’ diversi da come eravamo quando abbiamo iniziato l’esperienza.
Abbiamo un personaggio alle prese con un potere di origine misteriosa che sconvolge la sua vita e probabilmente cambia in maniera radicale anche la vita di tutti quelli che le stanno attorno.
Questa volta però Alex fa le spese del suo potere in maniera molto importante, tanto è vero che andando a guardare nei dettagli quelli che sono i momenti del suo passato (non dimenticate di leggere i vecchi messaggi sul telefono!) scopriremo che non sempre è riuscita a controllare le capacità sovrannaturali.
Anzi, queste le hanno procurato più di un problema nella sua vita fatta di adozioni, rifiuti, istituti di cura piuttosto severi.
La vera novità è rappresentata dal fatto che questo titolo non è composto da episodi che escono a cadenza periodica, ma è disponibile immediatamente in modo completo e quindi si può giocare dall’inizio alla fine nello spazio di qualche decina di ore.
È vero anche che rimane, da tradizione, la divisione della storia in episodi: anche stavolta abbiamo 5 capitoli separati che possono essere tranquillamente affrontati in maniera sequenziale e rappresentano un’ottima opportunità di capire quando fermarsi e magari “assorbire” meglio la storia per poi ricominciare ad affrontarla.
Sotto il profilo tecnico bisogna ammettere che Deck Nine ha fatto un lavoro encomiabile: non si può che ammettere che Life is strange True Colors sia veramente il capitolo artisticamente migliore.
Se rimane l’approccio grafico semplice e la palette dei colori tenui che mantengono un art design coerente e assolutamente il familiare per chi ama il franchise, non si può negare che è stato fatto un salto in avanti molto importante per quanto riguarda l’espressività dei personaggi. Non soltanto quelli principali ma anche i secondari.
Grazie ad un ottimo lavoro di performance capture, tutti i protagonisti ci esprimono molto di più di quello che dicono perché le espressioni facciali riescono a volte a rendere anche senza parole un’emozione reale.
Ma non sarebbe un vero capitolo di Life Is Strange senza grande attenzione per la musica: anche stavolta, sebbene in momenti più circoscritti, avremmo una manciata di belle canzoni di cui innamorarci, da quelle originali composte da Angus & Julia Stone, ai vinili suonati in radio, alle cover eseguite da Alex con la sua chitarra.
Sul fronte del gameplay nessuna sostanziale rivoluzione, abbiamo sempre la possibilità di osservare o interagire con gli oggetti e le persone tramite un semplice pop-up grafico: la vera novità sta nell’utilizzo del potere di Alex in determinanti momenti.
Quando le persone hanno una reazione emotiva forte, vediamo un’aura del colore associato all’emozione specifica (rosso per la rabbia, blu per la tristezza e così via) e tramite la pressione dei tasti potremo letteralmente “entrare nella testa” del soggetto per sbloccare ulteriori opzioni di dialogo o azioni possibili.
Una storia, tante storie: Life is Strange True colors, la trama
Come detto, Alex arriva in una nuova cittadina per ritrovare il fratello che non vedeva da anni e da lì iniziano una serie di incontri con le persone più importanti del luogo e di avvenimenti che mettono in moto una trama a cavallo tra sentimenti e thriller.
Sarebbe davvero un delitto rivelare qualcosa in più che vada oltre i primi minuti del primo episodio, perché tutto il cuore della storia si sviluppa attraverso il dramma che avviene sul finire del capitolo iniziale e le sue ricadute su ogni singolo abitante della cittadina e sull’approccio che vogliamo tenere per sbrogliare la intricata matassa che ci si presenta davanti.
La struttura narrativa di Life is Strange True Colors è, se vogliamo semplificare, molto più lineare e “statica” dei suoi predecessori, persino più contenuta.
Abbiamo una piccola cittadina, abbiamo i suoi luoghi simbolo, difficilmente ci muoveremo da lì ed avremmo delle sorprese particolari.
C’è anche da dire però che avremo la possibilità di esplorare molto più nei dettagli la parte di Haven Springs nella quale viviamo e potremo anche interagire con più oggetti e ricavare più informazioni su quella che è la nostra area d’azione.
La vera forza di questo gioco rimane il rapporto che si instaura tra i personaggi sullo schermo e il giocatore: le persone più sensibili sicuramente proveranno sensazioni molto forti che dallo schermo letteralmente escono e si riverberano sul giocatore.
