La recensione di A Hidden Life – La Vita Nascosta, segna il ritorno di Terrence Malick alla regia dopo l’ultimo Song to Song. Ma quello di Malick sembra essere un ritorno alle suggestioni, alle riflessioni, alla sospensione ed intimità del suggestivo The Three Of Life.
Habitué del Festival di Cannes, Terrence Malick torna alla kermesse francese con un lungo film che lascia senza respiro, e che trasporta lo spettatore, per oltre tre ore, in un racconto al confine tra realtà e favola. Una favola però dalle spine come quelle di una delle rose più belle, ma che al tempo stesso possono irrimediabilmente ferire. Si, e nello scrivere la recensione di A Hidden Life posso sentire ancora tutto quel maremoto che una pellicola come questa, intima e profonda, può suscitare.
Devastante e bellissimo al tempo stesso. Un contrasto alla base di molti film del regista statunitense che, come molti colleghi con una poetica così forte e d’impatto, non può che rientrare nella categoria “o lo si ama o lo si odia”.
Si, perché il cinema di Malick deve piacere, lo devi amare, devi entrare nelle sue storie e devi essere disposto al sacrificio
Si, perché il cinema di Malick deve piacere, lo devi amare, devi entrare nelle sue storie e devi essere disposto al sacrificio, a quella stanchezza fisica e mentale che diventa parte dell’esperienza, entrando in una profonda comunione con i personaggi stessi all’interno della scena. Non c’è molto altro da dire, da questo punto di vista. Se la durata della pellicola vi allarma, abbiate fede. Se amate Malick, vi assicuro che A Hidden Life ne vale veramente la pena. Se non avete mai avuto un buon rapporto con questo regista… Bhè, semplicemente lasciate perdere. Non è questo il film adatto a voi.
Come un meraviglioso quadro impressionista, A Hidden Life si apre con un panorama bucolico da sogno.
Una vita tranquilla, umile ma felice, è quella che contraddistingue i coniugi Jägerstätter, Franz e Franziska. Nella loro semplice routine a Sankt Radegund dove lavorano sodo, fanno parte di una comunità ma, soprattutto, si amano. E sembra quasi un mondo fatato, in mezzo al verde, alle montagne, all’aria pulita e alla leggerezza d’animo. Un luogo lontano dalle brutture del mondo. Purtroppo non è così.
È il 1938 e il Terzo Reich ormai ha preso piede. Siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale e Franz è l’unico tra gli abitanti del suo Paese a votare contro il nazismo. Vigliaccheria? Rinnegamento della propria patria? Del proprio sangue? No. Ideali differenti. Franz è un uomo profondamente cattolico e un uomo come lui non può scendere a patti con un’ideologia come quella “professata” da Adolf Hitler. Non può farlo, a costo della sua stessa vita. Ed è proprio questo che succederà. Si, perché A Hidden Life è la storia biografica un film dell’obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, martirizzato dai nazisti nel 1943 e poi beatificato nel 2007.
E solo Terence Malick avrebbe mai potuto realizzare una pellicola di questo tipo, così perfettamente armonizzata nella sua divisione tra paradiso, purgatorio ed inferno, per poi “concedere” finalmente la liberazione, la beatificazione di un uomo che ha dato la vita per le proprie idee, per la propria etica. Lui e sua moglie, che dovrà sopportare sulle spalle il peso della “vergogna” bollata da una comunità non così disposta a “porgere l’altra guancia”. Subendo furti, violenze, prepotenze. Vacillando, certo, per poi trovare la forza comunque all’interno dell’amore, della fede, dell’unione tra lei e suo marito. Entrambi distanti ma così vicini, ad affrontare l’ora più buia, la discesa nelle tenebre.
Possiamo sentire sulla nostra pelle la frustrazione, il dolore, l’orrore e la violenza della guerra. I colpi che si scagliano sul viso e sul corpo del protagonista, spezzando le ossa, lacerando la pelle. Un uomo che viene piegato, costantemente, continuamente. Portando alla miseria con l’unico scopo di annullarlo, spezzandogli la volontà, umiliando, deumanizzandolo, rendendolo nulla se non un involucro di carne ed ossa. Ma la forza di Franz è ben più profonda e radicata. Come? Grazie proprio al suo amore per sua moglie. Ed è proprio questo il punto di forza, di struggente bellezza e dolcezza di A Hidden Life: il profondo legame tra i due protagonisti.
Un uomo che viene piegato, costantemente, continuamente
Non a caso l’intero film ci viene raccontato dalla voce delle loro lettere, andando indietro tra passato e presente. Perdendosi nei momenti idilliaci per poi tornare alla fredda realtà. Attori in stato di grazia che scendono a diventare un tutt’uno con i personaggi da loro interpretati. Viscerali e potenti. La violenza dei sentimenti che tutto possono. Qui si va ben oltre il concetto di fede. Si parla di qualcosa di ben più profondo e radicato nell’essere umano; qualcosa, purtroppo, non accessibile davvero a tutti. Ed è incredibile come tutto questo prendi forma attraverso lo scambio epistolare dei protagonisti, che detta il ritmo della pellicola stessa.
Una visione non facile, né tanto meno leggera, ma uno dei più bei film realizzati da Terrence Malick. Una delle migliori pellicole ospitate nella cornice del Festival di Cannes e, sicuramente un’esperienza non facilmente dimenticabile che, in un modo o nell’altro, segna lo spettatore.