Dopo intere generazioni di attesa e a tre anni dalla rinascita in era moderna, ecco la nostra recensione di Captain Tsubasa che approda finalmente su PS4, PC e Switch, pronto a conquistare vecchi e nuovi fan.
Avere quasi quarant’anni ed essere ancora sulla cresta dell’onda è un’impresa che tra i manga è riuscita probabilmente solo a Dragon Ball, fino ad oggi, di gran lunga il “fumetto” giapponese più noto e di successo al di fuori dei confini del Paese del Sol Levante. Tuttavia anche l’opera di Yoichi Takahashi sulle gesta di un giovane e talentuoso calciatore vanta milioni di fan di ogni età in tutto il mondo, soprattutto grazie all’anime noto ai più come Holly e Benji.
Campi che si estendono lungo intere colline, partite che durano dieci puntate, match tra quindicenni che riempiono gli stadi e tiri che bucano la rete sono solo alcuni degli elementi più contraddistintivi della serie animata, apprezzata anche per il carisma dei personaggi di spicco e le focose rivalità tra ognuno di loro.
Riguardandoli oggi i primi episodi di Captain Tsubasa non reggono il confronto con il tempo, ma è proprio per questo che negli ultimi tre anni il brand ha subito una forte rinascita grazie al titolo gacha per mobile (Captain Tsubasa Dream Team) e al curatissimo reboot dell’anime uscito in Giappone nel 2018 e arrivato in Italia giusto qualche mese fa.
Quest’ultimo in particolare concede finalmente alla serie il valore che merita, mostrandosi incredibilmente fedele agli avvenimenti del manga e in una veste più matura e accattivante, conquistando così un notevole apprezzamento sia dai fan di vecchia data che da quelli più giovani.
Captain Tsubasa: Rise of New Champions parte proprio dal reboot dell’anime, diventandone in pratica il gioco ufficiale, non solo usandone lo stile nelle animazioni ma addirittura sfruttando moltissimi clip video delle prime stagioni per raccontare al meglio la modalità Il Viaggio. Una scelta che da un lato si fa apprezzare grazie alla citata qualità della serie, dall’altra inizia a gettare alcuni sospetti su quelle che possano essere le reali ambizioni del gioco.
Un nuovo percorso
Essendo un videogioco brandizzato, è normale che Il Viaggio, la modalità single-player principale, sia dedicata agli eventi e i personaggi dell’anime. Un po’ come succede in Dragon Ball Z: Kakarot, altro titolo Bandai Namco ispirato a un anime (fattore importante da tenere a mente nella lettura di questa recensione), il giocatore può rivivere il percorso di Tsubasa e della Nankatsu lungo il terzo anno del torneo delle scuole medie, affrontando le stesse partite dalla finale regionale contro la Otomo sino a quella nazionale contro la Toho.
Per quanto il risultato di ogni incontro non sia già scritto, rispettando alcuni requisiti (alcuni obbligatori, altri opzionali) è possibile attivare delle cutscenes speciali all’interno dei match come il primo Drive Shot di Tsubasa o il suo infortunio alla spalla contro i gemelli Tachibana, il che spinge i fan più accaniti a ricreare in campo proprio quelle condizioni legate ai momenti salienti nell’anime. Una dinamica apprezzabile, ma che a volte spezza un po’ troppo il ritmo della partita.
Se Episodio Tsubasa si esaurisce in appena sei partite, il fulcro del Viaggio diventa senza dubbio l’episodio New Hero, dove è possibile creare un giocatore inedito e unirsi a una tra la Toho di Hyuga, la Musashi di Misugi o la Furano di Matsuyama.
Ambientato subito dopo la fine delle nazionali, l’obiettivo è quello di partecipare a un nuovo torneo tra le scuole organizzato dall’Associazione Calcistica Giapponese allo scopo di selezionare i talenti per la nuova squadra giovanile del Giappone.
Episodio New Hero quindi fornisce una linea narrativa alternativa a quella del manga, cancellando il tour europeo e il torneo tra nazionali U-16 di Parigi e spostandosi invece negli USA, dove un nuovo JYWC (Junior Youth World Challenge) diventa il pretesto per inserire delle squadre che non appaiono invece nel manga: Brasile, Olanda, Senegal e gli stessi USA.
Esibendosi in buone prestazioni il giocatore creato viene così convocato e parte per quest’avventura con Tsubasa e compagni: tra le amichevoli di allenamento e quelle ufficiali del torneo si accumulano punti abilità da investire nelle statistiche del proprio avatar, così come punti amicizia che permettono di far salire l’affinità con alcuni compagni e avversari per assimilarne tecniche e abilità.
Queste ultime permettono anche di creare combinazioni diverse così da personalizzare il proprio personaggio, scegliendo se concentrarsi sulla potenza di tiro o sulla velocità, se guadagnare bonus quando si è in svantaggio o quando si è in squadra con un compagno, se puntare sull’attacco o sulla difesa.
C’è un sistema di missioni basato sui voti alle proprie prestazioni e persino delle sfide storia che aggiungono tanta difficoltà in cambio di preziosi punti gioco, spendibili poi per acquistare elementi estetici, oggetti per la crescita del giocatore o le carte amicizia, essenziali per imparare nuove abilità.
Si tratta di una modalità decisamente più longeva rispetto a episodio Tsubasa, ma gran parte delle ore necessarie a concluderla sono legate ai numerosi e interminabili dialoghi tra i vari personaggi, con qualche risposta a bivio che può cambiare i rapporti tra il New Hero e i suoi compagni e quindi portare a sfide per ottenere abilità diverse, ma per lo più si tratta di cutscenes che si susseguono una dopo l’altra senza generare troppo coinvolgimento o pathos.