Su questo punto bisogna davvero fare i complimenti a Deck Nine perché sono riusciti a tratteggiare dei personaggi molto vivi e delle situazioni credibili e quotidiane che ci aiutano a vivere con maggiore immedesimazione la storia, al netto del contesto peculiare del Colorado.
L’aura che Alex vede è la stessa aura di autenticità che ammanta le vicende: sono piccoli gesti e piccole espressioni che riescono spesso a fare la differenza e a darci quel qualcosa in più che rende Life is Strange True Colors un gioco speciale.
In particolare le dinamiche personali tra la nostra protagonista, la nerdissima Steph Gringhich (gradito ritorno da Life is Strange: Before The Storm) e il tormentato Ryan Lucan sono scritte con particolare perizia e donano al gioco quella marcia in più che ci dona un sorriso e un brivido sulla pelle nei momenti più importanti.
I colori delle emozioni tra pregi e difetti
Certo, non tutto è rose e fiori: anche prendendo atto del fatto che Life Strange è sempre stata una saga di giochi che punta molto più sulle emozioni, sui personaggi, sulle relazioni e sulle scelte difficili che il giocatore deve prendere per andare avanti, non si può negare che questa volta più che mai l’intreccio vada perdendosi nella sua fase finale.
Stavolta, infatti, la storia prende effettivamente vita dopo un incidente sul finire del primo capitolo (che è un grande, necessario preambolo) e quasi da subito prende i contorni di un atto quantomeno criminale.
Ed è proprio questo fatto che tiene banco per tutta la storia, la porta avanti e condiziona i rapporti di Alex Chen con tutti gli altri personaggi del cast.
Quindi, stavolta, ci troviamo davvero di fronte a quello che si configura come un piccolo thriller… che però viene portato avanti in maniera convenzionale nella sua componente “poliziesca” per poi, in particolare nell’ultimo episodio, assumere dei contorni paradossalmente sbrigativi e sfocati.
Questo non significa che Life and Strange True Colors non sia un gioco che mantiene alta la tensione o che non abbia molte cose buone da offrire a livello narrativo.
Semplicemente la parte finale potrebbe scontentare alcuni giocatori che si aspettavano una complessità maggiore e lasciare con una nota un po’ sottotono chi ha vissuto con grande emozione gli eventi precedenti.
In conclusione della nostra recensione di Life is Strange True Colors non si può che raccomandare a tutti i fan della saga di giocare anche questo capitolo e di goderselo il più possibile, procedendo lentamente ed esplorando ogni singolo angolo di Haven Springs e ogni possibile dialogo con i suoi abitanti.
Come gioco a sé stante – per chi dovesse iniziare da qui – ha assolutamente la sua dignità ed è capace di regalare circa 15-20 ore di gioco molto intense e che metteranno a dura prova le capacità decisionali del giocatore.
Chi volesse invece scoprire questa saga videoludica, dovrebbe almeno giocare il primo capitolo e il suo prequel Life is strange Before The Storm prima di avventurarsi in questo nuovo racconto.
Anche se le innovazioni non sono particolarmente sensibili se non sul piano tecnico, Life is strange si conferma come una delle migliori realtà del panorama videoludico attuale soprattutto per chi cerca storie dal forte impatto emotivo.
Con uno stile peculiare e una cura certosina nel tratteggiare personaggi e ambienti, anche questo capitolo di Life Is Strange dona al giocatore emozioni uniche e una storia nella quale calarsi prendendo a cuore i suoi protagonisti. Senza particolare originalità e con una scrittura che perde qualche colpo nella fase finale, Alex ci porta dentro i colori delle emozioni in un viaggio che vale la pena di essere vissuto in tutti i suoi angoli.
- Atmosfera perfetta per chi ama la saga di Life Is Strange
- L'empatia non è mai stata così interessante da mettere alla prova
- Pregevole impianto tecnico/artistico
- Scrittura di buon livello, soprattutto nei dialoghi
- Cinque episodi subito disponibili
- Poca o nulla originalità rispetto ai precedenti
- Storia un po' "piatta" soprattutto nella parte thriller
- Alcune decisioni hanno ricadute non ben spiegate
- La scrittura perde decisamente colpi nell'ultimo capitolo