A distanza di 54 anni dal classico Disney del 1964 di Robert Stevenson, la super tata magica Mary Poppins ritorna al cinema, ma questa volta con il volto di Emily Blunt. La magia di questo sequel sarà stata abbastanza per aiutarci a mandar giù la pillola?
Il tempo passa, le generazioni si alternano, ma alcuni classici restano per sempre. Uno di questi è sicuramente Mary Poppins. Che la si ami o che la si odi, la tata Mary Poppins resta una delle icone cinematografiche più longeve che ci possano essere.
Il suo inimitabile cappellino, l’ombrello magico che la porta a volare sui tetti di Londra e l’inseparabile borsa infinita, dentro la quale è possibile trovare realmente di tutto…
Abbiamo conosciuto Mary Poppins nel 1964 con il volto della bellissima Julie Andrews, oggi Mary Poppins ritorna al cinema con il film Il Ritorno di Mary Poppins, sequel ambientato vent’anni prima rispetto al classico firmato da Stevenson, e che vede protagonista nelle vesti della magica tata l’attrice Emily Blunt.
Come accennato ci troviamo nella Londra del 1930, nel pieno della Grande Depressione, periodo in un cui l’enorme crisi economica aveva letteralmente piegato l’intero mondo e le banche avevano cominciato a tirare – ancora di più – l’acqua al loro mulino a discapito dei propri clienti.
Michael Banks, uomo e padre di tre figli orfani di madre, si ritrova messo alle strette dalla Banca di Credito, luogo nel quale lavora, gestito dal perfido signor Wilksin. Se entro cinque giorni non ripagherà il suo debito, la sua casa di famiglia, in Viale dei Ciliegi 17, verrà espropriata dalla banca.
Ed è proprio in un momento così tragico che un ritorno inaspettato cercherà di riportare ancora una volta serenità e felicità nella famiglia Banks.
Sempre pronta a cogliere l’attimo ed ad arrivare nel momento del bisogno, Mary Poppins arriverà portata dal vento. Impigliandosi all’aquilone del piccolo Georgie, la magica tata ritroverà la strada di casa, sempre con la sua borsa delle meraviglie, il tocco di magia e la sua ironia.
Il Ritorno di Mary Poppins segna un vero e proprio viaggio magico tra infanzia e nostalgia, forse rivolto ad un pubblico più adulto dell’originale, riscoprendo la magia della vecchia animazione Disney, mescolato con le tecniche moderne.
Lo stesso Mary Poppins del 1964 era stato un film pioniere di un nuovo modo di fare cinema dove live action ed animazione si incontrano.
Un peccato che la meraviglia di un tempo non riesca a risplendere nei film di oggi, trascinando con sé quell’aria inevitabile di stantio dove “un po’ di zucchero” non basta per mandare giù una pillola amara e operazioni nostalgiche come queste finiscono col divenire pellicole un po’ povere, prive di anima, destinate a “morire” una volta messo il piede fuori dalla sala.
Rob Marshall, regista conosciuto soprattutto per il musical Chicago (vincitore del premio Oscar nel 2003), ma che aveva già collaborato con Disney nel 2014 con Into the Woods, fa tesoro della sua esperienza con i musical al cinema: la realizzazione tecnica de Il Ritorno di Mary Poppins risulta davvero impeccabile.
Scenografie travolgenti, montaggio dinamico e che accompagna i toni da favola del film, soprattutto tra i passaggi dal live action all’animazione. Ma forse è proprio questa perfezione a non lasciarci stupiti e colpiti del tutto.
È forse tutto troppo preciso, definito e delineato. Tutto troppo zuccheroso, infarcito di un perbenismo stucchevole che troppo vuole strizzare l’occhio ad un pubblico di famiglie, ma nel modo più sbagliato possibile.
Non c’è mai qualcosa che brilli davvero, qualcosa di memorabile e che si possa imprimere nella memoria. Manca il fattore “supercalifragilistichespiralidoso” alla pellicola, anche nella parte musicale, elemento principale per un film del genere.
Come già detto, non importa che si abbia amato o meno il classico di Stevenson, alcune canzoni di Mary Poppins sono letteralmente incastonate nella nostra memoria. In questo film manca questo “shining” all’interno della colonna sonora che, invece, difficilmente resta nella mente dello spettatore. Le canzoni si dimenticano, non si ricordano né le parole né tantomeno il motivetto.
Indubbiamente, come già successo in passato per il live action La Bella e La Bestia, il doppiaggio italiano ha gravato non poco sul film. Pur riconoscendo lo splendido lavoro di Serena Rossi, doppiatrice della voce cantante di Mary Poppins, purtroppo sia l’adattamento che la voce di molti degli interpreti non convincono. In particolare modo in alcuni passaggi, come nel caso di Meryl Streep.
Fiore all’occhiello di tutta la pellicola è Emily Blunt. Deliziosa, potente e incredibile. Unico vero elemento memorabile di questo film nostalgico, ma facilmente dimenticabile.
La Blunt ci crede dal primo secondo, compiendo un lavoro sul corpo e sulle espressioni facciali realmente superlativo.
Un’interpretazione che, molto probabilmente, varrebbe l’intero prezzo del biglietto e che nulla ha da invidiare a quella del ’64, anzi, Emily Blunt sa rendere omaggio al personaggio interpretato da Julie Andrews e alla sua performance, completandolo però con qualcosa di unicamente suo.
Nel film troviamo diversi camei, tra cui Angela Lansubury nel ruolo della signora dei palloncini e Dick Van Dyke in quello storico del Signor Dawes Jr.. Parte non particolarmente intensa, ma apprezzabile, quella del personaggio di Colin Firth.
Non è possibile dire, invece, la stessa cosa del co-protagonista Lin-Manuel Miranda, totalmente fuori parte sia in lingua originale che in italiano. Poco convincente quanto nel parlato quanto nel cantato, con un personaggio che forse avrebbe meritato qualche riga in più di approfondimento.
In conclusione Il Ritorno di Mary Poppins, sebbene goda di un lavoro tecnico e interpretativo di gran lunga superiore rispetto a La Bella e La Bestia, continua a seguire la linea degli ultimi live action firmati Disney che non riescono davvero ad arrivare allo spettatore.
Non riescono a trascinare in quella magia tipica e immortale che, invece, i classici dell’animazione hanno sempre avuto nel loro DNA.
Il Ritorno di Mary Poppins vi aspetta al cinema dal 20 Dicembre