La parte peggiore è quella che descrive le partite degli avversari, dove le stesse scialbe inquadrature si ripetono alternate a qualche animazione standard delle tecniche. Le molteplici dissolvenze su nero e su bianco finiscono col nascondere gli eventi più interessanti e si estendono troppo a lungo, spezzando il ritmo di gioco e trasformando la modalità quasi in una visual novel, al punto che nelle fasi finali anche i fan più accaniti saranno spinti a saltare i dialoghi.
È a questo punto che la sensazione di cura dei dettagli nata durante episodio Tsubasa inizia a svanire, lasciando sempre più spazio a un’evidente superficialità che rivela tutte le lacune di episodio New Hero: l’intera campagna si basa su partite standard intervallate da ore di cutscenes, senza nemmeno delle sezioni giocabili dedicate all’allenamento o all’acquisizione delle nuove abilità e tecniche e finita la quale il proprio giocatore diventa definitivo e non più migliorabile. I presupposti iniziali sono interessanti, ma la strada viene smarrita presto e la presunta rigiocabilità rimane valida solo per chi punta al platino o a vedere tutte le possibili diramazioni della storia legate alle scelte.
Un gameplay legnoso
Difficile esprimerlo diversamente. Spostando l’attenzione dalle modalità al sistema di gioco vero e proprio, il gameplay di Captain Tsubasa è davvero legnoso.
Per quanto le aspettative non fossero certo quelle di ritrovarsi con un rivale per FIFA o PES, l’azione in campo si limita ad alternare contrastri e dribbling fino ad avere abbastanza tempo per caricare un tiro speciale. Tutto si basa sulla barra dello spirito, in pratica la stamina del giocatore: correre, tirare, contrastare e parare consumano spirito, esaurito il quale certe azioni speciali non possono essere eseguite o perdono di efficacia.
Pur avendo a disposizione gli uno-due e i passaggi lunghi, l’unico metodo valido per segnare in Captain Tsubasa RoNC è quello di portarsi avanti con qualche passaggio, azzeccare due dribbling di seguito e tirare in porta con una tecnica. Il segreto sta proprio nell’indovinare con quale dei due dribbling (R1 o R2 su PS4) superare due avversari, così da riuscire ad attivare un boost temporaneo che permette di caricare velocemente la tecnica di tiro, altrimenti terribilmente lenta ed esposta al contrasto avversario.
L’alternativa poco raccomandata è quella di eseguire dozzine di tiri normali per provare a sfiancare il portiere avversario, oppure giocare bene sino a riempire e attivare la barra della V-Zone e godere quindi di valori potenziati, consumo spirito ridotto e maggiore velocità di esecuzione delle tecniche per tutta la squadra. In entrambi i casi, contro i portieri più forti rimane obbligatorio tirare e tirare fino a far azzerare lo spirito.
Il problema principale è che per quanto ci siano elementi gdristici come le abilità e le statistiche anche il difensore peggiore del gioco è in grado di fermare l’attaccante più forte se indovina il contrasto giusto. Se a questo punto consideriamo le animazioni preconfezionate dei dribbling e la legnosità dei movimenti ci si ritrova con intere partite il cui possesso passa da una squadra all’altra decine di volte in pochissimi minuti solo perchè entrambe continuano a premere il pulsante sbagliato.
Nonostante questo, la soddisfazione che si ha nel mettere in rete un Tiro guidato o un Nuovo Tiro della Tigre è in grado di rendere tutti i problemi sopra citati meno evidenti e di regalare divertimento ed emozioni soprattutto agli amanti del manga e del reboot dell’anime.
Tra tiri dalla distanza, ravvicinati, al volo e combinati le possibilità sono numerose e tutte spettacolari, il che rende il gameplay di Captain Tsubasa RoNC perfetto per chi cerca un’arcade grezzo e spensierato senza troppe complicazioni.
I comandi qualche volta non risponderanno tempestivamente, la confusione a schermo ci farà perdere qualche pallone e la frustrazione per quel contrasto che interrompe il tiro speciale rimarrà, ma il target di questo gioco rimane quello dei fan accaniti e di chi vuole sfidare gli amici sul divano di casa (o tramite internet) per un paio di partite ogni tanto.
Campioni del mondo?
Proprio come altre distribuzioni Bandai Namco dedicate agli anime giapponesi, anche Captain Tsubasa: Rise of New Champions si limita a proporsi come titolo per i fan della saga senza troppe pretese. Una qualità altalenante e la mancanza contenuti giocabili interessanti lo rendono il titolo perfetto per qualche partita e via, ma il potenziale inespresso è evidente e l’amarezza per l’occasione sprecata è tanta. Un vero peccato perchè le animazioni e la spettacolarità di alcuni colpi sono ammalianti, ma episodio Tsubasa è troppo breve mentre New Hero si perde in tante chiacchiere e poco gioco.
Da capire l’impatto che avrà il versus online una volta uscito al pubblico, visto che qualche freeze sporadico dei comandi e la mancanza di ricompense interessanti potrebbero frenarlo più del dovuto, ma noi siamo fiduciosi che nonostante le lacune Rise of the New Champions riuscirà a guadagnarsi una sua nicchia di appassionati, nella speranza che DLC e magari un sequel in futuro possano dare a Holly e compagni il lustro che meritano.
- Fedelissimo all'anime
- Tante tecniche spettacolari
- Gameplay scarno
- Poco curato in alcuni aspetti