Lucca Comics & Games ha premiato come Maestro del Fumetto il grande fumettista e animatore giapponese Leiji Matsumoto, papà di grandi classici come Capitan Harlock e Galaxy Express 999. In occasione della premiazione abbiamo incontrato il maestro Matsumoto.
Akira Matsumoto – conosciuto come Leiji Matsumoto – ha debuttato nel mondo del fumetto quando ancora era un liceale, nel 1954. Gli anni, la tecnica e i primi premi hanno reso Matsumoto uno dei più grandi sensei in ambito manga e animazione del Giappone.
Ciò che più sorprende della moltitudine dell’Opera di Matsumoto è che nonostante le storie e personaggi tanto diversi, tutto sembra essere collegato, come se co-esistessero in un unico universo.
A questo proposito il maestro Matsumoto ci dice:
La mia intenzione era quella di costruire una grande opera.
Un’opera unica composta da opere separate. I personaggi passano da un’opera all’altra. Non l’ho vissuto in maniera particolare o costruito chissà in quale modo; alla fine sono nati tutti insieme.
Negli anni sono passato da uno all’altro, ma pensando a qualcosa di più grande.
Un’opera che tanto prende dall’esperienza e dal passato di Matsumoto, gli orrori della guerra, quello che la sua famiglia e gli amici hanno vissuto sulla pelle, cercando quasi di dare una speranza al mondo.
Chiaramente vivendo la Seconda Guerra Mondiale sulla mia pelle e vedendo le reazioni della mia famiglia, i miei amici morire, sono stato totalmente influenzato.
Sentivo che c’era bisogno di lanciare un messaggio di speranza.
Bisognava restare uniti perché il pianeta aveva bisogno di noi.
Per me, oggi questi valori sono ancora fondamentali.
Probabilmente è proprio questa “esperienza mancata” che non rende abbastanza incisivi o interessanti gli artisti più giovani.
È l’esperienza a rendere forti e consapevoli.
Amicizia e unione, ma anche tempo e spazio. Queste le tematiche che hanno da sempre contraddistinto l’opera del grande maestro, partendo da Harlock per poi passare a Galaxy Express 999. Un viaggio infinito dove l’obiettivo non è la meta, ma continuare a viaggiare, a passare di stazione in stazione per poter arrivare alla meta.
Una vera e propria metafora della vita e il maestro Matsumoto invita a non arrendersi mai, a non fermarsi mai, cercando di proseguire verso il proprio cammino e realizzare i propri desideri.
Il treno da cui ho preso ispirazione per il Galaxy Express 999 era un treno reale che ci metteva 24h per poter arrivare a Tokyo.
In realtà nel fumetto stesso più che il tema del viaggio in sé per sé, ciò che a me interessava approfondire era il significato della ferrovia che viaggia nel tempo e nello spazio, il cui obiettivo è arrivare al capolinea passando di stazione in stazione.
Praticamente è la vita, la nostra esistenza che va avanti, anno dopo anno, per arrivare all’ultima destinazione: la morte.
È per questo motivo che non ho mai pensato ad un finale per le mie opere. Se lo facessi è come se stessi dicendo “sto per morire”.
Fin dall’inizio ho concepito tutto in questo modo e, se così non fosse stato, probabilmente non avrei mai continuato.
Come detto in precedenza, il maestro si trova qui a Lucca per poter ritirare il premio Il Maestro del Fumetto, una delle più importanti onorificenze della manifestazione italiana riconosciuta in tutto il mondo.
Ed è indubbio che per tanti di noi, e tanti artisti, Leijo Matsumoto sia stato un vero e proprio maestro dal quale prendere ispirazione e lasciarsi formare.
So che molti mi definiscono maestro, ne sono consapevole, sebbene io non mi veda assolutamente così. Non ci penso nemmeno a me in questo termini.
Non voglio lanciare chissà qualche messaggio ai nuovi fumettisti. Io scrivo e racconto per me, come ho sempre fatto, cercando per lo più di prendere ispirazione dal mio vissuto, da ciò che ho visto e fatto.
Ho sempre fatto opere per me, anche perché credo che ogni persona sia a sé stante. Ognuno ha un suo messaggio e qualcosa da mandare.
Se c’è una cosa che mi sento di dire sul mondo dell’animazione è che ormai, con l’introduzione di nuove tecnologie, del computer e del mondo digitale, qualcosa si è perso.
Nell’animazione di prima, quella che passava da mano a foglio con la punta della matita, c’era anima e cuore, c’era l’impeto del getto creativo.
Adesso ogni storia sembra essere unicamente pensata per l’episodio successivo, costruita con un rimando che distrugge in parte ciò che il senso stesso naturale di una storia.